"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 30 dicembre 2013

SAN NICOLO', PATRONO DEI NAVIGANTI – RESTAURATA LA STATUA IN ACQUA SUL LUNGOLAGO DI LECCO


San Nicolò (Nicola) oltre ad essere il patrono di Lecco lo è anche di Naviganti , pescatori e commercianti e quindi anche di noi canoisti-kayakisti. Vescovo di Myra in Turchia nel 4° secolo dove morì il 6 dicembre del 343 è in assoluto il santo più ‘stakanovista’ essendo patrono di 271 comuni solo in Italia oltre a patrocinare molte altre categorie professionali e non.


San Nicola diventa patrono dei naviganti a seguito del cosiddetto ‘miracolo della tempesta’ dove si racconta abbia salvato dei marinai. Verso l'anno 300 d.C. una ciurma di marinai, abituati a ruberie e a violenze, navigava verso Mira, al largo del Mar Egeo, ad un tratto, una tempesta li sorprese con tanta  furia che i naviganti,  in pericolo di morte, chiesero l'aiuto dei Signore  invocando l'intercessione del Vescovo Nicola. E fu tanta la fede dei marinai nella loro preghiera che il Vescovo, proprio nel momento di maggior angoscia, apparve loro e li aiutò a governare l’imbarcazione.


Il restauro della statua del santo patrono è stata un opera di volontariato della cittadinanza lecchese coordinato dal gruppo ‘Appello per Lecco’ . 17 volontari hanno partecipato al riposizionamento sul nuovo piedistallo alto 1mt. della statua alta 2,1mt. e pesante 200kg. Le operazioni sono state agevolate dall’impiego dell’elicottero sia in fase di rimozione che di riposizionamento del santo.


Massimo Chissotti ha offerto l’impalcatura – Massimo Riva con i subacquei dell’associazione ‘Salvamento’ di Lecco si sono occupati delle operazioni in acqua. Marco Cariboni ha fatto rifare il  basamento e relativa illuminazione che però non è ancora stata realizzata perché il progetto è fermo per l’approvazione in Sovrintendenza.


La statua è stata gratuitamente restaurata dal maestro Giacomo Luzzana di Civate e ricoperta di Oro Zecchino oltre ad un ulteriore strato protettivo. Dopo il restauro è stata esposta in Duomo per alcuni giorni per poi essere collocata definitivamente sul nuovo piedistallo in modo da poter essere ammirata per il 6 dicembre giorno in cui si festeggia Lecco e il suo Patrono.


Testo del Luis

lunedì 23 dicembre 2013

LA PALA LUNGA


Era quasi del tutto naturale per un cacciatore Inuit in kayak scorrere le propri mani lungo una delle due parte estreme della pagaia; in tal modo guadagnava maggiore lunghezza di pagaiata e maggiore leva per aiutarsi con la moltitudine di manovre e appoggi che egli usava come una parte importante del suo lavoro quotidiano. 



Il moderno pagaiatore marino potrà spesso trovare vantaggio nell’aggiungere leva alla pagaia tenendola in quello che è conosciuto come la manovra della “pala lunga” (in inglese “extended paddle position”). Questa posizione estrema dell’impugnatura della pagaia gli darà confidenza, forza e velocità quando la utilizzerà nelle manovre di pagaiata, di rotazione, di appoggio, di virata specialmente in caso di mare mosso. Ci sono infine numerosi tipi di Eskimo (o meglio detto Inuit roll) che richiedono che la pagaia sia tenuta nella posizione estesa e cioè a pala lunga. In casi di mare molto mosso oppure di stanchezza conviene effettuare un Inuit roll a pala lunga per essere sicuri di non sbagliare avendo a disposizione una leva maggiore rispetto alla pala corta. 





La pala lunga, sia che venga effettuata con la pagaia moderna che con la pagaia groenlandese, prevede che una mano afferra l’estremità della pala mentre la mano attiva si sposta sul manico fino a circa metà avvicinandosi all’altra mano. Il principale problema dell’impugnatura a pala lunga su una pagaia moderna è quello di dover mollare con una mano la presa per afferrare la pagaia all’estremità. Con la pagaia groenlandese invece l’impugnatura non è obbligata all’estremità in quanto avendo la pala stretta e non sfalsata, permette una presa libera, consentendo in questo modo di non mollare mai l’impugnatura (il manico scorre semplicemente tra le mani).

lunedì 16 dicembre 2013

IL FRULLINO, IL LIMICOLO INVISIBILE


Ordine Charadriiformes, famiglia Scolopacidae, appartiene al gruppo dei “beccaccini”, uccelli limicoli caratterizzati dal lungo becco. Il nome scientifico è Lymnocryptes minimus.Riconoscibile agli altri beccaccini per le sue dimensioni, 17-19 cm di lunghezza corporea, che ne fanno il più piccolo del gruppo, e per le proporzioni del suo becco, che risulta relativamente corto rispetto alla testa piuttosto grande. Il piumaggio è marrone-nero in tutte le stagioni, con due strisce crema sul capo nero, che lo differenziano dal Beccaccino che ne ha tre, insieme alle più evidenti strie longitudinali. Il petto e i fianchi sono finemente striati e macchiati di marrone, mentre il ventre è bianco. 



Vive nella taiga boreale e subartica; nidifica nelle torbiere o negli acquitrini, costruendo il nido su piccoli rilievi erbosi, in cespugli e arbusti. Evita i terreni aridi e rocciosi, e ha una scarsa tolleranza per neve e ghiaccio. In migrazione frequenta zone umide o allagate, spesso di modesta estensione, con terreni fangosi e una buona copertura vegetale, che offre riparo durante la ricerca di insetti, molluschi e vermi di cui si nutre. E’ solitario ed ha abitudini prevalentemente notturne e crepuscolari. A differenza dei suoi “simili”, il Frullino si lascia avvicinare fino ad una distanza di pochi metri, restando nascosto e immobile, poco visibile anche nella vegetazione bassa, per poi uscire improvvisamente dal suo nascondiglio con un volo silenzioso, breve e rettilineo. 




Il suo areale riproduttivo si estende dalla Scandinavia settentrionale alla Siberia centrale; sverna prevalentemente nelle zone costiere e umide interne dell’Europa centrale, meridionale e mediterranea. In Italia è migratore e svernante, e in Lombardia è presente con un certa continuità nella parte centrale della pianura, in particolare nelle marcite. La popolazione nidificante conta circa 130.000 coppie. Alcune migliaia svernano in Italia; per la Lombardia non sono però disponibili stime precise a causa delle abitudini elusive di questa specie. 



lunedì 9 dicembre 2013

IL REGNO DEL QAJAQ (2)


Un’altra conseguenza prodotta dell’inversione termica è la rifrazione delle immagini all’orizzonte, che dà luogo alla comparsa dei miraggi o della cosiddetta “fata morgana”: l’immagine di un isola, di una catena di montagne, di una nave o di quant’altro all’orizzonte, appare proiettata nel cielo spostata di qualche grado rispetto alla propria effettiva posizione, spesso anche con immagine plurima o capovolta. Sono episodi storici la visione delle catene montuose che bloccò John Ross mentre avanzava nel canale di Lancaster e la più volte intravvista Terra di Crocker (Crockerland) da parte di Robert Peary: entrambi gli avvistamenti risultarono del tutto inesistenti. 



Mentre l’aria limpida dell’Artico può consentire la massima visibilità in caso di mancanza di vento, diverse condizioni meteorologiche possono ridurre la visibilità a zero. Durante l’inverno e la primavera, con aria fredda e asciutta, i cristalli della superficie nevosa, anche se non depositati di recente, possono essere alzati dal suolo da un vento di soli 15 chilometri orari; con l’aumentare della velocità eolica, l’aria di riempie di particelle di neve trascinate vorticosamente, capaci di ridurre la visibilità a pochi metri di distanza. In queste condizioni un aereo non è in grado di atterrare, i cani da slitta si rifiutano di trainare carichi contro vento e perfino un gruppo di studiosi, non in grado di raggiungere gli strumenti di misurazione, installati poco lontano da campo base, senza l’ausilio di corde predisposte tempestivamente. Il fenomeno della neve trasportata dall’aria può manifestarsi anche per più di cento giorni nell’arco di un anno, nelle aree dove i venti sono più frequenti. 




In condizioni di calma e bassa pressione, la nebbia ghiacciata è un inconveniente paralizzante: essa è causata dal vapore emesso dai camini e dai tubi di scappamento dei veicoli, si forma soprattutto sopra aeroporti frequentati e in prossimità di impianti minerari e industriali. A fronte di questi fenomeni locali, ben più grave è la nebbia gelata che si forma a seguito dell’ingresso di una corrente d’aria proveniente dall’Atlantico o dal Pacifico in regioni ancora in condizioni invernali o sulla banchisa. I flussi d’aria meridionali sono più ricchi di umidità e in presenza di superfici fredde la cedono gradualmente sotto forma di precipitazioni, causando una mancanza totale di visibilità, che può durare per 8-10 giorni. 




Fonte: Il meraviglioso universo del grande Nord.

lunedì 2 dicembre 2013

ATTIVITA' DEL CK90: ASSISTENZA ALLE GARE DI NUOTO IN ACQUE LIBERE



Da alcuni anni i kayakers del CK90 durante la stagione estiva svolgono un’attività di assistenza alle gare di nuoto in acque libere. Tali gare di tipo dilettantistico, sono organizzate sia su laghi che in zone di mare, anche se la nostra assistenza si concentra sulle gare svolte su laghi Lombardi. Il 30 giugno si è svolta la Lecco-Malgrate detta “Da Campanile a Campanile” di soli 1,1 km effettuata nella scenografia del ‘Golfo’ di Lecco e alle pendici della Rocca di Malgrate.



A seguire poi, sempre organizzata dall’associazione Acquelibere (http://www.acquelibere.it/) abbiamo assistito il 6 Luglio la Bellagio-Lierna detta “Lunga ma non troppo” traversata del Lario di ben 3,3 Km che ha messo a dura prova i partecipanti con numerosi ritiri. Il 14 settembre si è invece gareggiato nella “La Classica” svolta davanti alla Canottieri Lecco di 2 Km tra andata e ritorno. 



L’associazione Acquelibere si propone di promuovere lo sport detto OpenWater condividendo il territorio Lariano e praticando con passione il nuoto visto come sport completo e adatto a mantenere in buona forma chi lo pratica. Il nuoto praticato in queste gare è si dilettantistico ma con un fondo di agonismo... c’è chi ci tiene a vincere e durante le gare vi è molto agonismo soprattutto nelle prime posizioni. 



L’attività di assistenza da parte dei canoisti del CK90 consiste nell’accompagnare i nuotatori dall’inizio alla fine schierandosi con le canoe sui lati allo scopo di creare una ipotetica corsia che guidi il nuotatore, in coda allo scopo di assistere chi fosse in difficoltà permettendo quindi di aggrappasi alla prua o poppa del kayak. Altre posizioni che vengono presidiate sono quelle in prossimità delle boe di svolta dove i nuotatori per la foga e la calca tendono a sbagliare traiettoria. 





In caso di necessità il canoista alza la pagaia segnalando che l’atleta che si è aggrappato alla canoa necessita di assistenza che poi viene portata dalle altre barche di appoggio o dalle moto d’acqua presenti. Gli atleti che partecipano alle gare si allenano tutto l’anno in piscina e quando le condizioni lo permettono anche nel lago. Troviamo negli elenchi e classifiche una nutrita rappresentanza di tutte le province lombarde ma in particolare delle piscine locali quali Canottieri Lecco, Pratogrande Garlate, Oggiono, Merate, Osnago. 



Testo del Luis (Inuit del Lario)
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lunedì 25 novembre 2013

CALABRIA 2013 (parte seconda)



GIORNO 3 Si inizia a prendere il ritmo e alle 08:00 siamo già imbarcati sui nostri kayak. In mattinata passiamo da Capo Vaticano, bellissima zona con una bella scogliera frastagliata e giardini di roccia, qualche piccola grotta e un mare dai colori quasi tropicali. Ci concediamo anche una pausa caffè e aiutati da una bella brezza, che ci spinge e ci permette di fare anche piccole surfate, raggiungiamo Nicotera Marina per la pausa pranzo. Durante la pausa pranzo a base di un bel piatto di pasta, la brezza si alza e diventa tesa, appaiono le prime creste bianche sulle onde e il mare si popola di windsurf. Siamo all'inizio del Golfo di Gioia e quando partiremo la nostra rotta sarà a 90° con il vento, dovremo faticare. Attendiamo sino alle 16:30, la brezza è ancora tesa ma se vogliamo fare un po' di strada dobbiamo imbarcarci. Stando lontani dalla costa si procede abbastanza bene, ma a causa del vento al traverso, Roberta chiede un aiutino (incredibile!!!). Finalmente alle 18.30 la brezza cala e siamo all'altezza del porto di Gioia Tauro. Proseguiamo sino a superare la città e poco oltre la foce del fiume Petrace ci fermiamo per la notte. Sono le 19:45 circa e abbiamo percorso 18Mn (33Km). 



GIORNO 4 La tappa che ci aspetta è la più bella, ma anche la più lunga. Costeggeremo la Costa Viola, forse la più bella della Calabria, dove l'Aspromonte si getta direttamente in mare con ripide scogliere alternate da spiagge di sabbia o ghiaia, poi entreremo nello Stretto di Messina e dovremo vedercela con le sue correnti. Dopo poche miglia, a Palmi, ci fermiamo per un buon caffè. Proseguiamo guardando affascinati lo scoglio dell'Ulivo, chiamato così per la crescita spontanea di una pianta di ulivo sulla sua sommità (ma come fa a crescere su un sasso in mezzo al mare?) e la bellissima costa, raggiungiamo Bagnara Calabra dove ci fermiamo per la sosta pranzo. Il cielo che in questi giorni era limpido, si sta ammassando di strati nuvolosi e sottocumuli che preannunciano l'arrivo di una perturbazione. Per oggi non dovrebbero esserci problemi ma domani il bollettino meteo mette in allerta per temporali. Oggi sosta breve e poco dopo le 14:00 siamo già in mare. Superata la bella cittadina e il porto turistico di Scilla appare davanti a noi lo Stretto di Messina. La marea, come previsto, è favorevole e entriamo nella corrente discendente dello stretto. Il GPS, in alcuni tratti, mi dice che viaggiamo a 18 Km/h, stento a crederci, ma in poco tempo raggiungiamo Villa S. Giovanni. Poco prima del porto avvistiamo un supermarket e la sosta per procurarsi la cena è d'obbligo. Tornati ai kayak notiamo che la corrente ha cambiato improvvisamente direzione, ora è ascendente e comincio ad avere qualche preoccupazione, decidiamo di provare, la sosta per la notte è prevista poco oltre Villa S. Giovanni. Procediamo sotto costa e al riparo del porto, ma poi il muro di protezione del porto ci obbliga ad entrare in corrente. Vado, e appena la prua entra nella corrente il kayak vira di quasi 90°, traghetto e mi sposto più al largo dove la corrente è meno violenta, e anche se con fatica si riesce a risalire. Preoccupato, dico a Roberta di provare “ ...dai pancia e pagaia solo a destra.....”, bravissima riesce a raggiungermi. Pagaiamo a tutta forza sino a raggiungere un punto riparato, il più è fatto, riprendiamo fiato, ora abbiamo un po' di corrente contraria ma risaliamo tranquillamente e raggiungiamo un buon punto per passare la notte. Siamo nella frazione di Concessa il sole è già tramontato e abbiamo percorso 22Mn (41 Km). L'oscurità ci offre lo spettacolo della città di Messina illuminata, proprio difronte a noi. 





GIORNO 5 La notte non passa proprio tranquilla, disturbati dal rombo dei tuoni per il temporale sulla Sicilia e qualche scroscio d'acqua. Al risveglio il cielo sopra di noi è pulito ma sulla Sicilia permane un grosso cumulonembo e il bollettino meteo annuncia forti temporali in giornata. Ci imbarchiamo e raggiungiamo Reggio Calabria, con un bel temporale che resta confinato nell'entroterra calabro, regalandoci solo poche gocce saltuarie. Appena superata la città, con in vista la punta di Pellaro, in forse un minuto appare un muro bianco che copre la visibilità della punta. “ SBARCHIAMO....SUBITO!  urlo a Roberta, appena il tempo di togliere i kayak dall'acqua e il temporale ci è addosso con le sue belle raffiche di vento. Sotto un riparo di fortuna, che non ci protegge totalmente dall'acquazzone restiamo per quasi due ore in attesa che il temporale si esaurisca. Tornata la tranquillità ci imbarchiamo e seguiamo la costa, ora abbastanza monotona, sino a raggiungere la località di Lazzaro, poco prima di Capo d'Armi, dove decidiamo di sbarcare, vista la facilità di raggiungere il luogo per Santino, che deve provvedere al nostro recupero. Percorsi 13 Mn ( 25 Km).  Purtroppo è finita, avremmo voluto continuare, ma il lavoro e soprattutto la meteo ci dice di fermarci, per alcuni giorni il tempo non sarà bello.







Comunque la meta è raggiunta, siamo nel mare Ionio.
Percorso totale.: circa 90 Mn (165 Km)
Ringrazio ancora il mio collega Santino per la sua ospitalità e disponibilità...magari il prossimo anno si continua.









Testo e foto degli Enzi (Inuit del Lario)
Altre foto nella Galleria degli Enzi.



lunedì 18 novembre 2013

CALABRIA 2013 (parte prima)



Vista la bellissima esperienza fatta lo scorso anno, lungo la costa del Gargano, anche per le ferie di Agosto 2013 decidiamo (Enzo e Roberta) di organizzarci per un tour in kayak di alcuni giorni. La scelta del percorso come al solito viene decisa negli ultimi giorni, decidiamo di accettare l'invito e l'appoggio del mio carissimo collega di lavoro Santino, che si è offerto di ospitarci e soprattutto di farci il recupero, una volta terminato il giro. Caricati i kayak e tutta l'attrezzatura sull'auto, il giorno 16 agosto, partiamo per la Calabria: destinazione Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, sulla costa Ionica (1.200 Km !!!). Arriviamo a destinazione per l'ora di cena. Tra ottima pizza fatta in casa, un bicchiere di birra, e altro... parlando con tutta la famiglia riunita di Santino, decidiamo di imbarcarci la mattina seguente in qualche punto della costa Tirrenica nella zona di Pizzo (a nord di Vibo Valentia). 




GIORNO 1 Uscita autostradale di Falerna. Molto più a nord del previsto. Troviamo facilmente un punto di imbarco a nord di Capo Sùvero, dove l'auto arriva praticamente sulla spiaggia. Scaricata l'auto, e sotto gli occhi stupiti dei bagnanti stiviamo il tutto. Ore 10:00 si parte. Destinazione: sconosciuta ma vogliamo raggiungere il mare Ionio. Pagaiamo tranquillamente in un mare calmo e pulito. La costa è una lunga spiaggia con qualche stabilimento balneare e purtroppo qualche edificio abbandonato che sorge proprio sulla spiaggia. Passiamo capo Suviero e ci accorgiamo di essere nelle vicinanze di Lamezia dai numerosi aerei che ci passano sopra la testa, in finale sull'aeroporto. Dopo Lamezia una lunga distesa di sabbia, siamo nel golfo di S. Eufemia, lungo la piana dell'Angitola, dove un lungo pontile semidistrutto ci dà riparo dal sole cocente per la pausa pranzo. Si riparte nel pomeriggio attorno alle 15.30. Raggiungiamo la caratteristica chiesetta di Piedigrotta scavata nella parete rocciosa proprio sul mare. Superiamo Pizzo e in vista del porto di Vibo Marina sbarchiamo su una piccola spiaggia per il bivacco notturno. Sono ormai le 20:00 e il sole è tramontato. Percorso: 19Mn (36 Km). 




GIORNO 2 Abbiamo deciso di non puntare la sveglia, dopotutto siamo in vacanza, ci svegliamo con la luce del sole. Dopo aver fatto una buona colazione, smontiamo con calma il bivacco e alle 09:00 si parte. Ora la costa diventa più interessante con scogliere e piccoli giardini di roccia, ma sempre con una buona alternanza di spiagge. Superato Briatico e lo scoglio Galera doppiamo la punta di Zambrone e ci fermiamo sulla spiaggia sotto un arco di roccia, anche oggi si mangia all'ombra. Lungo la spiaggia si affacciano dei campeggi, quindi decido di fare un giro di ispezione per ripristinare e/o rafforzare la scorta viveri. Trovo un negozio di alimentari per l'acquisto di alimenti freschi (come formaggio, frutta, pane) e soprattutto polpette di carne calde per un ottimo pranzo. Dopo un meritato riposo e vari bagni ristoratori si riparte e raggiungiamo la bellissima Tropea arroccata su un'alta scogliera. Siamo tentati di sbarcare e visitare la città, ma con rammarico decidiamo di proseguire. Superati gli scogli di Formicoli (a circa 3Mn da Tropea) sbarchiamo su una lingua di sabbia sovrastata da un'alta scogliera. Sono le 19:00 il sole è ancora abbastanza alto, abbiamo percorso 17Mn (31 Km) e ci concediamo un pò di riposo e un bel bagno prima di cena. Il tramonto ci riserva una bella sorpresa. Quando il sole raggiunge l'orizzonte, come per magia, appare per qualche minuto, proprio davanti al sole, l'isola di Stromboli, prima non visibile a causa di un po' di foschia. 







Testo e foto di Enzo Villa (Inuit del Lario)

Altre foto nella Galleria degli Enzi.