Martedì 20 gennaio 2015, alle ore 18,
ospite della libreria Feltrinelli, in via Ceccardi a Genova,
Robert Peroni presenterà il suo ultimo libro
'I colori del ghiaccio' edito da Sperling & Kupfer | Pagg. 184 | Euro 15,90
Invitato dall'associazione genovese ItaliAmmassalik
(www.italiammassalik.it) che da diversi anni lavora per creare un 'ponte'
fra la piccola comunità Inuit di Ammassalik e il mondo occidentale, Robert Peroni,
uno dei grandi esploratori dell'artico, martedì 20 gennaio, alle ore 18, sarà alla libreria
Feltrinelli, in via
Ceccardi a Genova.
Presentato da Walter Bontempi e da Ottorino
Tosti, intervistato da Roberta Baronchelli di Mentelocale.it
coglierà l'occasione dell'uscita del suo ultimo libro “I colori del ghiaccio” per farci scoprire
territori sconosciuti, tradizioni e usanze sopravvissute per centinaia di anni
fra i ghiacci della costa orientale della Groenlandia.
Racconterà di Tobias, il cacciatore che ha
avuto il coraggio di affrontare da solo uno dei più temibili predatori marini:
l'orca; del vecchio e saggio Anda, che gira i villaggi suonando il
tamburo e mantenendo vive le antiche tradizioni, e di tanti altri che chi ha
visitato Ammassalik ha potuto conoscere di persona.
A queste storie mescolerà il racconto della sua
mitica spedizione del 1983. Tre mesi in uno dei luoghi più pericolosi e
inospitali della Terra, l'altopiano interno, 1300 Km da costa a costa lungo il
75° parallelo dove le temperature raggiungono non di rado i -40°/-50°.
Fu una delle imprese più audaci delle
esplorazioni artiche portata a termine senza il conforto dei moderni strumenti
di comunicazione e di localizzazione, né telefono satellitare né GPS, e senza
l'ausilio né di cani per il traino della slitta con 180 Kg. di materiale né di
alcun mezzo meccanico.
Peroni e i suoi due compagni si trovarono più
volte ad un passo dalla morte, ma non desistettero. Poi lui rimase colpito
dalla magia di quel Mondo di ghiaccio pieno di umanità e lasciò tutto per
stabilirsi lì, ad Ammassalik, uno dei luoghi più isolati e inospitali della
Groenlandia, dove ha creato il progetto sociale ‘The Red House’
con l'obiettivo di aiutare i giovani Inuit di Ammassalik a crearsi un futuro
nella loro terra d'origine.
Background sociale di Ammassalik:
L'esistenza della comunità Inuit di Ammassalik
noi occidentali l'abbiamo scoperta nel 1884. Fino a quel momento si riteneva
che tutta la costa orientale della Groenlandia fosse disabitata. Allora questa
comunità contava 413 individui. Oggi sono poco più di 3000 sparsi in sei
piccoli villaggi distanti fra loro anche 50/70 Km.
Nonostante la pressione esercitata dal mondo
occidentale questa comunità è riuscita a mantenere i principali tratti della
cultura originaria, che si rintracciano
nel folklore, nelle concezioni della vita, nel comportamento tenuto
durante la caccia, caratterizzato da un forte rispetto verso l'animale predato.
E' anche praticamente mancante del senso della
proprietà. In sua vece ha sviluppato un forte senso della condivisione,
indispensabile per fare fronte alle carestie che hanno sempre colpito questi
fiordi. Ancora oggi la caccia e la pesca, specialmente in inverno, molte volte
non sono sufficienti per alimentare l'intero gruppo sociale: allora si rimane
senza mangiare anche per svariati giorni. Qui non si va al supermercato.
Si mangia soprattutto carne di foca. La foca
è l'alimentazione abituale.
E' fondamentale, ogniqualvolta si parla
di caccia alla foca, fare una precisazione sul pensiero corrente che gli Inuit
massacrerebbero le foche per venderne la pelliccia, perché questo del
massacro delle foche da parte degli Inuit è un
detto comune veramente fuori luogo.
L'uccisione delle foche per predarne la
pelliccia
era,
ed è ancora praticata nonostante le leggi lo vietino, in Canada e in Alaska dai
bracconieri, non certo dagli Inuit. Nessun Inuit ucciderebbe un animale per
venderne la pelle. La caccia è praticata esclusivamente a
scopo alimentare.
Un tempo le pelli delle foche uccise per essere
poi mangiate venivano vendute e questo commercio dava una certa stabilità
economica. Le campagne ambientaliste degli ultimi venti anni hanno stroncato
questo commercio e questa popolazione sta adesso sopravvivendo a stento mancando
dell'economia più basilare per acquistare le cose necessarie alla vita: il
gasolio per riscaldarsi e muovere le barche, qualche genere alimentare di
sopravvivenza, l'abbigliamento.
Insomma, una popolazione che deve, da noi
occidentali responsabili della sua cattiva sorte, essere adesso conosciuta
e aiutata.
Questo viene a dirci Robert Peroni.
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