"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 4 novembre 2013

IL REGNO DEL QAJAQ (1)



Se si considerano i fattori che distinguono le regioni artiche dalle altre terre emerse, ci si rende conto che la presenza di inverni lunghi e freddi e di estati brevi e fresche, è ciò che maggiormente influisce il clima. Il clima è determinante non solo in quanto regola la presenza della flora e della fauna, ma perché influisce direttamente sulle attività dell’uomo. Le manifestazioni meteorologiche artiche sono sostanzialmente le medesime che si verificano a latitudini temperate, differisce solamente la temperatura a cui si verificano i fenomeni. 





Confrontata con l’aria di latitudini più meridionali, l’aria è naturalmente più fredda, contiene una percentuale maggiore di ozono e una minore di anidride carbonica; essa è strettamente secca ed è essenzialmente prima di impurità. Il basso tasso di umidità è in funzione della bassa temperatura; per esempio in gennaio, nelle estreme regioni settentrionali, la pressione di saturazione del vapore è di soli 1/10 di millibar. La mancanza di impurità, quali polveri dei deserti, scarichi industriali e fumi provenienti da incendi boschivi, garantisce un’elevata trasparenza all’aria, per cui la visibilità aumenta considerevolmente rendendo difficile la percezione delle distanze; questo fenomeno ha ingannato spesso naviganti e viaggiatori durante i loro percorsi artici. 





Un altro fenomeno che si manifesta frequente alle alte latitudini, soprattutto d’inverno nei periodi di calma di vento, è l’inversione termica; ciò significa che l’aria aumenta di temperatura con l’aumento dell’altitudine. Questo avviene quando la superficie radiante della neve perde calore rapidamente e l’aria a contatto con il suolo si raffredda più velocemente dell’aria soprastante. Lo strato d’aria più caldo agisce anche come amplificatore delle onde sonore, per cui si può dire che in condizioni di calma atmosferica nell’Artide vi è un particolare incremento sia della visibilità, sia della propagazione del suono. 



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