Per pagaie tradizionali si intendono quelle tipiche usate dagli Inuit della Groenlandia e delle isole Aleutine, a pale strette e non incrociate, quando la loro sopravvivenza dipendeva dalla caccia e dalla pesca praticata a bordo del kayak. Ebbene nella loro rudimentale costruzione, sia il kayak che la pagaia, erano il risultato della loro esperienza e dei materiali reperibili in zone così ostili. Resta il fatto che, con quelle possibilità, erano riusciti a trovare le forme e le linee perfettamente funzionali per affrontare giornate intere di navigazione in condizioni meteo alquanto avverse. Pertanto, dopo tante osservazioni e analisi sulle loro pagaie e sui loro kayak, abbiamo constatato che per medi e lunghi percorsi, oltre a un buon allenamento, ci vuole una pagaia adatta; e quale prova più convincente delle pagaie tradizionali Inuit?
.
Una pagaia corta (cm. 180 circa) con pale larghe (cm. 20 circa) è adatta alla navigazione in spazi ristretti come fiumi, torrenti o sotto la vegetazione; le sue pale larghe danno buona resa e discreto appoggio anche in spazi così ridotti. Una pagaia di lunghezza come la precedente, ma con pale strette (cm. 9 circa) e lunghe (cm. 60 circa) non darebbe una buona resa e neppure un buon appoggio.
.
.
Una pagaia di lunghezza media (cm. 220 circa) con pale larghe (cm. 20 circa) è adatta alla navigazione in spazi più estesi, come laghi e mari; le sue pale danno un’ottima resa ed un buon appoggio, ma subiscono forte pressione con vento contrario ed, anche quando le pale sono incrociate, non consentono di mantenere un ritmo costante su tragitti medio-lunghi ed affaticano molto; anche i polsi soffrono dovendo continuamente effettuare la rotazione ad ogni pagaiata. Sono quindi adatte a tragitti piuttosto brevi con necessità di molta propulsione, quindi a competizioni sportive.
.
.
Una pagaia di lunghezza come la precedente, ma con pale strette (cm. 9 circa) e lunghe (cm. 80 circa), adatta alla navigazione come sopra, offre una buona resa su percorsi medio-lunghi; permette un buon appoggio; soffre poco il vento, affatica molto meno braccia e polsi, anche perché non necessita di rotazione.
.
.
Una pagaia piuttosto lunga (cm. 240/250 circa) con pale larghe (cm. 20 circa) è incredibilmente faticosa in quanto con un braccio di leva così lungo è quasi impossibile pagaiare, inoltre il vento contrario svilupperebbe una forza tale da impedirne l’avanzamento. Questo tipo di pagaia è assolutamente da scartare!
.
Una pagaia di lunghezza come la precedente, ma con pale strette (cm. 9 circa) e lunghe (cm. 90/92 circa), è specialmente adatta a percorsi medio-lunghi di navigazione sui laghi e mari con ottima resa; ottimo appoggio; ridotto affaticamento e, a secondo
del profilo delle pale, pochissima sofferenza al vento. Questa è la PAGAIA DA MARE!
.
.
Una pagaia di lunghezza come la precedente, ma con pale strette (cm. 9 circa) e lunghe (cm. 90/92 circa), è specialmente adatta a percorsi medio-lunghi di navigazione sui laghi e mari con ottima resa; ottimo appoggio; ridotto affaticamento e, a secondo
del profilo delle pale, pochissima sofferenza al vento. Questa è la PAGAIA DA MARE!
.
Il profilo delle pale di una pagaia tradizionale, oltre che a determinare la zona di provenienza di alcuni modelli, determina anche la maggiore o minore resa durante la navigazione. Supponiamo di avere due pagaie tradizionali della medesima lunghezza e medesima larghezza, ma una con la parte più larga all’estremità; l’altra con la parte più larga al centro della pala. Si deduce che accorciando il braccio di leva si riduce anche la forza da impiegare pur mantenendo la stessa presa d’acqua; al contempo si sopporta meglio il vento contrario sulla pala esposta. Anche la sezione delle pale consente di ottenere un maggiore o minore grip. Pertanto una sezione con le due facciate molto convesse non consente una buona spinta, mentre una sezione con le due facciate leggermente convesse consente una buona spinta e morbidezza. Per chi, da una pagaia tradizionale, vuole una spinta forte ma che una buona sopportazione al vento contrario: la pagaia ideale è a pale con sezione concava da un lato e convessa dall’altro. Non esiste una pagaia perfetta per tutte le esigenze, ma scegliendo il profilo giusto si può ottenere un buon margine di versatilità.
.
.
Una buona pagaia tradizionale deve essere rigorosamente fatta in legno! Il legno è un cattivo conduttore di calore e quindi non scotta se lasciato al sole e non gela se lasciato al freddo. A seconda delle esigenze, il legno può essere scelto tra le diverse essenze in funzione del peso, del colore, della durezza e delle sue venature. Il legno galleggia in acqua. Il legno unito tra varie essenze può dare risultati ottici piacevoli; a strati sovrapposti, può costituire un prodotto indeformabile e alquanto rinforzato. Il legno è trattabile con idrorepellenti, vernici e resine speciali. Le parti interne devono essere in legno di abete (legno leggero, ma abbastanza forte), mentre le parti esterne in legno di douglas, frassino, mogano, ciliegio, ecc. (legno duro).
.
.
Una buona pagaia dovrebbe essere ricavata da un "sandwich" a strati di legni sovrapposti incollati tra loro tenendo conto di ottenere complessivamente peso accettabile, robustezza, indeformabilità, impermeabilità, maneggevolezza. I legni che la compongono devono essere esenti da nodi soprattutto in parti soggette a sollecitazione. Deve avere le estremità rinforzate affinché non si rovinino facilmente e lascino filtrare acqua nel legno. Deve essere ben equilibrata. Il manico rigido e ovale ben levigato che consente maneggevolezza, robustezza e riconoscimento costante della posizione delle pale anche al buio. Le pale non troppo rigide. Deve essere trattata per l’impermeabilizzazione con due mani di resina epossidica bi-componente a distanza di 48 ore una dall’altra, previa carteggiatura e due mani di vernice poliuretanica bi-componente (preferibile satinata per evitare l’appiccichio alle mani e i riflessi del sole negli occhi) a distanza di 24 ore l’una dall’altra, previa carteggiatura. Le colle usate devono essere idroresistenti e termoresistenti (epossidiche, poliuretaniche, viniliche super extra).
Se qualcuno vuole provare a costruirsene una sappia:
Che ci vogliono un po' di attrezzi
Che ci vuole un po' di abilità
Che ci vuole molto olio di gomito e pazienza
Che ci vogliono circa 100 € di materiali
Che se viene bene la soddisfazione è grande!
Che se viene male la delusione è grande!
Che se viene male la prima, la seconda verrà meglio!
.
Foto (tranne la prima) e testo di Nicola “NIKO” De Florio.
L’autore vive a Varese e dalle sue mani nascono le mitiche pagaie “AVATAK” http://www.avatakpagaie.com/ Tel. +39 333 4924557 E-mail: avatak@libero.it
.
Foto (tranne la prima) e testo di Nicola “NIKO” De Florio.
L’autore vive a Varese e dalle sue mani nascono le mitiche pagaie “AVATAK” http://www.avatakpagaie.com/ Tel. +39 333 4924557 E-mail: avatak@libero.it
Mi fido a occhi chiusi di quanto detto:ho seguito l'impresa di Guido Grugnola,ROUNDITALYCRUISE,e se lui usa le pagaie De Florio non c'è assolutamente nulla da obiettare o aggiungere!
RispondiEliminaMaria Angela Gobbi-Colico