"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

giovedì 11 marzo 2010

A CACCIA CON GLI INUIT



Gli Inuit erano e rimangono grandi cacciatori. Anche se il loro stile di vita è cambiato, hanno conservato il diritto di cacciare foche e orsi sul loro territorio.




Sin dal mese di marzo, mentre le giornate si allungano, gli uomini preparano le slitte. A trainarle sono cani di razza nordica, talvolta incrociati con lupi. Questi animali, una decina, sono veri e propri atleti. Possono percorrere un centinaio di chilometri e fare a meno di cibo anche per due o tre giorni. Per bere, lappano la neve con la lingua, senza nemmeno fermarsi a riposare. Il cane di testa, scelto per la sua forza e la sua intelligenza, è una guida preziosa perché sa trovare la strada attraverso la banchisa. In questo periodo dell’anno la banchisa, o ghiaccio di mare, è solida. Si scioglierà soltanto con l’avvicinarsi dell’estate, a maggio, ma fino a quel momento sarà un ottimo territorio di caccia per gli Inuit.




Le foche, cacciate per la carne, l’olio e la pelliccia, salgono sulla banchina per respirare. Per avvicinarsi con discrezione senza farle fuggire, i cacciatori avanzano dietro un piccolo velo bianco, in modo da mimetizzarsi con il paesaggio, e poi le catturano con l’arpione. In estate la caccia alle foche e ai narvali viene fatta dal kayak. I trichechi e gli orsi vengono cacciati in gruppo e quando l’animale viene abbattuto, la carne sarà divisa fra tutti gli abitanti del villaggio.


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