Ordine Charadriifromes, famiglia Laridae, il suo nome scientifico è Larus fuscus. Con 52-64 cm di lunghezza corporea, zampe e becco gialli, è molto simile al Gabbiano reale mediterraneo, dal quale si distingue per la silhouette più sottile ed aggraziata e, negli adulti in estate, per il piumaggio nero sul dorso e sulle ali e l’assenza di macchie bianche sulla coda; in inverno il nero sbiadisce e striature grigie compaiono sul capo e sul collo. Più difficile la distinzione di specie nei giovani, che presentano becco nero, piumaggio nero-marrone con striature grigie su capo, petto e ventre.
Nidifica in colonie su coste alte, costruendo il nido in cima alle falesie, o su scogli affioranti, ma scegliendo ambienti piuttosto accessibili, quali pianeggianti lande erbose, sia costiere che interne. Al di fuori della stagione riproduttiva occupa habitat costieri e pelagici, ma si trova anche all’interno, in prossimità di laghi, fiumi o canali; la sua dieta onnivora lo spinge a frequentare ambienti di ogni genere, incluse le discariche, dove spesso si alimentano interi stormi. Come gli altri gabbiani, la macchia rossa sul lato del becco ha una funzione legata alla comunicazione con la nidiata: i pulcini la picchiettano con il loro becco per indurre il genitore a rilasciare il cibo.
Il suo areale si estende dall’Islanda agli Urali, con siti di nidificazione sia sulle coste che all’interno della Finlandia e in Russia settentrionale, e siti di svernamento distribuiti sulle coste atlantiche, dove si trovano popolazioni residenti, sulle coste mediterranee e in Africa. In Italia, dove è svernante regolare, frequenta principalmente le coste, ma anche i corpi d’acqua interni; in Lombardia lo si ritrova infatti lungo il corso occidentale del Po e nella porzione meridionale del Lago di Garda. L’intera popolazione è stimata tra le 210.000 e le 250.000 coppie, con un aumento demografico nella porzione occidentale del suo areale, per la diffusione della pesca commerciale e delle discariche e un calo nelle popolazioni orientali, in seguito al declino delle riserve di pesce. In Italia svernano circa 2.000 individui, tra cui alcune decine in Lombardia.
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