Gli Inuit avevano una nozione del tempo del tutto diversa dalla nostra: misuravano i viaggi in SINIK (sonni), e facevano riferimento ai movimenti del sole, della luna e alla posizione delle stelle. La stagione di riferimento per situare una data nell’anno è sempre stato l’inverno, e gli anni si contavano in base alle stagioni di caccia. Il tempo era scandito dalle fasi lunari, e i diversi periodi dell’anno erano chiamati in base ai fenomeni naturali o ai cicli della vita degli animali. Così, l’epoca corrispondente a gennaio-febbraio (NALLIQAITUQ) è il “periodo più freddo e bisogna aspettare che passi”; fine febbraio-marzo (AVUNNITI) è “il periodo in cui le foche abortiscono”; a marzo-aprile (NATSIALIUT) “il periodo in cui nascono le piccole foche”; ad aprile-maggio (TIRILLULIUT) è “il periodo in cui nascono le piccole foche barbute”; a maggio-giugno (NURRALIUT) è “il periodo in cui nascono i piccoli caribù”; giugno-luglio (MANNILIUT) è “il tempo in cui gli uccelli depongono le uova” e così via. Nei mesi estivi piccoli gruppi di una o due famiglie si mettevano in viaggio verso luoghi propizi per una caccia e pesca abbondanti. D’inverno, invece, ci si univa in un campo più numeroso, per vivere a stretto contatto durante il periodo più duro dell’anno. Durante le lunghe notti artiche ci si scambiava notizie, si combinavano matrimoni e alleanze, gli anziani raccontavano antiche storie.
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