Il metodo di navigazione più antico, e sempre efficace nella sua semplicità, è quello degli allineamenti, che si basa sull’osservazione di oggetti fissi ed adattissimo al kayak da mare. Il principio consiste nell’allineare fino a sovrapporre due oggetti, per esempio una boa e un faro, osservando gli eventuali spostamenti relativi: fino a quando i due oggetti rimangono collimanti si è in rotta, se i due oggetti perdono l’allineamento significa che si sta scarrocciando.
venerdì 30 gennaio 2009
LA NAVIGAZIONE IN KAYAK DA MARE
Il metodo di navigazione più antico, e sempre efficace nella sua semplicità, è quello degli allineamenti, che si basa sull’osservazione di oggetti fissi ed adattissimo al kayak da mare. Il principio consiste nell’allineare fino a sovrapporre due oggetti, per esempio una boa e un faro, osservando gli eventuali spostamenti relativi: fino a quando i due oggetti rimangono collimanti si è in rotta, se i due oggetti perdono l’allineamento significa che si sta scarrocciando.
mercoledì 28 gennaio 2009
DOTAZIONE PERSONALE DEL KAYAKER MARINO
E’ importantissimo scegliere modelli omologati che garantiscono un’adeguata azione di galleggiamento in ogni situazione. Dal momento che l’attività marina è basata principalmente sulla propulsione, risulta utile optare per salvagenti poco ingombranti che non ostacolino il movimento delle braccia. E’ utile acquistare modelli con comode tasche dove riporre alcuni oggetti per la sicurezza personale (il cellulare, il fischietto, il coltello, il tappa-naso, la torcia con luce stroboscopica, etc…). I giubbotti usati nel mondo del kayak sono universalmente classificati dalle leggi come semplici aiuti al galleggiamento, per differenziarli da quelli che, muniti di collare, tengono la testa del canoista fuori dall’acqua in caso di perdita di coscienza.
Può essere di tipo moderno, con pale sfalzate, molto simile a quella usata in fiume, ma con una lunghezza che può superare i 220 centimetri, oppure quella classica detta “groenlandese” con pale molto lunghe (anche più di 240 cm.) e strette che hanno un angolo di sfasatura pari a 0 gradi. Questo tipo di pagaia, oltre a offrire una minore resistenza al vento, permette di usare meno i polsi durante la pagaiata. La pagaia da mare può presentare sul manico due anelli salvagocce situati tra la pala e il manico, che hanno lo scopo di evitare che le gocce, scivolando lungo il manico, bagnino le mani del kayaker durante la pagaiata. Per evitare di perderla in caso di mare o lago mosso o forte vento, si utilizza una sagola di circa 60 centimetri da fissare al manico e passare intorno al polso. Esistono anche delle pagaie groenlandesi divisibili che hanno la funzione di pagaia di riserva e generalmente vengono fissate sulla coperta anteriore del kayak tramite gli appositi elastici.
Non esiste una regola da seguire, se non tener conto della temperatura dell’acqua in cui si va a pagaiare. Indossare un costume e cadere in acqua a Febbraio può avere conseguenze disastrose, in tale circostanza è consigliabile indossare una muta umida in neoprene tipo Long John. La recente comparsa sul mercato di capi tecnici impermeabili e traspiranti ha ridotto notevolmente i problemi derivanti dall’eccessiva sudorazione durante le lunghe pagaiate. Infine va ricordato che, così come è importante coprirsi d’inverno, altrettanto lo è ripararsi dall’eccessiva esposizione al sole durante l’estate. La presenza nei kayak da mare dei gavoni stagni, aggiunta alla possibilità di utilizzare anche sacche stagne, ci consente di avere sempre al seguito un ricambio asciutto, utile anche in uscite brevi. E’ utile portarsi sempre con sé cappello, occhiali da sole, giacca d’acqua e moffole/guanti.
GONNELLINO PARASPRUZZI
Deve essere indossato sotto la giacca d’acqua, questo semplice accorgimento rallenta notevolmente l’entrata dell’acqua nel pozzetto, anche in caso di rovesciamento, e tiene caldi gli arti inferiori.
lunedì 26 gennaio 2009
IL GRANDE NORD
- la banchisa, o ghiaccio marino, che è salata perché è costituita da acqua di mare. L’acqua di mare gela ad una temperatura di –1,8°C.
- il ghiaccio dei ghiacciai, formati di cumuli di neve, ovvero da acqua dolce. Questi ghiacciai costituiscono la calotta glaciale o inlandsis, che ricopre la maggior parte della Groenlandia, ad eccezione delle coste. I ghiacciai dell’inlandsis danno vita agli iceberg, enormi blocchi d’acqua gelata che cadono e galleggiano nel mare.
Un tempo i popoli autoctoni del Grande Nord erano cacciatori nomadi, abituati a sopravvivere in condizioni estreme. Oggi queste popolazioni sono per la maggior parte sedentarizzate e hanno accesso alle comodità moderne: sono gli Inuit del Grande Nord canadese e della Groenlandia (150.000 abitanti), i Lapponi della Scandinavia e della Russia (70.000) e, fra le numerose popolazioni siberiane, i Dolgani (7.000). Circa un terzo dei Lapponi e soltanto pochi Dolgani hanno mantenuto abitudini nomadiche, per sorvegliare le mandrie di renne.
A queste latitudini è impossibile trovare latifoglie o conifere. Soltanto la tundra, formata da muschi, licheni e piante erbacee, riesce a rinverdire durante l’estate che, sebbene di breve durata, si colora di mille fiori, tutti piccoli, resistenti e acclimatati al freddo. Nella bella stagione spuntano anche bacche commestibili e funghi.
venerdì 23 gennaio 2009
LIBRI - DALLE TERRE DEL NORD ALLA RICERCA DELL'ANIMA ARTICA
Massimo Maggiari, Dalle terre del Nord alla ricerca dell’anima artica, Cda & Vivalda Editori, 2008, pag. 132, Euro 13,00.
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mercoledì 21 gennaio 2009
SCENE DI VITA INUIT
Questo abito era la migliore protezione per la madre ed il bambino. L'Amauti consentiva alla madre di rimanere sempre in contatto fisico con il bambino, assicurandosi in modo continuo del suo benessere, pur avendo le mani libere per svolgere i lavori quotidiani ed altre mansioni. La donna Inuit aveva un rapporto molto intimo con i figli, che allattava fino all'età di circa quattro anni. Durante questo periodo si creava, tra madre e figli, un legame profondo, poiché il bimbo era tenuto, a diretto contatto di pelle, dentro l'Amauti (Nunavut, Canada).
Giovane uomo Inuit, all'interno di un ghiacciaio (Nunavut, Canada).
Inukshuk.
Per secoli, i popoli Inuit dell'Artico canadese hanno edificato delle strutture di pietra, che evocano la forma umana, chiamate Inukshuk. Gli Inukshuk servono come punti di riferimento per i viaggiatori che percorrono le immense distese ghiacciate dell'Artico. L'Inukshuk è diventato per gli Inuit un simbolo di speranza ed amicizia, espressione eterna dell'ospitalità di una nazione che accoglie i popoli di tutto il Mondo a braccia aperte. Oltre ad essere un elemento forte della mostra "Inuit e Popoli del Ghiaccio", l'Inukshuk è anche stato scelto come simbolo per i Giochi Olimpici Invernali del 2010 che si terranno a Vancouver. Tale Inukshuk ha preso il nome di ILANAAQ, che significa "Amico", in Inuktitut, la lingua parlata dagli Inuit.
I cani da slitta: gli Husky.
In passato, per spostarsi sulla banchisa, l'inuk (singolare di Inuit) utilizzava la slitta trainata dai cani. Senza il loro aiuto, l'Inuk era destinato a morire. Infatti, nessun cacciatore infatti poteva percorrere a piedi il terreno di caccia sufficiente per procacciare selvaggina per la sua famiglia. Anche il cane però dipendeva dall'uomo per la sua sopravvivenza. Senza l'husky non ci sarebbe potuto essere sviluppo nelle regioni del Grande Nord Canadese. Dove esiste il commercio, il trasporto è di vitale importanza. Ancora oggi, malgrado l'utilizzo della motoslitta, il cane è un fedele compagno negli spostamenti attraverso le vaste distese dell'Artico. Anche la Gendarmeria Reale, durante l'inverno, quando fa le ronde all'interno delle isole artiche del Canada, si sposta con un equipaggio di cani nelle regioni dove nessun aereo potrebbe avventurarsi, se non per un rapido volo. Il cane Inuit, di razza asiatica, ha accompagnato l'uomo nelle sue migrazioni verso il nord: grazie all'incrocio con il lupo ha acquistato delle grandi qualità di resistenza. Conosciamo quattro razze diverse di cani: il Malemute d'Alaska, l'Husky di Siberia (portato in America del Nord dai Russi nel XVIII secolo), l'Husky Samoyedo e l'Husky puro del Canada. Tutti sono comunemente chiamati Husky. Il cane Inuit non è fatto per la corsa ma per la resistenza. Egli ha dei fianchi solidi e un piccolo naso, pesa tra i 25 e i 50 chili e misura circa 65 cm. Una slitta caricata per un lungo viaggio pesa intorno ai 500 chili ed è trainata da 7 a 15 cani. Un buon cane può portare un carico di provvigioni di circa 20-25 chili. L'husky supera in resistenza tutti gli altri animali, compresa la renna. Esso sopporta temperature bassissime, dorme fuori fra il blizzard, arrotolandosi a palla oppure seppellendosi nella neve. Quando si smonta il campo è già pronto all'azione.
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Segnalato dall’amico Marco “EKO” Ferrario.
Foto di Silvia Pecota, Toronto (Canada).
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lunedì 19 gennaio 2009
IL REGNO DEI GHIACCI (di Massimiliano Vitelli)
Nuuk, piena notte. Ma potrebbe essere anche mezzogiorno. Qui durante l'inverno il buio riempie quasi tutte le ventiquattro ore relegando al sole l'inconsueto ruolo di outsider. La lunga notte polare s'illumina di luci. I fuochi d'artificio accendono il cielo di cobalto che, specchiandosi nel bianco, regala uno spettacolo oltre l'immaginabile. Il popolo dei ghiacci è in festa. "Aap" e via alla gioia. Nella lingua inuit "aap" vuol dire "si" ed "aap" è stata la risposta che il 75.5% dei circa 39.000 elettori ha dato alla domanda del referendum che cambierà per sempre la loro vita. Gli abitanti locali hanno scelto: la Groenlandia dice addio alla Danimarca e, presto, diverrà il primo Stato Inuit del mondo. Il risultato delle urne prevede, infatti, la costituzione in tempi brevi di una forza di polizia, il riconoscimento ufficiale della lingua inuit e la piena autonomia sulla giustizia. La devolution da Copenaghen era già iniziata nel 1979 nei settori della sanità, dell'istruzione e della pesca ed aveva portato l'isola di ghiaccio ad uscire dalla Comunità Europea nel 1985. Nazione sempre fiera delle proprie origini, Kalaallit Nunaat, questo il nome originale, il 21 giugno prossimo muoverà il grande passo con l'ufficiale entrata in vigore del nuovo Statuto. La sfida è aperta.57.534 abitanti su una superficie totale di 2.166.086 km² (81.1% ghiaccio) vogliono dire 0,03 abitanti per km². Niente treni, niente strade, ci si muove in aereo o in kayak. L'economia si basa esclusivamente sulla pesca e, quando le condizioni meteo lo permettono, sul turismo. Aver votato "si" non è stato un suicidio però. Secondo le stime elaborate lo scorso luglio dall'Istituto geologico americano, la regione artica contiene nel sottosuolo, o meglio nel sottoghiaccio, 90 miliardi di potenziali barili di petrolio oltre ad enormi giacimenti di gas naturale, carbone, piombo, uranio, zinco e diamanti. Ghiaccioli con sorpresa per tutti allora. La lungimiranza delle menti fredde che hanno diretto le operazioni di indipendenza ha sancito comunque un fattore importante. La politica estera e la sicurezza nazionale restano sotto il controllo della Danimarca. Ottima notizia per il popolo groenlandese che fino ad oggi non si è mai dovuto preoccupare di tentativi d'invasione e di colonizzazione ma che, d'ora in poi, messi in vetrina gioielli e barili, corre il rischio quotidiano di "rapine".
venerdì 16 gennaio 2009
LA DISCIPLINA SPORTIVA DEL KAYAK DA MARE
Con un buon kayak da mare, ben progettato e costruito, e con un buon allenamento, si possono percorrere molte miglia marine al giorno. I gavoni stagni di cui è dotato consentono di imbarcare materiale da campeggio, cibo, acqua e vestiti, in modo da consentire una certa autonomia: navigare lungo la costa, dormire sulle spiagge e, magari, mangiare il pesce pescato alla traina, rappresentano sicuramente esperienze che trasformano una semplice mancanza in un momento davvero capace di far dimenticare lo stress quotidiano.
In ogni caso, è importante ricordare sempre che, prima di avventurarsi anche in un piccolo viaggio in mare o sul lago, occorre aver maturato una buona tecnica, sia di propulsione che di manovra, e conoscere alla perfezione almeno un paio di autosalvataggi. Tutto ciò non si può improvvisare, né illudersi di impararlo solo leggendo. L’unico serio consiglio che si può dare a chi voglia avvicinarsi a questo sport è frequentare una buona scuola specializzata e fare tanta pratica in condizioni climatiche e meteorologiche diverse. E’ molto importante comprendere le dinamiche d’interazione che legano il kayaker al kayak, e questi all’ambiente circostante. Il kayak da mare, pur essendo uno sport relativamente facile, si svolge in un ambiente mutevole e impegnativo che va conosciuto, compreso e rispettato.mercoledì 14 gennaio 2009
LA DISPONIBILITA’ DI ACQUE IN LOMBARDIA
Purtroppo alcune riserve sono difficilmente preservabili, i ghiacciai alpini, infatti arretrano ormai da anni e risulta molto complessa qualsiasi azione per limitare questo fenomeno. In area alpina, dall’OcCC (Organo consultivo per i Cambiamenti Climatici) svizzero viene stimata una riduzione del 75% dell’area glacializzata entro il 2060. Sempre gli svizzeri stanno sperimentando possibili interventi con coperture con teli sintetici protettivi, tuttavia questo tipo di intervento si giustifica solo per tutelare infrastrutture che potrebbero essere danneggiate da dissesti connessi allo scioglimento. Sicuramente di importanza fondamentale è la gestione del patrimonio di acque lacuali e sotterranee che costituiscono la ricchezza della Lombardia.
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Foto di Eppiluk, Peteraq e Kayatrek (INUIT DEL LARIO)
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lunedì 12 gennaio 2009
I PONTI DELL’ADDA LECCHESE
La sede nautica del CK90 è situata a Vercurago (LC) sulla sponda meridionale del lago di Garlate. Da qui è possibile risalire a Nord l’Adda e in pochi chilometri pagaiare nel grande Lario oppure trasbordare sotto la diga di Olginate e scendere a Sud l’Adda fino a Paderno d’Adda. In questi due tragitti di Adda emissario, gli Inuit del Lario passano sotto a molti ponti stradali e ferroviari. I principali e caratteristici ponti sul fiume Adda nel tratto tra Lecco e Paderno d’Adda sono i seguenti:
Il Ponte Azzone Visconti (comunemente chiamato Ponte Vecchio), tra Galbiate/Malgrate e Lecco; scavalca il breve tratto di Adda emissario tra il Lario e il lago di Garlate. Realizzato negli anni 1336-1338 per volere di Azzone Visconti. Costituito in origine da otto arcate a tutto sesto e successivamente implementate nel numero per consentire l’allargamento dell’alveo dell’Adda.
Il Ponte Manzoni (comunemente chiamato Terzo Ponte), tra pescate e Lecco; segna il confine Nord tra Adda emissario e Lago di Garlate. Costruito nel 1985.
Il Ponte di San Michele, tra Paderno d’Adda e Calusco (BG). Progettato dall’Ing. Julius Rothlisberger e realizzato negli anni 1887-1889. Realizzato totalmente in ferro, in un solo arco di 150 metri di corda, impostato su de importanti spalle di pietra e sormontato da una travata metallica lunga 266 metri, resa solidale con l’arco di sei piloni metallici nella quale trovano sedime la strada provinciale e la linea ferroviaria.
Il Ponte di Olginate, tra Olginate e Calolziocorte; subito dopo la diga di Olginate, sopra l’Adda prima che inizi il lago di Olginate. Ponte romano, si ritiene che lo stesso fosse costituito da arcate a tutto sesto e avesse uno sviluppo di circa 150 metri. Si attribuisce la costruzione al III o IV secolo d.C. Oggi è visibile l’arcata di un precedente manufatto collocato nel I secolo d.C.
Il Ponte di Brivio; tra Brivio e Cisano Bergamasco (BG). Manufatto la cui costruzione fu avviata nel 1911 viene inaugurato nel 1917. Realizzato in calcestruzzo si caratterizza per la tipicità della struttura, costituita da archi rialzati, che sostengono l’impalcato. Il ponte, ardita costruzione per l’epoca in cui venne realizzata, ha una luce complessiva di 135 metri ripartita su tre campate.
Il Ponte Cesare Cantù finito di costruire nel 2010 è una struttura strallata di calcestruzzo armato faccia a vista e acciaio; collega i Comuni di Olginate e Calolziocorte.
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venerdì 9 gennaio 2009
ACQUA E ROCCIA: “MARI” DELLE PREALPI E ISOLE BLU
Foto di KAYATREK (Inuit del Lario).
mercoledì 7 gennaio 2009
IL PIRO PIRO PICCOLO, IL BALLERINO DEL LAGO
Appartiene all’ordine Charadriiformes, famiglia Scolopacidae. Il suo nome scientifico è Actitis hypoleucos. E’ il più piccolo dei piro piro, di colore grigio-marrone, sottilmente striato di nero sul capo e sul collo, con una evidente fascia scura sul petto, che contrasta nettamente con il piumaggio bianco delle parti inferiori. Durante il volo, effettuato con piccoli e rapidi colpi d’ala, si notano la bianca barra alare e il groppone scuro. Buoni caratteri distintivi al suolo sono invece il copro e la coda relativamente lunghi (19-21 cm complessivamente), le zampe e il becco corti e l’abitudine di muovere rapidamente su e giù la parte posteriore del corpo.
Una curiosità sul piro piro piccolo: i pulcini, per sfuggire ai predatori, di solito restano nascosti e immobili, ma se, costretti, fuggono, correndo o nuotando, per alcuni tratti addirittura sott’acqua!