"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 21 maggio 2012

SISTEMI TRADIZIONALI DI PESCA, CONSERVAZIONE E CONSUMO DEGLI AGONI SUL LARIO (parte prima)



Gli Agoni (Alosa agone) sono da sempre tra i pesci più diffusi nei laghi lombardi. Si trovano anche nei laghi del Lazio dove però sono stati introdotti artificialmente. L’agone è lungo circa 30 cm. e pesa 50 grammi. Viene pescato più facilmente a primavera quando i branchi di pesci si avvicinano alla riva per la riproduzione. I sistemi tradizionalmente usati per la cattura di grosse quantità di questo pregiato pesce sono la Tirlindana, la Bedina e il Cavalletto.




Il Cavalletto è un pontile costruito con dei pali fino a portare il pescatore sopra il livello delle alghe che precede la riva, limite dove abitualmente si fermano gli agoni. Calate le esche montate su un filo di rame il pescatore si sposta verso la riva muovendo la canna a piccoli strappi. Le esche appariranno così animate ed è facile che molti pesci rimangono agganciati ad ogni passata.



La Tirlindana è una lenza in filo di rame (madre) lunga da 100 a 150 metri da cui si staccano una dozzina di spezzoni lunghi 10 metri ciascuno (rami) alle cui appendici troviamo le esche ricavate a mano in forma di lamine metalliche luccicanti, sagomate a forma di pesciolini. Con un abile conduttore della barca a remi le lamelle ingannano con il loro movimento gli agoni che abboccano numerosi. E’ una tecnica di pesca che richiede la presenza di due persone.





La Bedina è un tipo di rete volante da posa. Viene usata ad una certa distanza dalla riva. Nel suo insieme è formata da due parti di forma allungata collegate da una terza a forma di sacco. Dopo che la rete è stata posata con l’utilizzo di due barche o di una barca più un palo fissato sul fondo viene recuperata e chiusa con una corda in modo che diventa una grossa sacca. Tale rete è vietata ai giorni nostri perché le sue dimensioni e le strette maglie catturavano tutto quanto veniva a trovarsi all’interno del suo raggio di azione, impoverendo in maniera indiscriminata il fondo del lago.

Testo del Luis (Inuit del Lario).
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