"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 28 ottobre 2013

PONTINE MARE MARATHON 2013: IL PROGRAMMA DEL TOUR IN KAYAK



Le isole Pontine traggono nome dal greco ‘Pontus’ che significa ‘mare’, mentre in epoca romana furono rinominate ‘Ponziane’ poiché pare che sulle isole vi fosse la villa del prefetto di Giudea famoso per lavarsi spesso le mani... Il programma si è sviluppato prevalentemente in 3 giorni da venerdì 13 settembre a domenica 15 settembre. Chi non disponesse di kayak personale o non lo volesse trasportare poteva noleggiarne uno con tanto di pagaia. 


Venerdì 13: ore 10,30 arrivo a Ponza, ci si prepara velocemente per partire alle ore 11,30 ed effettuare il tour di Ponza. Partenza in Kayak si gira attorno a Punta Capo Bianco poi Cala Brigantina i Faraglioni la Spiaggia di S.Silverio. Il Giro dell’Isola ha una lunghezza di circa 28 Km. Pernottamento in appartamento a Ponza. Cena da Candida ben noto ristorante dallo stile un pò fantasioso ma comunque una piacevole frequentazione fatta di buon cibo, prezzi contenuti e atmosfera familiare. 




Sabato 14 traversata Ponza –Palmarola. Partenza da Ponza, attorno a mezzogiorno….cela prendiamo con calma dopo la mangiata della sera prima. Si percorre lo stesso itinerario del giorno precedente per poi dirigersi verso Palmarola per una traversata di 9 Km. Si cena presso il Ristorante O’francese, alcuni poi rientrano in appartamento a Ponza (con ritorno in barca). Dopo la cena dal Francese i più optano per montare le tende davanti al ristorante, alcuni penottano nelle camere del ristorante… altri dormono nel salone dello stesso dentro il sacco a pelo….nel complesso un bel bivacco. 




Domenica 15 dopo una discreta colazione ci si dirige verso Ponza . La giornata appare grigia, le previsioni dicono pioggia per il pomeriggio, temporali per la sera. Si rientra a Ponza percorrendo il percorso al contrario dell’andata. Alcuni rifanno il giro di Ponza, altri rientrano più velocemente per fare acquisti e riposarsi un po’ prima di ricaricare il tutto sul traghetto. Alle 19,30 arriva il traghetto destinato solo a noi e ci riporta a Terracina … ultimi saluti con la leggera pioggia che ti invoglia a partire. 



Una piccola vacanza fortunata, bel tempo, bella località e ottima compagnia, cosa di meglio nell’ultimo week-end caldo dell’estate. 



Testo del Luis (Inuit del Lario)

lunedì 21 ottobre 2013

LA PAGAIA MODERNA



La pagaia moderna è formata da un manico con un diametro che varia dai 28 ai 31 mm. e da due pale poste all’estremità. Il manico, o tubo, può essere dritto oppure “ergonomico”, cioè presentare una curva all’altezza dell’impugnatura che permette una presa più funzionale. Nella maggior parte dei casi il manico è ovalizzato per aiutare a sentire la corretta posizione della presa. Le pale hanno due facce, una concava detta cucchiaio ed una convessa detto dorso; esse sono sfasate tra loro (forse questa è la grande differenza tra la pagaia moderna e la pagaia tradizionale Inuit), con un angolo che varia a seconda della specialità e dell’utilizzo. Anche la lunghezza della pagaia può variare per le stesse ragioni: una pagaia lunga garantisce una spinta maggiore ma poco agilità, viceversa una pagaia corta offre meno spinta ma molto agilità. La pagaia moderna può essere divisibile in due: per comodità di trasporto e per essere alloggiata sulla coperta del kayak come pagaia di scorta. Inoltre esistono sistemi di bloccaggio del manico che permetto di variare la lunghezza e l’angolo di incidenza; questo permette di avere una pagaia ancora più versatile. 




Le pagaie moderne possono essere di materiale plastico, quelle più economiche, in nylon e resina, quelle intermedie e in fibra di carbonio quelle più pregiate e leggere. Il carbonio è il materiale che garantisce la migliore risposta in acqua ma, essendo molto rigido, può dar problemi di tendiniti a chi non è abituato a tali sollecitazioni. La scelta del tipo di pagaia moderna è soggetta a molte variabili: altezza del canoista, tipo di kayak che si usa, tipo di specialità, stile di pagaiata e forza del canoista. A seconda del tipo di pagaia ci possono essere delle differenze sulla superficie delle pale; una pala più grande offre maggiore presa in acqua ma richiede molta più forza; una pala più piccola prende meno acqua e meno vento e richiede meno potenza. E’ una scelta personale, condizionata sicuramente dalla forza del canoista ma anche dalla sua tecnica e dal tipo di ambiente acquatico in cui normalmente di pagaia. 




Purtroppo i manici della pagaie moderne hanno diametri poco versatili, ma sicuramente nel futuro le tecnologie porteranno a scegliere il diametro in modo più preciso. Per chi ha le mani piccole, è meglio scegliere una manico di diametro inferiore. In relazione al manico dritto o ergonomico, anche questa è una scelta soggettiva; partiamo dal presupposto che vanno bene entrambi; il manico ergonomico permette di avere una distribuzione della forza a livello articolare e muscolare più fisiologico. I mancini dovrebbero utilizzare una pagaia apposita; con la pala destra ruotata di 180° rispetto ad una pagaia normale. In realtà questo tipo di pagaia non è facile da trovare sul mercato ed è per questo motivo che molto pagaiatori mancini si adattano ad utilizzare pagaie per destri. 



mercoledì 16 ottobre 2013

ANGMAGSSALIK: LA MOSTRA FOTOGRAFICA E IL LIBRO

E' con molto piacere che vi rimbalzo la notizia di questa bella iniziativa dell'amico Ottorino, dell'associazione Italia-Ammassalik.
Chi è nella zona non se la deve perdere!!


Dal 21 ottobre al 2 novembre la Biblioteca Berio, Via Del Seminario 16, Genova ospiterà la mostra info-fotografica

AMMASSALIK - il lato nascosto della Groenlandia
Un viaggio fra i silenzi, i sorrisi, le solitudini della Groenlandia orientale

Rassegna fotografica sulla Groenlandia e il popolo Inuit di oggi che ha come 'focus' Ammassalik, vastissima regione della Groenlandia orientale abitata da 3000 inuit ancora legati al territorio e alle tradizioni, alla ricerca di un 'ponte' con l'occidente per affrontare le sfide dell'economia globale.

Lunedì 21 alle ore 17, sempre presso la Biblioteca Berio, nella sala Chierici, verrà inoltre presentato il libro:

ANGMAGSSALIK
 di Ottorino Tosti, edito da 'Oltre Edizioni'

Un testo che fornisce compiute informazioni di natura geografica, storica e culturale sulla Groenlandia orientale e sull'etnia Inuit che la abita.

Trovate maggiori informazioni sul sito dell'associazione http://www.italiammassalik.it



lunedì 14 ottobre 2013

IL GAMBECCHIO, PICCOLO MA AGGRESSIVO


Appartiene all’ordine Charadriiformes, famiglia Scolopacidae, la più vasta del gruppo. Il suo nome scientifico è Calidris minuta. Di taglia minuscola, la lunghezza del suo corpo è compresa tra i 12 e 14 cm., ha zampe nere e un becco corto e dritto. Gli adulti, in estate, presentano un colore rossiccio, con puntini scuri sul dorso e sfumature castane sul capo; il ventre è bianco, con striature rosse e marroni sul petto e sul collo. In autunno, i colori mutano in grigio topo con toni marroni. In volo è visibile una barra bianca sulle ali ed un striscia nera lungo il centro della coda, i fianchi sono bianchi. I giovani hanno colori più pallidi rispetto agli adulti, e presentano due caratteristiche “V” chiare sul dorso. 




Si riproduce nelle tundre costiere o su isole con bacini d’acqua poco profondi; durante le migrazioni sosta anche in piccoli specchi d’acqua, lagune costiere, pozze temporanee o zone inondate ricche di fango; predilige in genere gli ambienti riparati a quelli aperti. Si nutre principalmente di piccoli invertebrati, che cerca nel terreno, e cattura con rapidi scatti. E’ una specie gregaria, e può formare stormi che arrivano a contare diverse migliaia di esemplari, unendosi talvolta ad altre specie. Sia il maschio che la femmina sono bigami, per ogni femmina si hanno quindi due deposizioni successive. Nella fase riproduttiva, il Gambecchio cerca di impedire a uomini o animali di avvicinarsi alla covata compiendo corse e voli in direzione dell’intruso. 




Nidifica nella fascia della tundra nord europea e asiatica. Sverna principalmente in Africa, ma anche nel bacino del Mediterraneo e del Golfo Persico. In Italia e in Lombardia è migratore e svernante. La popolazione nidificante più consistente si trova nell’ex Unione Sovietica dove le stime variano tra 100.000 e 1.000.000 di coppie; la popolazione Norvegese è invece fluttuante tra le 200 e le 1.000 coppie. In Italia, dove svernano circa 12.500 individui, si ritrova sia lungo la costa tirrenica che su quella adriatica, e, in misura ridotta, nelle zone umide.



lunedì 7 ottobre 2013

GEOGRAFIA DELL’ARTICO (4)



In breve, la parte superficiale delle acque artiche si diffonde dal bacino polare e penetra nell’arcipelago canadese, raggiungendo il mare di Beaufort. La parte più cospicua si dirige verso sud, lambendo la costa orientale della Groenlandia e risalendo la costa occidentale per circa 500 chilometri; un ramo secondario scende dalla baia di Baffin, costeggiando il Labrador e l’isola di Terranova. Infine una corrente glaciale scende dallo stretto di Bering costeggiando la penisola dei Ciukci e la Kamcatka. 





La bassa salinità, inferiore al 34 per mille, dovuta all’apporto dei fiumi che versano le loro acque nell’Oceano Artico e la temperatura inferiore a -1°C, sono gli elementi che distinguono le acque artiche. Accanto alle correnti descritte, dirette da Nord a Sud, scorrono correnti più calde e più concentrate che salgono da Sud a Nord, con un contenuto salino oltre il 35 per mille e temperature sopra lo zero. Fra queste correnti, la più importante è quella nord-atlantica, meglio conosciuta come Corrente del Golfo, la cui influenza, oltre che sulle isole Svalbard, si fa sentire sulle coste norvegesi e lungo la penisola di Kola (dove il porto di Murmansk è libero dai ghiacci tutto l’anno), raggiungendo infine la Novaja Zemlja. 





Come si può notare, anche per i confini marini dell’Artico è difficile stabilire un delimitazione netta; gli oceanografi distinguono comunque le acque artiche da quelle subartiche in base a differenti parametri di salinità e di temperatura. Lo studio dei percorsi delle differenti correnti marine e il calcolo della loro portata hanno permesso di tracciare una linea di demarcazione più attendibile.