Non è difficile individuare su una carta geografica della Lombardia il laghetto di Annone. Il punto di riferimento è la fascia morenica compresa tra i due rami del Lario (ramo di Lecco e ramo di Como). Qui le ultime grandi glaciazioni hanno lasciato profonde tracce, tra cui la sequenza dei tre piccoli laghi di Annone, di Pusiano e di Alserio, incastonati come perle nel verde all’inizio della Brianza.
Al lago di Annone fanno da sfondo alcune delle più celebri montagne lombarde, le Grigne e il Resegone, mentre è contornato dalle cime del monte Barro, dei Corni di Canzo e del Cornizzolo, dalle cui pendici, nelle terse giornate di vento, si gode una vista che spazia fino alle creste dell’arco alpino piemontese dell’Appennino ligure.
Diviso dalla penisola di Isella, il lago si presenta in due bacini molto diversi tra loro per idrologia e morfologia. Il bacino occidentale, denominato in dialetto “el laghett” o di Annone, si estende su una superficie di 1,7 chilometri quadrati; il perimetro è di circa 6 chilometri, mentre la profondità massima è di dieci metri (la media è di soli quattro). Sull’altro lato della penisola si estende “el laach” o lago “de Ugion”; la superficie è più estesa e raggiunge i 3,81 chilometri quadrati, mentre la lunghezza della costa arriva a circa nove chilometri; la profondità media è di sei metri, con una punta massima di undici.
Sia pure di scarsa portata, alcuni affluenti assicurano il carattere perenne dello specchio d’acqua, alimentato da sorgenti sul fondo o dai pluviali dei monti circostanti. L’unico emissario è il Rio Torto, che dopo un breve percorso si immette nel ramo di Lecco del Lario: un tempo lungo il rio c’erano alcuni mulini, segno che la portata dell’acqua doveva essere maggiore dell’attuale. In realtà alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso il livello del lago è stato abbassato per consentire la realizzazione della superstrada Milano-Lecco. Non mancano di far sentire la loro presenza i numerosi insediamenti sul territorio circostante: sempre negli anni Sessanta si è reso necessario canalizzare alcuni affluenti perché ritenuti fonti di inquinamento, e si è ridotta in questo modo la loro portata.
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Foto di Riccardo Agretti e Kayatrek (INUIT DEL LARIO)
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