"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

giovedì 5 maggio 2011

LA TROTA FARIO



Vive nelle acque limpide e fresche dei torrenti di montagna con elevate concentrazioni di ossigeno, non tollera temperature al di sopra dei 18 gradi ed è piuttosto sensibile all’inquinamento. Un tempo non era molto diffusa ed era costituita da popolazioni locali spesso assai differenti fra loro a causa dell’isolamento geografico tipico dei torrenti alpini. Il massiccio ricorso ai ripopolamenti ha fatto sì che tali caratteristiche si siano “diluite” in una molteplicità di caratteri, tanto che pescando su un torrente è frequente catturare individui anche molto diversi fra loro.




La trota fario è una specie molto ricercata dai pescatori dilettanti e questo rende inevitabile il ricorso ai ripopolamenti, anche se spesso si abusa di questa tecnica, poiché in alcuni casi la capacità di riprodursi degli individui presenti è più che sufficiente a sostenere la pressione di pesca. In questi casi il danno causato dal ripopolamento è dovuto al superamento delle capacità biogeniche del corpo idrico: se si supera il numero massimo degli individui che un dato ambiente è in grado di ospitare, questi non cresceranno (nanismo) oppure si verificheranno fenomeni di cannibalismo o di migrazione. Non è infatti un caso che ogni anno i pescatori professionisti nel Lario catturino da 1 a 2 tonnellate di trote fario, senza dubbio provenienti dai torrenti tributari. E’, o meglio era, possibile distinguere due ceppi distinti di trota fario, uno a nord della catena alpina detto “ceppo atlantico” e l’altro a sud delle alpi detto “ceppo mediterraneo”: il ceppo atlantico è più robusto, più facile da allevare e cresce più rapidamente ed è quindi stato preferito dagli allevatori per la produzione di materiale da ripopolamento. Il pesante ricorso ai ripopolamenti nei torrenti regionali nell’ultimo trentennio ha fatto sì che il ceppo mediterraneo sia da considerarsi praticamente estinto, o meglio ibridato con l’atlantico. Attualmente si sta producendo materiale selezionato presso il centro ittiogenico di Fiumelatte che viene utilizzato per ripopolare i torrenti provinciali. La trota fario è presente in tutti i torrenti provinciali, nel Lario e nell’Adda.




COME RICONOSCERLA:

Corpo affusolato lievemente compresso lateralmente.
Colorazione assai variabile, grigio – verde sul dorso, mentre i fianchi sono più chiari con chiazze nere (molto frequenti nel ceppo mediterraneo), e chiazze rosse più rare (bordate di bianco nel ceppo atlantico). I fianchi ed il ventre hanno colorazione bianca o gialla (decisamente gialla nel ceppo mediterraneo); inoltre sui fianchi compaiono una serie di grosse bande verdi - azzurre di forma elissoidale dette “macchie parr” ben visibili nei giovani ma anche nell’adulto nel ceppo mediterraneo.
Testa conica con occhi grandi, bocca grande posta appena sotto l’estremità del muso, nel ceppo mediterraneo è ben visibile una grossa macchia nera posta subito dopo l’occhio detta “macchia pre-opercolare”.
Pinna dorsale grigia con puntini neri, pinne pettorali, ventrali e anale di color grigio o gialle, presenza della pinna dorsale adiposa (tipica dei salmonidi).
Può raggiungere gli 80 centimetri ed i 7 - 8 chili di peso nei laghi, mentre nei torrenti raramente supera il chilo.
La trota fario può essere confusa con la trota iridea ma quest’ultima non presenta mai macchie rosse, macchie parr e ventre giallo.




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Tratto dal sito della FIPSAS di Lecco.

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