Il ghiaccio costiero dipende molto dall’inclinazione della piattaforma continentale; sulle coste della Siberia, che fronteggiano la più vasta piattaforma del globo, che si estende a centinaia di chilometri dalla terra emersa con una profondità delle acque assai modesta, si formano sterminati campi di “fast ice” che in estate si uniscono al “drifting ice”, cioè alle banchise derivanti.
Nel caso della Siberia bisogna tenere conto che molti fiumi di grande portata, pur rimanendo gelati per otto mesi all’anno, scaricano in mare una considerevole massa d’acqua dolce e più calda; l’apporto di questa acqua favorisce l’allontanamento del ghiaccio costiero a fine primavera ed è la fonte di un più precoce congelamento in autunno, a causa del minore contenuto salino della fascia costiera. Condizioni analoghe si ritrovano in Canada, dove il fiume Mackenzie versa le proprie acque nel Mare di Beaufort.
Una singolarità che si riscontra nell’Oceano Artico è la presenza del Polyn’ja, ovvero specchi di mare libero circondati dal ghiaccio, aventi carattere di rilevante stabilità stagionale; le più note sono quelle al largo della foce del fiume Yana presso lo stretto di Laptev e quelle prospicienti la Terra di Lincoln nella Groenlandia settentrionale. Si ritiene che il fenomeno, non ancora bene spiegato, abbia origine dall’effetto combinato di venti dominanti e correnti costanti. Un dato di grande interesse, desunto da recenti rilevazioni compiute per mezzo di boe radiotrasmittenti automatiche, dislocate su tutto il bacino artico, riguarda l’aumento di temperatura che d’estate si verifica nell’Artico: esso è dovuto per 2/3 all’influenza del mare e per 1/3 all’apporto di correnti d’aria calde meridionali.
Fonte: Il meraviglioso universo del grande Nord.
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