"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

mercoledì 30 luglio 2008

IL GABBIANO REALE MEDITERRANEO, IL PREDATORE OPPORTUNISTA

Gabbiano reale mediterraneo adulto. Le zampe giallo brillante ci permettono di distinguerlo facilmente dai più rari Gabbiano reale nordico e Gabbiano del CaspioCi capita di vederlo, mentre stiamo pagaiando, con il suo possente volo, lineare e non sfarfallante. Il grande Gabbiano reale mediterraneo fa parte dell’ordine CHARADRIIFORMES, famiglia LARIDAE, il suo nome scientifico è Larus michahellis. Con 59-67 cm di lunghezza e 140-158 di apertura alare, è più grande del Gabbiano reale nordico e del Gabbiano comune, da cui gli adulti si distinguono anche per le zampe gialle e per il piumaggio del dorso e delle ali più scuro, ma confondibile con il nero dello Zafferano. Evidente, negli adulti, il robusto becco giallo con una netta macchia rossa; è nero nei giovani, che si differenziano anche per il piumaggio grigio-marrone disomogeneo.
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Gabbiano reale mediterraneo adulto in voloNidifica su scogliere e falesie a picco sul mare, ma anche in prossimità di laghi e fiumi; un’ampia varietà di habitat, tra cui coste basse, lagune, paludi, campi coltivati o addirittura aree urbane, vengono invece frequentati al di fuori della stagione riproduttiva, in risposta alla vasta dieta di predatore che include vertebrati e invertebrati sia acquatici che terrestri, e che, in certe zone, è principalmente basata su rifiuti organici trovati nelle discariche. Si riunisce solitamente in stormi e nidifica in colonie, sebbene le coppie difendano il territorio intorno al nido.
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primo piano di un adulto. Anche la testa e il collo massicci sono caratteri distintivi che ci permettono di distinguerlo dalle altre due specie simile, il Gabbiano reale nordico e il Gabbiano del CaspioDistribuito prevalentemente nel mediterraneo, dove si trovano i principali siti di riproduzione e di svernamento, in Lombardia nidifica sulle sponde dei laghi insubrici e sul Po. Nelle colonie di riproduzione, capita spesso che gli adulti vadano a caccia di pulcini nei nidi dei vicini per cibarsene. Talvolta, tuttavia, la cattura si trasforma in “adozione”.

Foto di Riccardo Agretti (Inuit del Lario)

lunedì 28 luglio 2008

IL DUELLO DEI CANTI

Fino a pochi anni fa gli Inuit non avevano leggi scritte, né vi erano persone con maggiore autorità, in diritto di comandare o imporre il proprio volere. C’erano comunque dei codici di comportamento ben definiti e seguiti da tutti: chi li infrangeva veniva punito dal gruppo. Pigrizia, falsità, aggressività, gelosia erano considerati comportamenti scorretti. Se il comportamento colpevole aveva messo in pericolo la comunità, gli adulti si radunavano pubblicamente per discutere e giungere ad una decisione collettiva. Nel valutare la gravità della colpa gli Inuit concentravano l’attenzione, più che sul fatto, sul colpevole e sul suo ruolo all’interno del gruppo. La forma di “processo” più tipica era il duello dei canti, in cui i contendenti componevano canzoni che poi venivano cantate accompagnate dal suo di un tamburo. La comunità considerava vincitore chi aveva esaltato le sue ragioni dimostrandosi più acuto, spiritoso e convincente. Solo nei casi più gravi si allontanava il colpevole dal campo: una punizione che, in un ambiente estremo come quello artico, spesso equivaleva a una vera condanna a morte.

venerdì 25 luglio 2008

TRASPORTARE IL KAYAK CON L’AUTO

Inuit del Lario alle operazioni di carico kayakPer trasportare un kayak da mare con la propria auto bisogna procurasi delle barre portatutto su cui applicare le gondole (o culle) portakayak e adagiare l’imbarcazione fissandola con delle cinghie (le più comode in commercio sono quelle dotate di fibbia autobloccante). In alternativa, accessori utili sono le aste verticali: in questo caso il kayak viene accostato alle astine con il fianco che poggia sul portatutto e assicurato con le solite cinghie. Se decidete di usare una semplice corda, questa dovrà avere un diametro di almeno 6 millimetri; per tirarla al meglio si può utilizzare l’espediente dell’asola: è sufficiente creare un’asola all’interno della quale si farà passare il capo libero della corda, che verrà poi fissato con un nodo autobloccante. Se non possedete ne gondole ne aste, appoggiate il kayak alle barre portatutto, capovolto e legatelo bene. Un consiglio utile può essere quello di assicurare ulteriormente il kayak fissando con una corda le maniglie di prua e di poppa alla carrozzeria dell’auto. Infine visto che i kayak da mare sono piuttosto lunghi (dai 5 metri in su) è obbligatorio segnalarne la sporgenza posteriore con l’apposito cartello di carico sporgente.


kayak da mare pronti per essere caricati dopo un raid invernale sull'alto Lario
Ecco cosa dice l’Articolo 164 del Codice della Strada in merito al carico sporgente.

Il carico non deve superare i limiti di sagoma stabiliti dall'art. 61 e non può sporgere longitudinalmente dalla parte anteriore del veicolo; può sporgere longitudinalmente dalla parte posteriore, se costituito da cose indivisibili, fino ai 3/10 della lunghezza del veicolo stesso, purché nei limiti stabiliti dall'art. 61.

Fermi restando i limiti massimi di sagoma di cui all'art. 61, comma 1, possono essere trasportate cose che sporgono lateralmente fuori della sagoma del veicolo, purché la sporgenza da ciascuna parte non superi 30 cm di distanza dalle luci di posizione anteriori e posteriori. Pali, sbarre, lastre o carichi simili difficilmente percepibili, collocati orizzontalmente, non possono comunque sporgere lateralmente oltre la sagoma propria del veicolo.

Se il carico sporge oltre la sagoma propria del veicolo, devono essere adottate tutte le cautele idonee ad evitare pericolo agli altri utenti della strada. In ogni caso la sporgenza longitudinale deve essere segnalata mediante uno o due speciali pannelli quadrangolari, rivestiti di materiale retroriflettente, posti alle estremità della sporgenza in modo da risultare costantemente normali all'asse del veicolo.
Mario si cambia dopo aver messo i kayak sull'auto

giovedì 24 luglio 2008

I GUARDIANI DEL MARE


Vi segnalo questo interessante opuscolo redatto da LEGAMBIENTE nell'ambito del progetto Goletta Verde. E' tempo di vacanze, è tempo di mare... è importante che ognuno di noi dia il suo contributo per salvaguardare e migliorare la qualità dell'ambiente marino.
Una valida guida con tanti piccoli consigli per essere dei turisti più rispettosi e consapevoli.

I GUARDIANI DEL MARE - Piccola guida per difendere il mare
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mercoledì 23 luglio 2008

LAGO IN SALUTE? ECCO I RISULTATI

Sono stati pubblicati i risultati delle analisi eseguite da Legambiente sul Lario in occasione del progetto Goletta dei Laghi. Ho preparato una tabella di sintesi per confrontare i risultati dello scorso anno con quelli appena fatti. La situazione non è molto confortante, è leggermente aumentata la percentuale delle località risultate non inquinate ma è altrettanto aumentata la percentuale di quelle molto inquinate. La sponda lecchese ne esce abbastanza bene, mentre per quella comasca il quadro è decisamente negativo. Personalmente, vista l'eccezionale piovosità di quest'anno e il livello del lago sempre molto alto, mi aspettavo che, a causa dell'effetto diluizione, si registrasse una qualità delle acque più elevata, invece... Evidentemente le reti fognarie e gli impianti di depurazione sono ancora parecchio sottodimensionati rispetto alle effettive necessità, così basta un periodo leggermente più piovoso per mandare in tilt tutto il sistema. Vi rimando al sito del progetto per approfondire la questione e.. tirate voi le vostre conclusioni.
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TERMINOLOGIA DEL KAYAK DA MARE (S-Z)

kayk da mare con pompa di sentina portatileSACCA DA LANCIO: dispositivo per il contenimento e il lancio di una cima da un’imbarcazione all’altra o per recuperare un uomo a mare
SAGOLA: cavetto sottile usato generalmente per legature di sicurezza.
SALPARE: partire dal luogo dell’ancoraggio o dell’approdo
SALVATAGGIO: insieme di operazioni avente lo scopo di aiutare un kayakista che si è rovesciato a recuperare, svuotare e raddrizzare la propria imbarcazione e rientrarvi a bordo.
SBANDAMENTO: inclinazione temporanea laterale dello scafo.
SCARROCCIARE: il procedere in un’imbarcazione soggetta a scarroccio.
SCARROCCIO: spostamento laterale di un natante, il quale, per effetto del modo ondoso, del vento o delle correnti marine, procede leggermente di traverso rispetto alla chiglia, ovvero rispetto alla rotta prestabilita. E’ detto anche deriva.
SCOTTINA: termine improprio, diminutivo di scotta (cavo di manovra delle imbarcazioni a vela), utilizzato spesso dai kayakisti per indicare una sagola.
SCREW ROLL: metodo classico di esecuzione dell’eskimo, che comporta una sorta di avvitamento nell’acqua da parte del kayakista.
SENTINA: è la parte più bassa dello scafo. In essa si raccolgono le acque penetrate durante la navigazione o in seguito a manovre di salvataggio. Può essere svuotata da una pompa di sentita installata sul kayak e manovrata tramite una manetta oppure attraverso una pompa di sentita portatile.
SOPRAVENTO: lato da cui spira il vento.
SOTTOCOSTA: a ridosso della costa.
SOTTOVENTO: lato opposto a quello da cui spira il vento.
SPAZZATA: movimento laterale della pagaia che si esegue per accostare o virare.
STROZZACOSTE: attrezzo costituito da due ganasce, fisse o mobili, che serve ad assicurare temporaneamente una cima (di solito quella di traino).
SURF: zona dei frangenti a ridosso della costa.
SVINCOLO: fase finale della pagaiata, durante la quale la pala immersa viene estratta dall’acqua per procedere all’immersione dell’altra pala.
TAPPO: coperchio in materiale plastico che sigilla i boccaporti attraverso cui si accede ai gavoni del kayak. Per estensione, il termine indica i boccaporti stessi.
TIENTIBENE: qualsiasi corrimano o cavo che abbia lo scopo di reggere chi vi si agguanta. Nel kayak da mare, corrisponde alle linee di sicurezza.
TIMONE: 1) organo di movimento poppiero, fornito di serie o in kit, azionabile per mezzo di cavi collegati ad una pedaliera; 2) manovra che si esegue con la pagaia allo scopo di correggere la rotta o virare.
TRAVERSARE: il disporsi dell’imbarcazione, sotto l’effetto degli elementi, in una direzione perpendicolare a quella del vento e a quella del moto ondoso.
TRAVERSO: direzione perpendicolare al piano longitudinale dell’imbarcazione.
VARO: operazione di trasferimento in acqua d’uno scafo in secco.
VHF: apparecchio radio che trasmette sulla banda marina, cioè sulle frequenze utilizzate dalle navi.
VIRARE: girare l’imbarcazione di 180°, invertendo la rotta.
VIRATA: atto del virare.
VOGA: modo e atto del vogare.
VOGARE: spingere con forza un’imbarcazione usando la pagaia.
ZAVORRARE: stivare qualsiasi materiale nei gavoni per rendere il kayak più stabile e controllabile in condizioni difficili in modo da abbassare la linea di galleggiamento.

tientibene di un kayak da mare

martedì 22 luglio 2008

LAGO IN SALUTE? MICA TANTO

Come segnalato da Roberto K, dall'anteprima dei risultati delle analisi fatte sul Lario nei giorni scorsi da Legambiente, pubblicata sul Corriere di oggi, emerge che il nostro lago non gode di ottima salute. Purtroppo il 67% dei campioni analizzati risulta fuori dai limiti di legge. Volete una magra consolazione? L'anno scorsi i campioni fuori norma erano il 77%. Dovremo aspettare ancora molto prima di poter pagaiare con tranquillità in acque "sicure". Attendiamo la pubblicazione dei dati completi da parte di Legambiente.

LO STATO DI SALUTE DEI NOSTRI LAGHI: CE LO DICE LEGAMBIENTE

Legambiente, nell'ambito del progetto Goletta dei Laghi - Cigno Azzurro, ha appena svolto i campionamenti sul nostro lago. Nell'attesa che vengano pubblicati i risultati di quest'anno, vi lascio alla lettura di quanto ottenuto lo scorso anno... e ad un paio di domande: la situazione sarà migliorata? I nostri amministratori che tanto fanno (a detta loro) avranno ottenuto qualche successo su questo fronte? La popolazione avrà dato il suo contributo?
Qualche cosa di più lo sapremo nei prossimi giorni.
Sul sito del progetto di Legambiente troverete molte informazioni interessanti e i dati riguardanti altri laghi d'Italia.

Goletta dei laghi 2007 - dati di Como e Lecco

Progetto Goletta dei Laghi - Cigno Azzurro LEGAMBIENTE

lunedì 21 luglio 2008

USCITA NOTTURNA CON LUNA PIENA... SOPRA LE NUVOLE

Luna piena sul lago di Olginate fotografata la sera prima Venerdì sera ci siamo concessi una spettacolare uscita notturna sul Lago di Garlate. L'intento era quello di farci cullare dalle onde al chiaro di luna.. purtroppo la luna si è fatta desiderare e si è mostrata a noi di sfuggita giusto per un paio di minuti. L'uscita è stata comunque molto divertente e piacevole, e la compagnia ottima come sempre.
Magari ci si riprova con la luna piena di Agosto.
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I 12 Inuit presenti all'uscita. 11 in foto più uno, io, dietro l'obiettivo

venerdì 18 luglio 2008

LA VEGETAZIONE ACQUATICO-PALUSTRE

la vegetazione palustre lungo l'Adda emissario - FOTO DI EPPILUKSe osserviamo uno specchio d’acqua, procedendo dal centro verso le rive, possiamo notare una tipica successione della vegetazione che si dispone generalmente in fasce concentriche in relazione al livello dell’acqua. In particolare intorno ai nostri laghi briantei, al lago di Garlate e di Olginate, al corso dell’Adda emissario, queste fasce di evidenziano soprattutto nei tratti in cui la zona pianeggiante a ridosso delle rive è sufficientemente estesa e libera da coltivazioni e opere umane. Avvicinandosi alle sponde, si incontrano dapprima popolamenti di piante acquatiche completamente sommerse o emergenti solo con l’infiorescenza. Le più comuni sono il millefoglie d’acqua, che può formare vere e proprie praterie sommerse, la brasca (o potamogeto) e la più rara naiade, indicatrice di acque limpide e pulite.

airone in volo sopra il canneto - FOTO DI RICCARDO AGRETTIIn acque più basse si trova molto spesso una caratteristica vegetazione con specie ancorate al fondo, ma con foglie galleggianti, nota come NUFARETO. Tipiche rappresentanti sono le ninfee bianche e i gialli nannufari, affiancati dalla castagna d’acqua, curiosa pianta caratterizzata dalla rosetta di foglie romboidali che galleggiano grazie al rigonfiamento di piccioli e dai neri frutti spinosi utilizzati in passato a scopo alimentare.

Matilde sull'Adda vicino alle ninfee - FOTO DI EPPILUKAvvicinandosi alla terra ferma, la copertura d’acqua diventa sempre meno profonda e molto variabile in rapporto all’andamento stagionale. Lungo i margini del lago si può trovare una tipica fascia di vegetazione, spesso molto estesa, caratterizzata da piante alte e slanciate, radicate al terreno acquitrinoso delle sponde. Si tratta del CANNETO, formatisi quasi esclusivamente dalla canna di palude, forse la specie più emblematica della vegetazione palustre, accompagnata sul fronte verso l’acqua dalla lisca lacustre, dai fusti verdi, cilindrici e nudi, dal falasco e dalle tife (o mazzesorde). Dove le canne non sono troppo fitte, il canneto racchiude anche piante con fiori delicati, come la mestolaccia, la mazza d’oro, la menta di palude.

Colori del cannetto in autunno - FOTO DI RICCARDO AGRETTI
Procedendo ulteriormente verso la terra ferma, in aree saltuariamente inondate ma con il suolo sempre intriso d’acqua, il canneto cede progressivamente il posto al cosiddetto CARICETO. Questa fascia di vegetazione è caratterizzata dalle carici, piante appartenenti alla famiglia delle Cyperacee, di cui le più comuni sono la carice alta e la carice delle rive. Queste piante formano grossi e robusti cespi rialzati dal suolo che permettono loro di crescere fuori dall’acqua anche quando il terreno è allagato. Tra un cespo e l’altro crescono specie igrofile come il rannuncolo di palude, il meraviglioso iris giallo, il nontiscordardime palustre, la salterella e la felce palustre.


carice
Alle spalle del cariceto si possono trovare formazioni erbacee igrofile, tra le quali molto diffusi sono i molinieti a nebbia blu, che fanno da transizione verso i prati stabili falciabili e raggruppamenti boscosi ignobili a ontano nero. Man mano il suolo si fa più asciutto, compare la farnia, quercia che segna il passaggio al bosco mesofilo non più influenzato dalla presenza del corpo lacustre. Tipici di questo ambiente sono anche gli arbusti come la frangola e le palle di neve, bella caprifogliacea dalle grandi infiorescenze bianche.

ninfea bianca e nannufero giallo

giovedì 17 luglio 2008

FILM - NANOOK OF THE NORTH

Nanook of the North : una pietra miliare della storia del cinema.

E’ un film/documentario realizzato da Robert J. Flaherty un americano nato nel 1884 sulle Iron Mountain del Michigan e morto nel 1951. Flaherty e sua moglie Frances sono una delle prime coppie di documentaristi cinematografici al mondo. Intendendo l'attività di documentarista come l'avventura, il viaggio, la scoperta, il desiderio di raccontare e raccogliere. Il film è uscito nelle sale nel 1922, perciò in bianco e nero e muto, e lo si trova facilmente ancora oggi.

Flaherty aveva vissuto a lungo con gli Inuit canadesi durante una campagna di rilevamenti minerari nella Baia di Hudson, da loro era dipeso, aveva imparato la loro lingua e aveva sentito il bisogno di far conoscere il loro stile di vita e il profondo legame con la natura. Flaherty si servì a questo scopo della cinepresa inventata solo qualche anno prima. Gli Inuit parteciparono attivamente a tutte le fasi di ripresa e furono coinvolti alla revisione del materiale girato. Il documentario vuol restituire uno spaccato di vita Inuit attraverso il particolare ritratto del capofamiglia Nanook (l'Orso) e di Nyla, moglie di Nanook incontrati nella baia dell'Hudson, parte artica del Quebec, vicino a Inukjuak.Il merito del film è di aver reso noti al grande pubblico elementi culturali che prima erano dominio esclusivo degli antropologi. Attraverso "Nanook of the North", il mondo intero scoprì come questo popolo si proteggeva dal freddo, come si spostava, come costruiva un igloo o si procurava il cibo; inoltre vari termini propri della cultura inuit, "kayak" tra tutti, fino ad allora appannaggio esclusivo degli etnologi, diventarono di dominio pubblico tanto che oggi noi stessi li usiamo con disinvoltura.

Segnalato dall’amico Marco Ferrario.
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martedì 15 luglio 2008

L’EQUILIBRIO IN KAYAK

corretta posizione del busto con il kayak inclinatoIl kayak da mare è prima di tutto uno sport di equilibrio! E’ dunque importante mantenere il proprio baricentro (situato appena sopra l’ombelico) all’interno della base di appoggio: quando lo scafo oscilla, il busto deve rimanere eretto e non sporgere dal kayak. Quanto detto è valido nel caso in cui il kayak si fermo o si muova in linea retta, mentre quando si compie una rotazione, sul sistema uomo-kayak agisce una forza centrifuga che tende a spostare il corpo all’esterno della curva: per compensare tale forza è necessario inclinare il busto all’interno della curva stessa con un angolo direttamente proporzionale alla velocità di rotazione. E’ un po’ come affrontare una curva in bicicletta o in moto.
Per i principianti, mantenere l’equilibrio è di vitale importanza: non farlo comporta il rovesciamento. Purtroppo non è raro vedere, kayaker esperti che, per mantenere l’equilibrio abusano della pagaia. Ciò è sbagliato: l’equilibrio va mantenuto controllando il baricentro e la distribuzione del peso del corpo; gli appoggi e l’eskimo sono strumenti da utilizzare solo in casi di grande sbilanciamento o per correggere un errore.

corretta posizione del busto con il kayak inclinato

venerdì 11 luglio 2008

LA COMUNITA’ BIOLOGICA DI UN LAGO

fitoplanctonLa catena alimentare di un lago ha come punto di partenza quelle sostanze inorganiche disciolte nell’acqua che risultano indispensabili per la vita: l’anidride carbonica e alcune sostanze disciolte provenienti dalle terre emerse che circondano il bacino e sono veicolate dalle acque di scorrimento superficiali e sotterranee quali calcio, magnesio, carbonati e bicarbonati, fosforo, azoto e microelementi. In grado di utilizzare queste sostanze per produrre, sfruttando l’energia solare, materia vivente sono i cosiddetti “produttori”, rappresentati nel lago dai vegetali litorali visibili a occhio nudo (macrofite) e dalle alghe unicellulari non visibili a occhio nudo, che vivono sospese nella massa d’acqua (fitoplancton). Gli organismi animali che si alimentano direttamente di vegetali, detti consumatori primari, appartengono nel lago principalmente a due comunità: lo zooplancton, cioè animali di piccolissime dimensioni che vivono sospesi nella massa d’acqua nutrendosi in prevalenza di fitoplancton, e il benton, ossia l’insieme di animali insediati sul fondo o nelle immediate vicinanze di esso (molluschi, crostacei, larve di insetti, ecc.), che si cibano sia di macrofite che del fitoplancton disceso a livello del fondo. Nell’insieme il plancton, sia nelle forme vegetali che in quelle animali, è una precisa peculiarità degli ambienti acquatici, che non ha equivalenti sulla terra emersa. Si tratta infatti di organismi che compiono l’intero ciclo vitale senza avere alcun contatto con il substrato solido di fondo. Essi riescono a farsi sostenere passivamente dall’acqua, sfruttando la sua notevole densità. Sulla terra, gli uccelli e gli insetti, che pure sembrano avvicinarsi a questo stile di vita perché trascorrono spesso gran parte della loro esistenza sospesi nell’aria, hanno almeno un momento del ciclo vitale (in genere coincidente con la riproduzione) in cui devono necessariamente fare riferimento al suolo o alla vegetazione.
Tra i consumatori primari possiamo talvolta comprendere alcune specie di pesci (ad esempio la Scardola), che all’interno della dieta inseriscono con maggiore o minore frequenza anche organismi vegetali. I pesci, in generale, appartengono però ai livelli trofici superiori essendo in larga misura consumatori di organismi animali e si pongono pertanto in prossimità dell’apice della catena alimentare.


scardola

giovedì 10 luglio 2008

UN ITALIANO IN AIUTO AGLI INUIT

Ecco un interessante articolo apparso su http://www.corriere.it/ in questi giorni.
Il popolo dei ghiacci sente che la sua storia rischia di finire e si perde tra alcol e droga
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Per chi volesse ho preparato una versione in pdf


Un grazie a Marco Ferrario per la segnalazione

mercoledì 9 luglio 2008

TERMINOLOGIA DEL KAYAK DA MARE (P-R)

paddle float rigidoPADDLE FLOAT: galleggiante di fortuna, rigido o gonfiabile, che consente, applicato ad una pala della pagaia, di risalire a bordo del kayak in caso di rovesciamento.
PAGAIA: remo con quale si voga senza inserirlo nello scalmo. Quella del kayak è provvista di due pale.
PAGAIATA: azione di spinta esercitata su di un bordo dell’imbarcazione per mezzo della pagaia. Si effettua in tre fasi: immersione, passata, svincolo.
PARASPRUZZI: gonnellino elastico e impermeabile che unisce il kayakista al bordo del pozzetto e che serve a non imbarcare acqua in caso di lago o mare are mosso o di rovesciamento dell’imbarcazione.
PARATIA: tramezzo verticale che serve a suddividere l’interno dell’imbarcazione in locali e compartimenti. Nel kayak serve a separare i gavoni dal pozzetto.
PASSACAVO: qualsiasi anello, asola, cappio o foro che serve a guidare una cima nella direzione voluta.
PASSATA: fase intermedia della pagaiata, durante la quale la pala viene trascinata verso poppa per esercitare la spinta che farà muovere il kayak.
PAWLATA ROLL: tipo di Eskimo eseguito tenendo la pagaia in posizione estesa.
PESCAGGIO: è la distanza verticale che intercorre tra il piano di galleggiamento (la superficie dell’acqua) e il punto più basso della carena.
POGGIAPIEDI o PUNTAPIEDI: pedana regolabile, situata all’interno del pozzetto del kayak, contro cui il kayakista puntella i piedi durante la voga e le manovre.
POGGIARE: allontanare la prua dalla direzione del vento. E’ il contrario di orzare.
POGGIASCHIENA: quello del kayak è generalmente costituito da una fascia in tessuto sintetico e può essere dotato di un cuscinetto imbottito.
PONTE: superficie strutturale che divede lo scafo in orizzontale.
POPPPA: estremità posteriore dello scafo.
POPPAVIA: ogni indicazione o riferimento alla direzione pura-poppa dello scafo. E’ il contrario di proravia.
POPPIERO: attinente alla poppa.
PORTOLANO: libro che descrive minuziosamente le caratteristiche d’una costa sotto l’aspetto idrografico, meteorologico e nautico, fornendo notizie sui porti, gli ancoraggi, i ridossi, i punti pericolosi, etc.
POSIZIONE ESTESA: è quella della pagaia allorché la si impugna tenendo le mani su di una sola metà del manico.
POZZETTO: è l’apertura ovale, situata nella parte centrale dello scafo, in fondo a cui si trova il sedile del kayakista. Si chiama così anche l’alloggiamento della deriva.
PRODIERO: attinente alla prua.
PRORA MAGNETICA (Pm): angolo compreso fra la direzione del meridiano magnetico e quella della prua dell’imbarcazione, ovvero del suo asse longitudinale.
PROPRA VERA (Pv): angolo compreso fra la direzione del Nord vero, ossia geografico, e quello della prua dell’imbarcazione, ovvero del suo asse longitudinale.
PRORAVIA: ogni indicazione o riferimento alla direzione poppa-prua dello scafo. E’ il contrario di poppavia.
PRUA: estremità anteriore dello scafo.
PUNTO NAVE: coordinate geografiche di un’imbarcazione in mare, ovvero la sua posizione riferita a una determinata zona geografica.
ROSA MAGNETICA: è il quadrante della bussola, su cui sono riportate le direzioni intermedie a quelle dei quattro punti cardinali.ROTTA: percorso seguito da un’imbarcazione in navigazione. E’ riferita all’asse della bussola (Nord-Sud), e rispetto ad esse viene espressa in gradi o sottomultipli di grado.

pozzetto, a buco di chiave, di un kayak da mare

lunedì 7 luglio 2008

IL GABBIANO COMUNE, IL PENDOLARE DEL LARIO

gabbiani comuni, in abito invernale, in voloNelle nostre pagaiate invernali sul lago, c’è un fenomeno biologico molto interessante da osservare: è il "pendolarismo" del Gabbiano comune. Stormi di centinaia di individui, disposti in una lunga fila quasi a formare una catena di ali, percorrono il cielo, al tramonto e all’alba, dai dormitori nel centro del lago alla pianura padana, dove trovano di che nutrirsi. Il Gabbiano comune appartiene all’ordine CHARADRIIFORMES, famiglia LARIDAE e il suo nome scientifico è Larus ridibundus e pare che Larus sia proprio una delle ipotesi sull’origine del nome Lario.
. gabbiani comuni danno fastidio ad una folaga tentando di rubarle il ciboE’ agile e slanciato, con 34-37 cm di lunghezza; dorso e lunghe ali grigio pallido, caratterizzate dal margine anteriore bianco puro e dalla superficie inferiore delle primarie grigio scura. Gli adulti hanno becco e zampe rosso scuro e coda nera, mentre il capo si presenta bianco con macchie nere nella zona oculare in inverno, ed è invece color cioccolato in estate. I giovani hanno un aspetto più colorato: con macchie e strie grigie, marroni e bianche sulle parti inferiori bianche e becco e zampe arancioni. Nidifica generalmente in colonie numerose, in zone con vegetazione bassa, in prossimità di acque ferme o correnti, ma frequenta abitualmente zone lontane dall’acqua, come campi coltivati o ambienti cittadini: si nutre infatti soprattutto di insetti e vermi di terra, integrati con materiale vegetale e spesso con altri elementi organici trovati nelle discariche. Le coppie più anziane tendono a nidificare al centro della colonia, relegando le più “inesperte” in periferia: conquistare un territorio centrale assicura infatti un maggiore successo riproduttivo.
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battuta di pesca di gabbiani comuni

Foto di Riccardo Agretti.

venerdì 4 luglio 2008

LA SPIRITUALITA’ DEGLI INUIT

rappresentazione di TUPILAQ
Per gli Inuit il senso dell’esistenza stava nella armonia tra l’uomo e le forze naturali. L’INUK credeva nell’eternità dell’anima e temeva lo spirito (TUPILAQ) malvagio e dispettoso che interagiva con gli uomini, rendendo la loro vita difficile e facendo dispetti. La forza vitale degli elementi era sempre rispettata: dopo aver ucciso gli animali, gli Inuit riunivano le ossa delle zampe, perché il loro spirito potesse camminare verso una nuova vita. Per esempio, il cranio della foca veniva posto su un cumulo di neve rivolto verso il mare perché potesse vederlo e, immergendosi nell’acqua, diventare di nuovo foca. Quando la caccia era a lungo infruttuosa o vi erano gravi malattie si ricorreva allo sciamano (ANGAGOQ): grazie a misteriosi rituali raggiungeva uno stato di trance che gli permetteva di mettersi in contatto con gli spiriti divini e le divinità e chiudere lo aiuto.
Il mondo sovrannaturale era concepito in diversi strati: l’inferiore, profondo, caldo e confortevole, dove l’uomo è ricevuto dopo la morte; l’intermedio, proprio al di sotto della crosta terrestre, destinato ai cacciatori maldestri e alle donne che infrangono i tabù; e il superiore, in cielo, freddo e deserto come la terra che gli Inuit abitavano.
Tutti gli esseri del mondo visibile, gli uomini, gli animali, gli alberi e il cielo, il mare e persino le pietre, erano dotato di uno spirito immortale e di poteri soprannaturali con cui punivano chi li disprezzava o infrangeva i tabù. I tabù riguardavano tutti gli aspetti della vita quotidiana: una serie complessa di regole e divieti che governavano l’armonia tra l’uomo e la terra. Gli amuleti erano portati da tutti, anche dai cani, e servivano a rafforzare il carattere, a infondere astuzia e coraggio.


rappresentazine di ANGAGOQ

LA BALNEABILITA' DEI NOSTRI LAGHI

Per un rapido aggiornamento sulla qualità dell'acqua dei nostri laghi vi rimando ad alcuni articoli usciti la scorsa settimana, anche su segnalazine dell'amico Marco Ferrario.
Provincia di Lecco
Provincia di Como e Varese

martedì 1 luglio 2008

L’AMBIENTE LACUSTRE: L’OSSIGENO

Una ulteriore, sostanziale differenza tra l’ambiente terreste e quello acquatico riguarda la facilità con cui gli animali hanno accesso all’ossigeno necessario per lo svolgimento delle proprie funzioni vitali. Presente nell’aria in quantità largamente sufficiente alle nostre necessità, l’ossigeno può infatti essere disciolto in acqua in concentrazioni molto più limitate. La sua maggiore o minore disponibilità ha un ruolo importantissimo nella distribuzione delle varie specie, che hanno esigenze assai diverse tra loro.
L’ossigeno che viene respirato dagli animali acquatici è presente in forma disciolta e può provenire dall’atmosfera sovrastante oppure essere prodotto dagli organismi vegetali acquatici. Se consideriamo che i processi vitali degli organismi vegetali si svolgono in presenza di luce, appare subito evidente che entrambe le “sorgenti” di ossigeno che alimentano un lago si trovano in prossimità della superficie.Nei periodi in cui la temperatura e la densità sono abbastanza costanti alle diverse profondità, il rimescolamento dell’acqua causato dall’azione del vento fa sì che l’ossigeno presente presso la superficie possa distribuirsi anche negli strati profondi. D’estate, invece, la notevole differenza di densità tra i due strati del lago impedisce anche ai venti più forti di mischiare le acque superficiali con quelle profonde, che restano così a lungo private di ogni apporto di ossigeno. E’ quindi importantissimo, per assicurare il mantenimento delle condizioni vitali in profondità anche durante i mesi caldi, che la “scorta” di ossigeno accumulata al termine dell’inverno sia consumata con gradualità, evitando ogni forma di “spreco”, in modo che il prezioso elemento sia ancora presente in quantità significative all’inizio dell’autunno, quando si riavviano i processi di rimescolamento delle acque. Fino a qualche decennio fa effettivamente tutti i laghi del territorio lariano non presentavano mai gravi “deficit” di ossigeno; purtroppo, una delle conseguenze indirette dell’inquinamento è proprio lo “spreco” di ossigeno presente nelle acque profonde, delle quali, nei bacini più compromessi, scompare sin dall’inizio dell’estate.