"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 29 febbraio 2016

LIBRI – VIAGGIARE IN KAYAK DA MARE



Danilo e Silvio presentano un racconto fotografico della loro esperienza per stuzzicare la voglia di chi vuole provare il trekking nautico col kayak. Ripercorrere le tappe del loro viaggio può essere il punto di partenza per organizzare un viaggio per mare a bordo di un kayak. Basta cambiare il luogo di partenza o spostare la partenza di mezza giornata per percorrere lo stesso circuito ma su tappe diverse. Dopo il racconto c’è un prontuario con i consigli essenziali per affrontare in sicurezza e tranquillità un viaggio in mare dal mattino al tramonto oppure di un mese.
 
Viaggiando per mare in kayak si può godere di una posizione privilegiata per osservare la costa e visitare la terraferma. Più in alto di quando a nuoto ci si allontana dalla costa, più vicino di quanto si possa fare a bordo di una barca. Il kayak marino permette un rapporto intimo con il mare e ha un impatto molto basso sull’ambiente. Silvio Costa e Danilo Tulone hanno pagaiato per giorni interi percorrendo centinaia di chilometri. Hanno esplorato la costa della Sicilia, della Calabria, della Basilicata e della Puglia, qualche volta in modo avventuroso affrontando il mare grosso o degli imprevisti, dormendo la notte in tenda. Con la determinazione di raggiungere obiettivi sempre più impegnativi e rimanendo uniti nello spirito anche in momenti di difficoltà. Il trekking nautico, però, è alla portata di tutti. Si può fare con molto spirito sportivo, oppure più lentamente godendo dei posti mozzafiato che si incontrano. Il turismo col kayak offre la possibilità di provare la cucina locale e lasciarsi andare ai piaceri del cibo e del vino, di conoscere le località marine, di incontrare nuove persone.

TITOLO: Viaggiare in kayak da mare.
AUTORI: Silvio Maria Costa e Danilo Turone.
EDITORE: Edizioni Momenti.

lunedì 22 febbraio 2016

IL REGNO DEL QAJAQ (12)



Due sono i grandi itinerari che l’Artico propone: il Passaggio a Nord-Ovest, attraverso l’arcipelago canadese e il Passaggio a Nord-Est, lungo le coste siberiane: entrambi congiungono l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico e costituiscono un’alternativa alle rotte tropicali.




Il Passaggio a Nord-Ovest non solo ha riservato le maggiori complicazioni ai navigatori durante i secoli scorsi (l’intero percorso è stato completato soltanto all'inizio del nostro secolo dal grande esploratore Amundsen, tra gli anni 1903 e 1906), ma richiede tuttora l’impiego di navi speciali, con prua e chiglia rinforzate, precedute preferibilmente da una nave rompighiaccio. L’economicità di tale navigazione è molto dubbia, anche a causa del forte premio assicurativo richiesto, per cui il traffico lungo questa rotta è assai limitato.




Il Passaggio a Nord-Est fu invece percorso interamente per la prima volta dall'esploratore svedese Nordenskjold, nel biennio 1878-1879; da allora fu ripetuto più volte, tanto che all'inizio di questo secolo il viaggio veniva effettuato nell'arco di un solo anno. Per i Russi la via d’acqua si dimostrò indispensabile, poiché per raggiungere i lontani distretti della Siberia settentrionale non esistevano né strade né ferrovie. Dopo l’avvento del comunismo fu dato inizio a un piano gigantesco, che privilegiava l’armamento di un intera flotta di rompighiaccio; oggi la Russia è all’avanguardia nel settore della navigazione artica con oltre sessanta navi di questo tipo, alcune delle quali con oltre 15.000 tonnellate di stazza e un potenza di 45.000 HP, propulse da energia nucleare.




Fonte: Il meraviglioso universo del grande Nord.

lunedì 1 febbraio 2016

CIMENTO INVERNALE 2016 SULL'ALTO LARIO - 30/31 GENNAIO

Anche quest’anno e come del resto per tutte le edizioni precedenti, questo tipo di incontro nei giorni più freddi dell’anno, quelli "della merla" per intenderci, è sempre condizionato dal meteo e in tal senso chi scrive, vive i giorni che precedono l’evento, con una certa apprensione. L’occhio quotidiano, e più che quotidiano sui siti meteo alla ricerca di quello più ottimista, è motivo assillante. Ma perché poi tanto allarmismo? Potrebbe sembrare esagerato, ma la spinta, sotto sotto, è quella di avere maggiori certezze sul poter rivedere tanti amici e quella di conoscerne altri.



Le adesioni hanno un avvio molto lento e solo quando è diffusa percezione che le condizioni meteo siano discrete, ovvero che non ci siano perturbazioni meteo in arrivo, tutti, sentendosi meno turbati, danno loro conferma. Quest’anno come l’anno scorso, tutto è filato liscio non come l’olio, perché così sono stati il Lario e il Lago di Novate Mezzola che hanno amorevolmente accolto il gruppo. Alcuni Amici hanno riscontrato che le indicazioni sulla logistica erano “corrette” quindi nessuno è stato all’origine di ritardi ai punti di incontro, sia quello del Sabato mattina a Dervio che quello della Domenica a Gera Lario.



Al Sabato le ultime previsioni parlavano di nebbia fitta, ma di primo mattino, una fresca brezza da Nord simile al Tivano, accoglie i 14 partecipanti, del resto a Dervio, il punto più stretto del lago, quando le brezze o il vento si insinuano, le onde del Lago corrono veloci formando bianche creste spumeggianti, ma in passato ben peggio furono le situazioni meteo, sia di vento che di moto ondoso.


Il bar dell’imbarcadero si riempie all’inverosimile, sia per la nostra invasiva presenza, ben in 16, che per le piccole dimensioni del locale. Con entusiasmo ci si veste, non perché fossimo nudi, ma per indossare la “divisa” più idonea all’escursione e poi per la tradizionale foto di gruppo. Viste le condizioni del lago, si decide di traversare con rotta ovest-sud-ovest, ovvero puntando sul Castello di Rezzonico che si nasconde nel grigiore del monte retrostante. Su in quota, i monti sono imbiancati di neve fresca caduta nella notte. Stare uniti, malgrado le solite raccomandazioni è fatto sempre arduo, ma invece, uniti e vicini si è stati a colei che nutriva qualche preoccupazione con le onde di traverso. Qualche richiamo e qualche incoraggiamento aiutano e così si raggiunge la sponda ai piedi del Castello di Rezzonico.


Anche l’onda favorevole, con il passare dei minuti, tende a indebolirsi sino alla calma piatta tanto che l’amica di cui sopra torna a sorridere e pure a chiacchierare come suo solito. L’abitato di Rezzonico è praticamente deserto e il traffico lacustre? nullo, infatti non è stagione, eccezion fatta per i 14 del “Cimento”. Prima di raggiungere la Punta di Villa La Gaeta, si lasciano sulla destra alcuni centri rivieraschi come Santa Maria di Rezzonico, Molvedo, Sant’Abbondio e Acquaseria, oggi riuniti in un unico Comune quello di San Siro.



Raggiunta la Punta sopracitata, si sosta per qualche foto sotto la turrita e merlata Villa prima di riprendere la navigazione verso Menaggio. Le risorse energetiche del primo mattino si vanno esaurendo, per cui con l’attrazione psicologica della sosta pranzo, si raggiunge Varenna in men che non si dica, e il traghetto senza passeggeri, sulla tratta Varenna-Menaggio, modifica leggermente la sua rotta per non recare a noi danno, senza sapere che la sua scia è per il gruppo solo motivo di divertimento.


I bar in riva al lago e lungo la “passeggiata dell’amore” sono desolatamente chiusi, e dopo una più o meno frugale colazione al sacco, arricchita comunque da lambrusco, da dolci e liquori, si sale in “piazza” per un caffè e si ringrazia chi lo ha offerto, per cui … a buon rendere! Si riprende costeggiando la riva orientale con il lago tirato … a specchio e senza un alito di vento. Si supera l’ampia insenature di Olivedo che per la cronaca costituisce il punto più largo del Lario tra Olivedo appunto, e Menaggio.



Prima di raggiungere Bellano si supera Punta Morcate sulle cui pareti si esercitano arrampicatori. Nulla da segnalare sulla passeggiata a lago di Bellano e le piccole frazioni appaiono deserte mentre una fresca brezza contraria, accompagna sino allo sbarco. Le abituali operazioni di carico dei kayak sulle auto e quindi in carovana a raggiungere Dascio per la birra abituale, per la cena e il pernottamento.



Ancor prima della cena, l’atmosfera si è riscaldata e quindi “caldi”, per affrontare il menù con giusto e aggressivo appetito. Notte stellata ma non gelida, così al mattino il “freddo dei giorni della merla” non si fa sentire, un bene o un male? Il numeroso gruppo giunto al piazzale di Gera Lario, invade pacificamente il bar e poi si dà inizio alle operazioni che caratterizzano chi pratica il kayak da mare. Atmosfera gaia, serena e sorrisi e affettuosità tra i tanti Amici che da tempo e da “un anno” non si incontrano, ma il “Cimento Invernale” è il primo vero raduno dell’anno che, sempre per la cronaca, è alla sua diciottesima edizione. Sempre per la cronaca, ben DIECI le “ragazze” (?) presenti a sostenere il movimento delle quote rosa!




Al briefing si presentano in 37, una bella compagnia e numericamente inaspettata, ma il tempo è stato favorevole. Un imprevisto ritardo all’imbarco c’è stato, ma non si poteva non srotolare “lungo augurio” ad un Amico che per festeggiare il suo compleanno, ha scelto bene di partecipare al Cimento. La giornata soleggiata e in assoluta mancanza di vento, in un contesto di lago, canneti e monti innevati in quota, ha consentito a tutti di apprezzare la natura e i panorami dell’Alto Lario. Altra nota di cronaca a sottolineare la punta storica di basso livello delle acque, ma le previsioni indicano che presto arriveranno le auspicate piogge. L’atmosfera del Piano di Spagna, Riserva Naturale e il fiume Mera che ne limita i confini, le pareti rocciose a picco sul lago e la ampia distesa di canneti, rifugio naturale di una ricca avifauna migratoria, consente di apprezzare la natura in un silenzio assoluto.


In questo contesto, il gruppo procede in un chiacchierio costante che ben si inserisce, senza creare disturbo, nella quiete della Riserva Naturale stessa. Si supera la località di Dascio e pagaiando a distanza di sicurezza dai canneti, si costeggia il lago di Novate, i borghi di Verceia e di Novate, sino a raggiungere la spiaggia per accedere lungo un breve sentiero al tempio romanico di San Fedelino. La foto di gruppo è d’obbligo e poi tutti ad aprire i gavoni, custodi di abbondanti provviste per la giornata. Gli assaggi e la reciproca generosità rendono la sosta piacevole così il sole tiepido che tiene lontano i ricordi dei veri “giorni della merla”. Pur con la temperatura mite, solo gli astemi si sono astenuti dalle bevande a varia gradazione alcoolica, per cui dopo tutto ciò, si prende la via del ritorno. Si costeggiano le imponenti pareti rocciose del Monte Berlinghera e il panorama dell’Alto Lario si presenta in una nuova ottica, da Nord a Sud, con il Monte Legnone a far da maestoso sfondo al servizio fotografico.



Il Mera scorre lento e debole il beneficio della corrente e in gruppo sgranato si giunge al porto di Gera Lario per lo sbarco e qui si conclude il Cimento Invernale 2016. Vista la numerica partecipazione, visto l’alto indice di gradimento sarà difficile non pensare alla diciannovesima edizione, ma nel frattempo, tra tanti calorosi saluti di commiato, non resta che salutarci con il classico e ricorrente saluto … arrivederci alla prossima! 


Il testo è dell'infaticabile amico di pagaia Luciano Belloni.
Le foto (che si riferiscono alla sola escursione di Domenica) sono del Luis (Inuit del Lario)
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