"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 28 maggio 2012

I POPOLI DEI GHIACCI DEL GRANDE NORD (16)



Non bisogna però dimenticare che l’Inuit e la sua organizzazione sociale erano perfettamente in sintonia con l’ambiente straordinario che li circondava. Ancora oggi, un Inuit in pieno blizzard e nell’imminenza dell’oscurità, può iniziare a tagliare i blocchi di neve formando il basamento dell’igloo, fermarsi per fumare la pipa e quindi terminare la costruzione.





Gli Inuit primitivi possedevano quattro importanti attributi psicologici: il primo era l’alta considerazione della propria abilità personale, unita alla consapevolezza di potere badare a sé e alla propria famiglia. Il secondo consisteva nel fatto che l’Inuit attribuiva poco valore al possesso delle cose personali, poiché per la sua natura di nomade solo pochi beni indispensabili potevano essere trasportati su una slitta o su una barca.





Da questa concezione di proprietà derivava un’essenziale onestà: come conseguenza, l’Inuit non aveva nessuna propensione all’accumulo di beni o di capitali per il futuro; l’orgogliosa considerazione di se stesso e il modesto attributo ai beni personali, favorivano una grande generosità e un sincero piacere nel cedere le proprie cose. Chi era in grado di privarsi di qualcosa di personale per offrilo ad altri, era considerato un uomo di valore, nei confronti del quale chi riceveva non poteva che provare stima e ammirazione. L’Inuit non si considerava proprietario delle terre che abitava: il territorio aveva valore in quanto usato per un preciso scopo, per esempio per cacciare o pescare.



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