Quello che un tempo era il metodo usato dai cacciatori inuit per sopravvivere al gelo dell’Artico, oggi è la prima manovra di autosoccorso, e permette di raddrizzare il kayak dopo un rovesciamento. Considerata per anni la manovra più difficile e ostica di tutta la tecnica del kayak, in realtà è molto più semplice di quanto sembri. Saper eseguire un buon eskimo consente di acquisire grande confidenza con l’ambiente acquatico, vivendolo senza timori. Per questo motivo, lo scopo di ogni canoista dovrebbe essere quello impararlo e perfezionarlo nel più breve tempo possibile. Accostarsi alla manovra con animo disteso e rilassato favorisce senza alcun dubbio l’apprendimento.
Negli ultimi anni la tecnica dell’eskimo ha subito una notevole evoluzione, a causa delle continue modifiche apportate alla forma del kayak e al modo stesso di andare in kayak. Ne esistono dunque numerose varianti e, se si vuole interiorizzare la manovra al punto da renderla quasi infallibile, è bene esercitarsi in tutte.
La prima regola per una buona riuscita dell’eskimo è rimanere rilassati, cosa non sempre facile perché la posizione capovolta e subacquea è del tutto innaturale. In primo luogo, quindi, è importante risolvere eventuali timori e difficoltà di orientamento. Per fare ciò è sufficiente esercitarsi in piscina o in acqua calma utilizzando una buona protezione termica e una maschera da sub. Provate a prolungare il tempo di apnea il più possibile, cercate di nuotare in posizione rovesciata utilizzando solo le braccia, portate le mani fuori dall’acqua da un lato all’altro, flettete il torace verso la prua e verso la poppa del kayak: con l’aiuto di questi esercizi di ambientamento inizierete a sentirvi a vostro agio anche sott’acqua e vi risulterà più semplice imparare l’eskimo.
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