"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

venerdì 18 luglio 2008

LA VEGETAZIONE ACQUATICO-PALUSTRE

la vegetazione palustre lungo l'Adda emissario - FOTO DI EPPILUKSe osserviamo uno specchio d’acqua, procedendo dal centro verso le rive, possiamo notare una tipica successione della vegetazione che si dispone generalmente in fasce concentriche in relazione al livello dell’acqua. In particolare intorno ai nostri laghi briantei, al lago di Garlate e di Olginate, al corso dell’Adda emissario, queste fasce di evidenziano soprattutto nei tratti in cui la zona pianeggiante a ridosso delle rive è sufficientemente estesa e libera da coltivazioni e opere umane. Avvicinandosi alle sponde, si incontrano dapprima popolamenti di piante acquatiche completamente sommerse o emergenti solo con l’infiorescenza. Le più comuni sono il millefoglie d’acqua, che può formare vere e proprie praterie sommerse, la brasca (o potamogeto) e la più rara naiade, indicatrice di acque limpide e pulite.

airone in volo sopra il canneto - FOTO DI RICCARDO AGRETTIIn acque più basse si trova molto spesso una caratteristica vegetazione con specie ancorate al fondo, ma con foglie galleggianti, nota come NUFARETO. Tipiche rappresentanti sono le ninfee bianche e i gialli nannufari, affiancati dalla castagna d’acqua, curiosa pianta caratterizzata dalla rosetta di foglie romboidali che galleggiano grazie al rigonfiamento di piccioli e dai neri frutti spinosi utilizzati in passato a scopo alimentare.

Matilde sull'Adda vicino alle ninfee - FOTO DI EPPILUKAvvicinandosi alla terra ferma, la copertura d’acqua diventa sempre meno profonda e molto variabile in rapporto all’andamento stagionale. Lungo i margini del lago si può trovare una tipica fascia di vegetazione, spesso molto estesa, caratterizzata da piante alte e slanciate, radicate al terreno acquitrinoso delle sponde. Si tratta del CANNETO, formatisi quasi esclusivamente dalla canna di palude, forse la specie più emblematica della vegetazione palustre, accompagnata sul fronte verso l’acqua dalla lisca lacustre, dai fusti verdi, cilindrici e nudi, dal falasco e dalle tife (o mazzesorde). Dove le canne non sono troppo fitte, il canneto racchiude anche piante con fiori delicati, come la mestolaccia, la mazza d’oro, la menta di palude.

Colori del cannetto in autunno - FOTO DI RICCARDO AGRETTI
Procedendo ulteriormente verso la terra ferma, in aree saltuariamente inondate ma con il suolo sempre intriso d’acqua, il canneto cede progressivamente il posto al cosiddetto CARICETO. Questa fascia di vegetazione è caratterizzata dalle carici, piante appartenenti alla famiglia delle Cyperacee, di cui le più comuni sono la carice alta e la carice delle rive. Queste piante formano grossi e robusti cespi rialzati dal suolo che permettono loro di crescere fuori dall’acqua anche quando il terreno è allagato. Tra un cespo e l’altro crescono specie igrofile come il rannuncolo di palude, il meraviglioso iris giallo, il nontiscordardime palustre, la salterella e la felce palustre.


carice
Alle spalle del cariceto si possono trovare formazioni erbacee igrofile, tra le quali molto diffusi sono i molinieti a nebbia blu, che fanno da transizione verso i prati stabili falciabili e raggruppamenti boscosi ignobili a ontano nero. Man mano il suolo si fa più asciutto, compare la farnia, quercia che segna il passaggio al bosco mesofilo non più influenzato dalla presenza del corpo lacustre. Tipici di questo ambiente sono anche gli arbusti come la frangola e le palle di neve, bella caprifogliacea dalle grandi infiorescenze bianche.

ninfea bianca e nannufero giallo

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