"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 29 aprile 2013

PAGAIARE NEL “MOSSO”




Dopo molto anni che si pagaia, si pensa che avremmo “automatizzato” il gesto della pagaiata in avanti. Senza dubbio il gesto si è consolidato, ma non bisogna credere che la nostra pagaiata possa diventare come una ruota che compie sempre la medesima azione. Sicuri che la nostra azione non è un meccanismo di una catena di montaggio, dobbiamo ogni volta cercare di “sentire” il movimento, sempre alla ricerca del minimo sforzo e della massima resa. Si dovrebbe cercare di tenere a mente la tecnica che abbiamo imparato, ma poi, in realtà, bisogna stare attenti soprattutto a sentire che il kayak scivoli in avanti grazie alla resa del colpo. 




Basta una leggera brezza per increspare il mare o lago che sia: non bisogna mai perdere l’occasione, è un ottimo momento per affinare la tecnica della pagaiata nel “mosso”. Le onde ci creeranno instabilità: occorre rimanere morbidi con il corpo e cercare di assecondarle, tutto quello che faremo con il bacino, le cosce e i piedi non deve condizionare la parte alta del corpo che dovrà continuare a pagaiare come se fosse in acqua ferma. 




Quando si pagaia nelle onde c’è un momento in cui il kayak scivola e prende velocità e un altro in cui rallenta e sembra andare in salita. Cerchiamo di sfruttare le onde quando pagaiamo, in modo da risparmiare energia. Se poi ci troviamo in una bella situazione di onde di traslazione, proviamo a surfare: è molto divertente e un ottimo esercizio per imparare a condurre il kayak. Se si sfrutta bene l’onda si potrà evitare di pagaiare. Per mantenere la direzione adotteremo un colpo che, con piccoli aggiustamenti, sarà utilizzabile in moltissime situazioni: la timonata. La pala è inserita in acqua dietro al pozzetto in modo da poter richiamare e allontanare la poppa. 




lunedì 22 aprile 2013

IL MIGNATTAIO, UN IBIS TRA GLI AIRONI



E’ un uccello di medie dimensioni appartenente all’ordine Ciconiiformes, famiglia Threskiornithidae, comprendente gli ibis e le spatole. Il suo nome scientifico è Plegadis falcinellus. E’ un ibis completamente scuro, con becco lungo e ricurvo, capo grosso, ali larghe e arrotondate, collo lungo tenuto disteso in volo e zampe lunghe che sporgono oltre la coda, corta e squadrata. In periodo riproduttivo il piumaggio del dorso è castano scuro, con riflessi iridescenti. In inverno è uniformemente scuro con piccole macchie bianche su capo e collo. Vola spesso in piccoli gruppetti formando stormi disordinati. 




Di abitudine gregarie, nidifica in colonie sia umide a canneto, d’acqua dolce o salmastre, sia in boschi igrofili. Fuori dal periodo riproduttivo frequenta tutte le zone umide, comprese le spiagge sabbiose marine. L’alimentazione è costituita prevalentemente da insetti ma anche da molluschi, anellidi e crostacei. La ricerca del cibo viene effettuata con movimenti del becco dall’alto verso il basso. Migratore totale, sverna in varie regioni africane. 




In Europa le principali colonie si trovano nelle zone umide di Mar Nero, Mar Caspio, Albania, Grecia e Turchia. In Italia la specie, una volta più ampiamente distribuita, ha nidificato con continuità solamente in Sardegna, mentre in altre regioni è scomparsa nella seconda metà del secolo scorso per poi ricomparire con nidificazioni sporadiche e irregolari. Attualmente, oltre che in Sardegna, si segnalano nidificazioni in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Puglia. Le popolazione europea è stimata in 7.000-9.000 coppie. Negli ultimi anni in Italia hanno nidificato una dozzina di coppie. In Lombardia, la zona interessata dalle nidificazioni è quella della Lomellina. Nel corso di questo secolo ha subito un marcato decremento scomparendo da diverse località dell’Europa centrale. E’ considerato una specie in declino. 




lunedì 15 aprile 2013

I POPOLI DEI GHIACCI DEL GRANDE NORD (27)





Ultimamente l’artigianato dei Ciukci ha conquistato l’opposta riva dell’Alaska: la comunità dei Ciucki, anche grazie ai vantaggiosi scambi con gli americani, sta assumendo una connotazione diversa dalle altre comunità artiche. Vi è anche da ricordare che, nonostante le pesanti critiche alle quali può essere sottoposto il sistema sovietico, l’Unione Sovietica è stata l’unica a riconoscere sotto forma di repubbliche indipendenti le varie etnie locali, i cui rappresentanti trovano oggi posto nel parlamento di Mosca. Di fatto, in Alaska e in Canada né gli Inuit, né gli indiani hanno ricevuto un analogo riconoscimento delle loro etnie; soltanto negli ultimi anni, oltre alla nomina in parlamento di un rappresentante dei loro territori, è stata concessa alla comunità una certa ripartizione dei benefici economici derivanti dallo sfruttamento minerario e energetico. 



La Groenlandia ha recentemente raggiunto l’indipendenza formale con un governo proprio. Su questa isola gli Inuit groenlandesi, si sono da lungo incrociati con i Danesi e hanno perso molti dei caratteri mongolici originari. La colonizzazione danese è comunque durata così a lungo che i più estesi legami culturali e commerciali con la madre patria sussistono tuttora; il danese risulta essere inoltre la lingua ufficiale nei rapporti con gli altri Stati. La dichiarazione di indipendenza del Paese non ha creato particolari complicazioni circa il mantenimento della grande base americana a Thule; al contrario, ai Paesi dell’Unione Europea è stata negata la possibilità di accedere liberamente alle acqua territoriali groenlandesi per svolgere le attività di pesca.





La già tesa situazione tra Europa e Groenlandia, nata da tale limitazione è incrementata da un fattore naturale: con il continuo innalzamento della temperatura verificatosi nell’alto Atlantico, banchi di pesci sempre più numerosi popolano le coste della Groenlandia. Attualmente la Danimarca sta tentando, in qualità di mediatrice, di aiutare l’Unione Europea a risolvere questa difficile situazione, mediante singole concessioni molto lucrative per la Groenlandia.






lunedì 8 aprile 2013

COMUNI DEL LARIO: ABBADIA LARIANA - STORIA, GEOGRAFIA, SPIAGGE


Il comune di Abbadia Lariana è il primo che troviamo risalendo il ramo lecchese del Lago di Como. Il terreno su cui sorge l’abitato è in gran parte quello riportato a valle dal torrente Zerbo che discende dalla montagna della Grigna Meridionale (detta Grignetta, 2.184 mtslm) . I dati principali sono: 3300 abitanti – 200 mt di altitudine sul livello del mare (escluse le frazioni montane) – 17 kmq di estensione. 



Il nome di Abbadia deriva dall’antica abbazia Benedettina di S. Pietro gemellata con quella di S. Vincenzo a Milano e detta per distinguerla meglio: Abbazia sopr’Adda poi cambiato in Abbazia Lariana. Più volte in rovina e più volte ricostruita, costituisce attualmente la chiesa di S. Lorenzo. 



La costa di Abbadia a lago è caratterizzata da diverse spiagge, un imbarcadero, un campeggio, alcuni ristoranti e B&B con accesso diretto a lago. In questo punto il Lario è profondo circa 100mt. Tra le spiagge si segnalano quella adiacente al Parco Ulisse Guzzi. 





Ulisse Guzzi è figlio del fondatore dell’omonima azienda produttrice di motociclette e si è distinto particolarmente dopo il 1943 tra le forze partigiane impegnate nel lecchese. Il Parco Guzzi è un vasto spazio verde con antistante spiaggia a ghiaia fine e sassi lunga circa 200mt e larga 20mt con prati verdi alberati. Il posto è dotato di area pic-nic, campi di pallavolo, WC, bar-ristorante. In estate il posto è frequentatissimo. 




La spiaggia più nota è però quella posta in località Pradello ai confini con Lecco, nei pressi della ben nota discoteca ‘Orsa Maggiore’ divisa in due parti: una ad accesso libero su riva scoscesa ed attrezzata solo con un bar, l’altra con accesso a pagamento e dotata quindi di sdraio, lettini, pedalò, ristorante , bar etc.. etc. La piccola "Rimini" dei Lecchesi. 



Testo del Luis (Inuit del Lario)