"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

giovedì 26 febbraio 2009

“MALATTIA” DEI LAGHI, MALATTIE DEI PESCI

Non esistono soltanto mortalità ittiche riconducibili direttamente alle alterazioni provocate dal processo di eutrofizzazione lacustre. Accanto a queste – insorgenti di norma assai rapidamente allorquando uno o più fattori ambientali assumano valori incompatibili con la vita dei pesci – ne esistono altre riferibili soltanto indirettamente all’eutrofizzazione, in quanto provocate invece da vere e proprie malattie sostenute da batteri, funghi, protozoi e altri agenti patogeni. In genere il loro decorso tende a essere meno acuto e più prolungato nel tempo rispetto alle morie di cui si diceva in precedenza; e la mortalità che ne consegue può presentare un carattere di spiccata selettività fino anche a interessare una sola specie ittica fra le tanti presenti nel lago. La relazione esistente fra la comparsa di questa malattia e il progressivo diffondersi e aggravarsi del fenomeno dell’eutrofizzazione è tanto evidente da non poter essere messa in discussione.


A titolo di esempio potranno essere qui citate le imponenti mortalità che hanno ripetutamente interessato le popolazioni di alborella dei laghi del Nord Italia in coincidenza con il progressivo aggravarsi delle condizioni ambientali. Provocate da un fungo del genere Branchiomyces che si sviluppa nei vasi sanguigni delle branchie, esse hanno colpito con particolare violenza anche le acque lacustri delle province di Como e Lecco: quelle del Ceresio, del Lario stesso e soprattutto quelle del Lago di Annone. In quest’ultimo corpo d’acqua, infatti, durante l’estate del 1975 si verificò una mortalità di alborelle – dovuta appunto a “branchiomicosi” – la cui entità fu stimata in oltre 50 tonnellate per una superficie di 3,8 km2, pari quindi a 131 kg/ha.


Ma in che modo il processo di eutrofizzazione favorisce il diffondersi delle malattie fra i pesci? Si deve ritenere in primo luogo che l’accresciuta disponibilità di sostanza organica tipica del processo di eutrofizzazione possa determinare una più rapida moltiplicazione dei batteri, che vanno annoverati fra i più comuni agenti patogeni dei pesci. Inoltre appare assai probabile che, in tali condizioni, si determini un’accresciuta aggressività (“virulenza” nel linguaggio della medicina) dei potenziali agenti patogeni già abbondantemente presenti in tutti gli ambienti acquatici. Ma soprattutto e anzitutto si determinerà una progressiva riduzione della resistenza dell’organismo dei pesci nei confronti dell’aggressione portata dai vari microrganismi. Non facile individuare esattamente le specifiche cause di questa diminuita resistenza alla malattia. Vi è da dire al riguardo che, nel loro complesso, le condizioni di vita proprie di un lago in avanzato stato di eutrofizzazione sono lungi dall’essere ottimali per la maggior parti delle specie ittiche presenti; e che lo stress derivante da una tale situazione, deprimendo le capacità di difesa del pesce, può aprire le porte all’aggressione di agenti patogeni altrimenti incapaci di recare danno a un organismo non previamente debilitato.

Per quanto riguarda l’individuazione di singoli fattori ambientali cui riferire più in particolare la compromissione delle difese organiche del pesce, si deve pensare anzitutto all’ossigeno, elemento vitale spesso scarseggiante nei laghi eutrofizzati. Inoltre, proprio nel caso delle morie di alborella verificatesi nei laghi lombardi, è stata constatata una loro esatta coincidenza con le massime concentrazioni di ammoniaca cosiddetta “indissociata” che si verificano nel cuore dell’estate. Sarebbe dunque questo composto dalla ben nota azione irritante a danneggiare la delicatissima superficie delle branchie predisponendo all’impianto e alla successiva germinazione di spore del fungo responsabile dei questa mortale malattia.


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