I governi, da cui le comunità Inuit dipendevano, allargarono al campo civile i benefici del progresso occidentale, costruendo scuole, ambulatori e case di riposo per anziani; furono inoltre offerte nuove possibilità di guadagno ai nativi, incoraggiandoli a esercitare un artigianato essenzialmente basato su antichi modelli tradizionali, utilizzando avorio ricavato dai trichechi, steatite per le grandi sculture e pelli lavorate. I risultati di questa attività artistica sono stati superiori a ogni aspettativa; le opere, quasi sempre pezzi unici, sono ancora oggi molto ricercate dai turisti e le migliori figurano nei maggiori musei del mondo.
Contemporaneamente, i governi incoraggiarono con ogni mezzo la concentrazione dei nativi in agglomerati abitativi più ampi, in cui tutti potessero beneficiare dei servizi ospedalieri e scolastici. Visitando cittadine come Yellowknife, Fairbanks o addirittura Inuvik, l’ultima sorta, si resta sorpresi dalla modernità delle merci nei supermercati, dall’efficienza delle officine meccaniche, dalla qualità dell’assistenza medica; nelle scuole è a disposizione un computer ogni tre allievi e i giovani abitanti degli insediamenti più isolati possono seguire particolari corsi scolastici, attraverso trasmissioni televisive satellitari, inviando domande e risposte via radio.
Il turismo si sta sviluppando oltre ogni previsione, al punto che vengono aperti cinque nuovi grandi alberghi all’anno. In questo settore l’Alaska risulta essere il territorio privilegiato, essendo parte integrante del sistema di Stati americano; la fiumana di visitatori che attraverso la città si Seattle, via Anchorage o Juneau, entra in questa area del Nord America, rappresenta ormai 1/10 dell’intero movimento turistico degli Stati Uniti. In Canada i viaggi alla alte latitudini costituiscono ancora un turismo d’élite; le distanza sono tanto considerevoli e le località così isolate, che l’unico mezzo rapido per raggiungerlo è l’aereo.