"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 27 maggio 2013

LIBRI – IN EQUILIBRIO SULL’ACQUA


Dopo anni di assenza, è in commercio la nuova edizione del famoso libro di Francesco Salvato intitolato “In Equilibrio sull'Acqua". Il libro, dedicato all'acqua bianca ma non solo (infatti alcune pagine trattano il kayak da mare), è idoneo per i canoisti di tutti i livelli, molto ben fatto ed utilissimo come riferimento per imparare o ripassare la tecnica. La nuova edizione è stata ovviamente rivista ed aggiornata.

Un libro vivamente consigliato dagli Inuit del Lario!!! 

Un manuale dove si affronta tutta la moderna tecnica del kayak con precisione e competenza e dove traspare la trentennale esperienza dell’autore. Il testo è coadiuvato da numerose foto e da disegni tecnici, oltre a diverse immagini che trasmettono la bellezza e la vera essenza dell’andar per fiumi. La divisione del libro in 11 parti facilita la lettura in relazione alle esigenze dei vari livelli e rende il testo dinamico e versatile. Dopo le basi si affronta la tecnica in acqua piatta, viene descritto il fiume prima di definire la tecnica in acqua mossa, dalle manovre di base ai segreti del boof, fino alle strategie evolute. Immancabile la parte sulla sicurezza e sulla dinamica della discesa. Una parte sulla canoa da mare, apre spazio ad un modo di far canoa in grande evoluzione. Il free style viene trattato ampiamente; molto stimolanti la parte sulla preparazione fisica e la parte finale con numerosi spunti di approfondimento del vasto mondo della canoa. Manuale indispensabile nella biblioteca di un canoista! Viaggio ne l mondo della tecnica de l kayak per poter diventare un canoista in equilibrio. 

TITOLO: In equilibrio sull’acqua
AUTORE: Francesco Salvato
EDITORE: Free Flow www.freeflowkayak.it
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lunedì 20 maggio 2013

L’AIRONE GUARDABUOI, A CAVALLO DI UNA PECORA



E’ un airone di piccole dimensioni appartenente all’ordine Ciconiiformes, famiglia Ardeidae. Il suo nome scientifico è Bubulcus ibis. Airone di forme compatte con collo e zampe relativamente corti. In inverno ha piumaggio interamente bianco ma, in periodo riproduttivo, capo, nuca e petto diventano color arancio, grazie anche alla comparsa di penne ornamentali. Il becco, corto e tozzo, è giallo per gran parte dell’anno, rossastro durante le parate nuziali. In volo, anche in periodo riproduttivo, appare quasi completamente bianco. Come gli altri aironi vola con collo retratto. 




Nidifica in colonie miste in canneti, boschetti e cespuglieti, all’interno di zone umide anche salmastre. Tra gli aironi è quello meno legato all’ambiente acquatico. Si nutre prevalentemente di piccoli invertebrati, soprattutto insetti, che vengono catturati sul terreno, tipicamente tra le zampe del bestiame al pascolo o in campi arati. Questo airone ha un’abitudine caratteristica: posarsi sul dorso del bestiame per cibarsi dei parassiti che lo infestano. Di abitudini gregarie, spesso è possibile osservare un gran numero di individui al seguito di bovini, equini e ovini. Alcune popolazioni europee sono sedentarie, altre compiono migrazioni, anche di ampia portata. 




L’areale di distribuzione europeo è in continua espansione e nel corso di questo secolo l’Airone guardabuoi ha colonizzato in maniera esplosiva persino l’America. Attualmente in Europa nidifica in Spagna, Italia, Francia, Turchia meridionale e nella regione del mar Caspio. Nel nostro Paese, dopo la prima nidificazione accertata nel 1985 in Sardegna, la specie ha preso a nidificare in Piemonte e in Lombardia. La popolazione europea è in continuo aumento ed è stimata in 70.000-90.000 coppie. In Italia, in quindici anni, si è passati da 2 a 1.000 coppie e ogni anno si verificano nuove colonizzazioni. In Lombardia sono occupate almeno 7 colonie, quasi tutte nella zona risicola del pavese (ma si osserva anche alle porte di Milano), per un totale di 250 coppie.




lunedì 13 maggio 2013

GEOGRAFIA DELL’ARTICO (1)



Le regioni artiche formano un ambiente distinto e riconoscibile fra tutte le terre emerse. Chi è stato in alta montagna può farsene un’idea approssimata: il freddo, il ghiaccio, la povertà di vegetazione sono le caratteristiche di entrambi gli ambienti. Ma l’analogia finisce qui: a contraddistinguere l’Artico sono le sue colossali dimensioni e la presenza del mare. Un oceano semigelato di quasi 25 milioni di chilometri quadrati, circondato da un territorio desolato, la tundra, quella euroasiatica e quella nordamericana, che totalizza ben 13 milioni di chilometri quadrati, pari a 1/10 della superficie terrestre. 


 

Le caratteristiche artiche possono essere riassunte in breve dai seguenti parametri: 1) alte latitudini; 2) lunghi inverni ed estati brevi e fresche; 3) precipitazioni scarse; 4) presenza del permafrost; 5) laghi e mari gelati; 6) assenza di alberi (per convenzione si definisce “albero” un vegetale quando il suo fusto emerge dalla coltre di neve). 




Non è semplice stabilire i confini della regione artica; considerando uno dei parametri ora menzionati, potrebbero essere definite terre artiche quelle che si trovano sopra il Circolo Polare Artico, cioè oltre la circonferenza tracciata sulla superficie terrestre alla latitudine di 66° 33’ 03’’ Nord, che limita i territori nei quali d’estate, almeno per un giorno, non tramonta mai il sole. Questo limite non è però assoluto, in quanto, a causa dei fenomeni di rifrazione dovuti alla densità dell’aria all’orizzonte, il sole può apparire anche al di sotto di questa latitudine, nella misura di un paio di gradi. Volendo comunque adottare il riferimento del Circolo Polare Artico, appaiono subito alcune eccezioni che ne inficiano l’esattezza; fra queste, le più vistose riguardano la baia di Hudson, che in inverno gela completamente (e che ospita un elevato numero di orsi bianchi e foche), la cui estremità meridionale è a 55° Nord di latitudine, mentre la costa norvegese, al livello del mare, alla latitudine di 71° Nord non si può considerare artica, per la rilevante influenza della Corrente del Golfo. 




lunedì 6 maggio 2013

COMUNI DEL LARIO: ABBADIA LARIANA – LAGO, ARCHEOLOGIA, SPORT (LA REMADA)



Altra spiaggia molto frequentata in Abbadia è quella di ‘Chiesa Rotta’ dove per chiesa rotta si intende la vecchia abbazia di San Lorenzo. La spiaggia è divisa in due parti: una con prato alberato – panchine - giochi bimbi – sdraio; l’altra a rapido declivio a lago, realizzata in ghiaia con prato arredato con vecchie macine di mulino a pietra – spogliatoi e docce. Nel centro troviamo bar con ristorantino – noleggio pedalò. 




Il Filatoio ‘Setificio Monti’ venne costruito nel 1818 da un industriale milanese trasferitosi sul lago di Lecco. L’edificio con annesso Museo Civico, ospita al suo interno l’esposizione di macchinari e attrezzature per la tessitura. Il setificio continuò l’attività produttiva fino al 1934, poi fu utilizzato come fonderia fino al 1985, quando acquistato dal Comune venne ristrutturato a Museo ed inaugurato nel 1998. 





Il centro Sport abbadia organizza ogni anno la tradizionale ‘Remada’, manifestazione non competitiva aperta a tutte le imbarcazioni a remi o pagaia. La remada si svolge ormai da circa 25 anni, i premi sono assegnati non ai primi arrivati ma ad imbarcazioni e gruppi di partecipanti che si sono particolarmente distinti. Nella tradizione la ‘Remada’ era una gara tra le barche delle frazioni di Abbadia e Mandello Lario. Il punto di inversione del percorso è posto alla cosiddetta ‘Torraccia’. 





La ‘Torraccia’ è stata eretta nel XII secolo per costituire probabilmente un punto di avvistamento, difesa e forse di dogana per chi accedesse ai territori a nord di Lecco. La torre è stata restaurata pesantemente a metà secolo scorso, è alta 14 mt con una pianta rettangolare di 8,2x7,5 mt. 





Abbadia è punto di approdo inserito nel programma di navigazione del Lago di Como. E’ quindi possibile dal suo pontile imbarcarsi per le altre località del lago, oppure d’estate fare un giro turistico dell’intero lago sul battello . 



Testo del Luis (Inuit del Lario)