Fino a pochi anni fa gli Inuit non avevano leggi scritte, né vi erano persone con maggiore autorità, in diritto di comandare o imporre il proprio volere. C’erano comunque dei codici di comportamento ben definiti e seguiti da tutti: chi li infrangeva veniva punito dal gruppo. Pigrizia, falsità, aggressività, gelosia erano considerati comportamenti scorretti. Se il comportamento colpevole aveva messo in pericolo la comunità, gli adulti si radunavano pubblicamente per discutere e giungere ad una decisione collettiva. Nel valutare la gravità della colpa gli Inuit concentravano l’attenzione, più che sul fatto, sul colpevole e sul suo ruolo all’interno del gruppo. La forma di “processo” più tipica era il duello dei canti, in cui i contendenti componevano canzoni che poi venivano cantate accompagnate dal suo di un tamburo. La comunità considerava vincitore chi aveva esaltato le sue ragioni dimostrandosi più acuto, spiritoso e convincente. Solo nei casi più gravi si allontanava il colpevole dal campo: una punizione che, in un ambiente estremo come quello artico, spesso equivaleva a una vera condanna a morte.
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