"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 3 marzo 2008

CHE COS’E IL KDM?


Ovvero che cos’è il Kayak da Mare? Lo scopo di questo post è spiegare brevemente la nostra disciplina sportiva, la nostra passione e il nostro modo di navigare.
Ed è rivolto a chi entra per la prima volta nel nostro blog, a chi vuole magari fare un corso di kayak presso il CK90, a chi è confuso su cosa è una canoa o su cosa è invece un kayak…

Questa breve ma significativa spiegazione è la presentazione del libro IL KAYAK DA MARE – NAVIGARE COME GLI ESCHIMESI.

“Si chiama kayak la tradizionale imbarcazione in pelle usata dagli esquimesi per pescare e cacciare nelle gelide acque dell’Artico. Secoli di utilizzo in situazioni d’impiego estreme, quasi al limite del possibile, hanno portato allo sviluppo di uno scafo assolutamente affidabile e manovriero, stabile e veloce, in grado di navigare in ogni condizione di tempo.
Il kayak si distingue da ogni altro tipo di canoa per la caratteristica forma affusolata, la prua e la poppa leggermente incurvate verso l’alto, il piccolo pozzetto munito di paraspruzzi – largo quanto basta per farvi passare il busto di un uomo – e la doppia pagaia con cui manovrare agevolmente tra i flutti. Con questa leggera ma robusta imbarcazione, che il kayakista quasi ‘calza’ diventando tutt’uno con essa, si possono affrontare lunghe e avventurose traversate, con la barca affardellata di tutto ciò che occorre per navigare e sopravvivere…
Il kayak da mare moderno, diretto discendente dalle imbarcazioni usate dagli esquimesi e dalle popolazioni indigene dell’estremo Nord americano, è nato nel 1865 ad opera dell’inglese John McGregor, costruttore della famosa canoa Rob Roy. I primi modelli erano per lo più realizzati in tela cerata su tutori di legno, e solo approssimativamente somigliavano, sia nella forma che nelle prestazioni, ai loro progenitori polari.
Fu con l’avvento della vetroresina, nei primi anni ’60 del secolo scorso, che i costruttori di kayak ebbero finalmente la possibilità di realizzare scafi dalle linee morbide e gradevoli, meno bizzarri e assai più funzionali dei modelli precedenti, ovvero più simili all’archetipo esquimese. Grazie alla vetroresina, fu possibile industrializzare la produzione di scafi sportivi e da diporto, favorendone la diffusione di massa e procedendo contemporaneamente allo sviluppo di una tipologia di kayak appositamente concepita per la discesa fluviale.
Il rapido progresso tecnologico avvenuto negli ultimi anni ha impresso una forte accelerazione all’evoluzione del kayak da mare, portando a una diversificazione delle tipologie e dei materiali, e soprattutto allo sviluppo di configurazioni e soluzioni tecniche in grado di offrire prestazioni eccezionali. Alcuni modelli di kayak da mare sono stati collaudati in importanti spedizioni e traversate, sottoposti a condizioni di mare durissime, e dunque offrono garanzie di affidabilità e funzionalità decisamente ‘professionali’. Ma sul mercato è possibile trovare di tutto: dagli scafi in polietilene, economici e robusti, a quelli corredabili di vela ausiliaria; dai classi kayak biposto, ideali per il camping nautico, a quelli ‘sagomati’ per il noleggio balneare.
Il kayak da fiume, evolutosi successivamente in tre tipologie specializzate – discesa, slalom e waterpolo – si distingue del suo ‘progenitore’ marino per lo scafo più corto, l’assenza di chiglia e una manovrabilità piuttosto accentuata, cui si associa una minor capacità di tenere la rotta. Questo tipo di imbarcazione ha conosciuto un enorme successo in Italia, ben più di quanto sia accaduto per il kayak da mare, che invece è popolarissimo in altri Paesi come Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Francia. La maggior parte degli italiani è convinta che il kayak moderno sia essenzialmente un’imbarcazione fluviale, con cui si compiono discese mozzafiato tra le rapide impetuose dei fiumi montani. Solo un’esigua minoranza sa che di questa imbarcazione esiste anche (soprattutto!) una versione marina, e pochi, pochissimi tra questi ‘illuminati’ sanno che andar per mare con kayak non significa semplicemente pagaiare su e giù per la costa, bensì mettere in pratica una disciplina complessa, articolata, di elevatissimo profilo tecnico.
Il kayak da mare è una barca divertente, con cui si possono compiere straordinarie acrobazie fra le onde, ma che trova il suo impiego ideale nell’escursionismo e nel camping nautico, un tipo di turismo piuttosto spartano, di sapore avventuroso e decisamente avvincente. Ovvio che navigare con un’imbarcazione così ridotta, provvista di strumentazione minima, poco visibile e relativamente lenta impone, ai fini della sicurezza, una buona conoscenza dell’ambiente marino e costiero in cui s’intende compiere le proprie escursioni. Non improvvisate, dunque: documentatevi e leggete quanti più libri potete sull’argomento. E soprattutto iscrivetevi a un buon corso teorico-pratico di kayak da mare. Detto questo, buona navigazione a tutti!”
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