"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 27 dicembre 2010

L’OASI DEL LAGO DI MEZZOLA (PRIMA PARTE)



Fino ai primi del ‘900 Il lago di Mezzola ha rappresentato una meta a lungo sospirata dal viaggiatore che, faticosamente, risaliva la tortuosa strada del Lario. Si trattava dell’ultima sosta prima di affrontare, un viaggio ancor più difficile, quello tra le montagne della Valtellina o della Valchiavenna. Poi i trasporti divennero, relativamente, più veloci. Treni, soprattutto, magari ancora sbuffanti nuvolone nere di carbone, ma almeno più sicuri rispetto alle carrozze (per i più fortunati) e meno faticosi degli spostamenti a piedi (della maggioranza).





Ciononostante il Lago di Mezzola, incastonato tra le pareti del Sasso Manduino e contrafforti della Berlinghera, ha mantenuto l’atmosfera di un’oasi. Un posto dove arrivare è si facile, ma partire è ugualmente difficile. Perché è difficile staccarsi da un luogo così bello, da questo paesaggio a tratti dolce e a tratti aspro, da quel tempietto di granito, il San Fedelino, che con le sue forme arcaiche e armoniose si riflette nelle acque del bacino da tempo immemorabile.





Forse la stagione migliore per visitare l’oasi del Lago di Mezzola, un po’ in controtendenza con gli altri laghi, è proprio l’autunno o l’inverno. Quando il gelo sembra fissare, come in un quadro, la vegetazione. Quando il cielo è così limpido che le montagne sembrano finte. Quando il silenzio permette di ascoltare i versi lontani degli uccelli. Che, a volte non sono poi così lontani. Perché questo lembo di palude, con le sue acque ora cristalline ora brunose, costituisce un centro di interesse naturalistico di fama internazionale la punto che, dal 1971, è incluso nella convenzione di Ramsar. Il motivo? Non servono troppe spiegazioni. All’incrocio di Valtellina e Valchiavenna e formato dai sedimenti alluvionali dell’Adda che si depositarono in millenni nella parte nord-orientale del Lario, il Pian di Spagna, assieme al Lago di Mezzola, ha sempre rappresentato una tra le importanti zone umide della fascia prealpina lombarda, in particolare dal punto di vista ornitologico.



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