"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 2 gennaio 2012

I POPOLI DEI GHIACCI DEL GRANDE NORD (13)



Gli intestini di foca, lavati, disseccati e tesi, fornivano un materiale translucido, con cui venivano chiuse rudimentali finestre negli igloo, sia nelle costruzioni in torba. Gli stivali avevano suole di pelle d’orso, silenziose e antisdrucciolevoli; la loro coibenza era particolarmente utile durante le lunghe esposizioni dei cacciatori al gelo polare. Ridotta in strisce, la pelle dell’orso era usata anche per rivestire i pattini delle slitte: questo materiale si dimostrava infatti abbastanza robusto per sopportare gli urti contro il ghiaccio vivo e sufficientemente scorrevole nella neve soffice.




Le pelli di lupo e di ghiottone venivano impiegate per orlare i cappucci dei parka (casacche di pelo di foca), mentre con le piume degli uccelli, cucite fra loro, si potevano confezionare calde maglie da portare a contatto con la pelle.




L’utilizzo dei vegetali era estremamente limitato: il muschio disidratato veniva usato come lucignolo per le lampade, la resinosa cassiope era impiegata d’estate come combustibile (durante tutto l’anno presso le tribù lontane dal mare che non disponevano di olio animale). Gli unici frutti a disposizione erano i mirtilli, che costituivano una risorsa supplementare di vitamina C, il cui fabbisogno era comunque assicurato dalla pelle di narvalo, che ne è molto ricca, e dai diversi organi degli animali, ingeriti crudi o appena scottati.



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