"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 29 novembre 2010

L’ORCHETTO MARINO, LA BESTIA NERA



Appartiene all’ordine Anseriformes, famiglia Anatidae, uccelli acquatici comprendenti anatre, oche e cigni. Il suo nome scientifico è Melanitta nigra. Il nome latino si riferisce al colore del piumaggio del maschio, completamente nero. Il becco, dotato di una vistosa protuberanza alla base, è nero con un’area arancione dorsale, particolarmente visibile a distanza. La femmina è bruna con guance e gola più chiare. Becco nerastro. Vola rapidamente. Quando volano sopra l’acqua gli stormi si dispongono in lunghe file ondeggianti. Anatra di medie dimensioni, ha una lunghezza variabile tra i 44 e i 54 cm.





Nidifica lungo le coste marine e le acque interne, talora anche a notevole distanza dall’acqua. Preferisce rive alberate. Più raramente sverna nelle lagune e nelle acque interne. Preferisce le profondità comprese tra i 10 e i 20 m. Si nutre principalmente di crostacei, molluschi e insetti acquatici. Al di fuori del periodo riproduttivo è spicciamente gregario. In questo periodo centinaia di individui, talora anche più di mille, si radunano in densi gruppi in mare aperto, anche a qualche chilometro dalla costa.




In Europa nidifica nella tundra e nelle regioni subartiche, a nord del 60° parallelo e sulle coste britanniche. In inverno si sposta sulle coste atlantiche di Europa e Africa. Una minima parte della popolazione europea sverna nelle acque interne, Italia compresa. Nel nostro paese è oggi ritenuto migratore regolare e svernante, anche se in inverno è raro. In questa stagione la Lombardia è la regione più frequentata. Qui si rinviene praticamente solo sui grandi laghi prealpini, con un massimo di presenze che si verifica nel mese di gennaio.





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giovedì 25 novembre 2010

RABBONIRE GLI SPIRITI MALIGNI



In tutte le regioni dell’Artico lo sciamano, capo religioso di un clan o di un villaggio, è un personaggio rispettato. Gli Inuit sono animisti, ossia credono agli spiriti. In particolare, temono quelli che vivono nascosti nella tundra o nei ghiacciai. Solo lo sciamano è in grado di comunicare con questi interlocutori onnipotenti. Rabbonendo gli spiriti con le offerta, lo sciamano cura le malattie con procedimenti magici ed evita che la sorte si accanisca sugli abitanti del villaggio.





Per evitare il pericolo, che considerano un sortilegio, i popoli animisti praticano ogni sorta di rituali. Per esempio i Dolgani della Russia adottano particolari tattiche per aggirare i luoghi sacri, evitando ad esempio di avvicinarsi ad una roccia sotto la quale sono convinti che dorma uno spirito malvagio, e invocando lo spirito del fuoco chiedendogli di proteggere i loro averi e soprattutto la loro casa su slitta, il balok.





Sempre per superstizione, gli Inuit indossano amuleti. Nel grande Nord, questi feticci sono scolpiti nell’avorio di mammut, unico materiale di valore disponibile in loco. I corpi di questi elefanti preistorici, intrappolati dal freddo, sono rimasti sepolti sotto i ghiacci come in un congelatore. Ogni tanto gli Inuit trovano casualmente un osso o una zanna, da cui riescono sempre a ricavarne qualche vantaggio.




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lunedì 22 novembre 2010

QUANDO GHIACCIANO I LAGHI? (PRIMA PARTE)



La risposta più ovvia è quando fa freddo. Ma dietro questa frase scontata ci sta tutta una serie di condizioni che solo raramente si verificano. In particolare quando le correnti atmosferiche si orientano da nord-est e aria molto fredda di origine continentale (Russia o Siberia) può raggiungere le nostre latitudini portando cieli spesso sereni e temperature molto rigide. In queste circostanze, durante la notte, la colonnina di mercurio può scendere di parecchi gradi sotto lo zero anche in pianura. Con certe temperature i raggi del sole non possono nulla: si ha quindi il cosiddetto giorno di ghiaccio. Una situazione che capita, una due volte ogni inverno, e, anche se raramente, può protrarsi anche più settimane.





Un’eccezione si diceva. Perché, come è noto, d’inverno il clima lacustre è tendenzialmente più mite rispetto a quello delle zone che non beneficiano della vicinanza di ampie distese d’acqua. Nel caso dei laghi maggiori , questa capacità di conservare il calore ricevuto durante l’estate fa sì che anche in presenza di periodi di freddo prolungato non si abbia il fenomeno del congelamento. Diversa è la questione per i bacini più piccoli, dove la minore quantità di acqua riesce a contrastare solo parzialmente il gelo.





Il congelamento può avvenire in modi e tempi diversi. Può succedere per esempio che il ghiaccio si formi prima vicino alle sponde, dove c’è meno acqua e quindi il freddo ha gioco facile; al contrario nelle regioni centrali il maggiore spessore dell’acqua previene più a lungo il congelamento, trasferendo il calore dalla parte sottostante. Ma può anche capitare che la riva sia ben esposta al sole e perciò un po’ più calda: in tal caso il ghiaccio che ricopre lo specchio risparmierà la riva.


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giovedì 18 novembre 2010

L’ALLENAMENTO DEL KAYAKER (QUARTA PARTE)



La mobilità articolare consente la massima ampiezza di movimento dei segmenti corporei. Dipende dalle tensioni a livello muscolare e articolare e si allena, con ottimi margini di miglioramento, attraverso esercizi di stretching eseguiti con regolarità. Una buona mobilità migliora lo scambio energetico a livello organico, la coordinazione, la velocità e la rapidità, oltre a prevenire traumi a livello muscolare e articolare.




Lo stretching si può utilizzare come riscaldamento, come defaticamento o come allenamento specifico, e offre il grosso vantaggio di poter essere praticato ovunque, in qualsiasi momento e indossando qualunque tipo di indumenti. Durante l’attività canoistica, invece, una abbigliamento troppo ingombrante può limitare la libertà di movimento, e quindi la mobilità.


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lunedì 15 novembre 2010

LIBRI - LARIO LAGO DI COMO



Un volume di grande formato in cui il Lario, il più elegante, riservato e romantico fra i grandi laghi italiani. La sua posizione, a ridosso dei passi alpini, ne ha fatto per lungo tempo la porta d’entrata in Italia e il luogo privilegiato d’incontro fra le culture europee. Un lago internazionale, quindi, come suggeriscono le antiche frequentazioni di regnanti, artisti, uomini politici di ogni nazione. Le lussuose ville e gli esclusivi alberghi sparsi sulle rive testimoniano, oggi come un tempo, il rango dei suoi ospiti. Un territorio ricco non solo di vicende storiche ma anche di segni dell’arte. Le chiese romaniche, i capolavori gotici, gli affreschi e le opere di scultura sparsi ovunque. Ma l’occhio privilegia anche l’architettura spontanea dei dolci paesi sulle rive, le case dei pescatori, gli approdi, le calette. E di fronte, le acque azzurre e mutevoli, i giardini in fiore, la cornice superba dei monti, gli intensi profumi. Un incanto per gli occhi e per l’anima. Un invito a vivere la natura, l’arte, la storia: in breve, la vita.
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TITOLO: Lario Lago di Como - Sogni e storie d’acqua.
AUTORI: Alberto Benini, Fabrizio Mavero e Sergio Poli
EDITORE: Cattaneo Editore
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giovedì 11 novembre 2010

LA SGARZA CIUFFETTO, L’AIRONE DAL BECCO BLU



E’ un airone appartenente al l’ordine Ciconiiformes, famiglia Ardeidae. Il suo nome scientifico è Ardeola ralloides. Di dimensioni medie con collo e zampe abbastanza lunghi, queste ultime dotate di lunghe dita. Ali, coda e ventre bianchi, dorso e collo color ocra. Testa dello stesso colore del collo con strie nere; nuca ornata da lunghe e sottili penne gialle e bianche bordate di nero. Becco azzurro-verdastro, nero alla base e in punta, occhi gialli. Posata sembra quasi completamente giallastra ma in volo rivela tutte le parti bianche.




Nidifica in colonie in canneti o boschetti, su alberi di medio fusto o a portamento arbustivo. Le colonie, generalmente miste con Nitticora o Garzetta, sono situate all’interno di zone umide naturali o artificiali. Rispetto alle altre due specie tende ad occupare le parti più centrali della garzaia. Il termine garzaia che sta ad indicare i siti delle colonie, deriva dal termine dialettale sgarza che veniva usato per indicare gli aironi in generale e che è poi stato assegnato a questa specie in particolare. La Sgarza ciuffetto è attiva soprattutto al crepuscolo e nelle ore notturne, caccia prevalentemente insetti acquatici, pesci e anfibi. Per alimentarsi si spinge di rado nella parte centrale degli specchi d’acqua o nei greti dei fiumi ma utilizza le parti marginali, ricche di vegetazione. Migratrice totale, sverna nell’Africa tropicale, a sud del Sahara.




Nidifica in Europa meridionale e nelle zone umide prospicienti il Mar Nero e il Mar Caspio. In Italia le colonie sono concentrate nelle zone umide interne e costiere della pianura Padana. In Lombardia la specie utilizza gli stessi habitat di Nitticora e Garzetta: le zone risicole del pavese e le zone umide del mantovano. La popolazione italiana si aggira sulle 400 coppie, di cui il 10% in Lombardia. Nella regione la Sgarza ciuffetto è presente in 8 colonie, con un numero di coppie variabile. E’ uno degli aironi che ha risentito maggiormente delle trasformazioni ambientali occorse negli ultimi decenni ed è considerata vulnerabile a livello europeo.



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