Intorno all’Artico esiste da millenni un sottile frangia di popolazioni, con caratteristiche diverse sia nel linguaggio sia nell’origine razziale, ma unificate da una grande somiglianza della cultura materiale. Grazie a questa cultura, le tribù artiche sono state capaci di sopravvivere e di superare le terribili condizioni ambientali presenti sulle coste semigelate dell’oceano e della tundra. Questa cultura primitiva, dapprima sottovalutata, è stata in seguito studiata e assimilata da chi, volendo operare alle stesse latitudini, ha dovuto adottare il metodo di vita dei popoli locali.
Solo utilizzando il loro mezzo di trasporto, la slitta trainata dai cani polari e i loro vestiario, un sistema di pellicce sovrapposte, gli esploratori Peary nel 1909 e Amundsen nel 1911, furono in grado di raggiungere rispettivamente il Polo Nord e il Polo Sud, portando a termine in buone condizioni le non facili imprese.
Un altro esploratore, Stefansson, compì la traversata del Canada settentrionale senza l’appoggio di una spedizione, contando soltanto sull’aiuto di un compagno e di due fucili, dimostrando che territori così deserti e apparentemente privi di vita, potevano offrire all’uomo i mezzi necessari per vivere.
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