"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 26 marzo 2012

LUNGOLAGO DI LECCO: PIAZZA MARIO CERMENATI



L’unica Piazza che si affaccia sul lungolago di Lecco è quella dedicata a Mario Cermenati (Lecco 1868 - Castel Gandolfo 1927). Originariamente detta “Piazza del Grano” fu dedicata al naturalista e politico lecchese nel 1927. La statua in marmo e basamento in pietra era originariamente in bronzo poi requisito nel 1943 per esigenze di guerra. A sinistra del Cermenati, l’edificio con la torre, è la vecchia dogana, chiamato dai lecchesi “Palazzo delle Paure”.




Cermenati, figlio di famiglia nobile per parte di madre mentre il padre era un ricco commerciante, fu allievo dell’abate Stoppani che gli trasmise la passione per le scienze naturalistiche e in particolare lo studio del proprio territorio sotto l’aspetto naturale e quindi: Montagne e Laghi. A 17 anni Mario pubblica la rivista “Il naturalista Valtellinese” (la madre è di Sondrio), si iscrive alla facoltà di Scienze Naturali, diventa professore alla Università di Roma. Nel 1903 in qualità di Presidente della “Società di Mutuo Soccorso tra Pescatori Lariani” difende in parlamento i diritti dei pescatori di Lecco contro chi voleva limitare i metodi usati all’epoca per la pesca agli agoni.




Cermenati prosegue nella carriera politica e viene eletto nel 1909 alla Camera dei Deputati nelle file dei liberali; dopo qualche anno sarà sottosegretario all’Agricoltura. Personaggio eclettico, tra le varie attività di cui si è interessato sono arrivate ai giorni nostri il “Parco Nazionale del Gran Paradiso” di cui fu uno dei promotori e “La Palestra Enigmistica” rivista che pubblicò quando frequentava il gruppo lecchese della “Scapigliatura Lombarda” la rivista sulla quale Giuseppe Airoldi, funzionario del Comune di Lecco, aveva pubblicato il primo cruciverba italiano.




Il “Palazzo delle Paure” in realtà potrebbe far pensare, visto lo stile medioevale, a una sede dell’inquisizione. In realtà è un edificio costruito nel 1905 come sede dell’Intendenza di Finanza. I lecchesi lo chiamavano così perché ci andavano a pagare le tasse. L’edificio è in stile eclettico neo-medioevale e riporta sulle facciate lo stemma dei Visconti e quello della città di Lecco.




L’edificio ha cambiato varie destinazioni d’uso nell’arco degli anni, quella più nota ai lecchesi è quella scolastica come sede del Liceo Scientifico G. B. Grassi e della scuola per Segretaria d’Azienda (FLESIP). Ristrutturato e ripulito di recente verrà destinato secondo il progetto del comune a “Urban Center” uno spazio all’interno del quale saranno messe a disposizione dei cittadini le informazioni necessarie per comprendere lo sviluppo di Lecco, con riferimento sia al suo passato che al suo futuro urbanistico, sociale, economico e culturale, anche attraverso l'esposizione di materiali relativi al Piano di Governo del Territorio e con percorsi multimediali.



Testo del Luis (Inuit del Lario)
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lunedì 12 marzo 2012

L’ESKIMO (THE KAYAK ROLL)



Quello che un tempo era il metodo usato dai cacciatori inuit per sopravvivere al gelo dell’Artico, oggi è la prima manovra di autosoccorso, e permette di raddrizzare il kayak dopo un rovesciamento. Considerata per anni la manovra più difficile e ostica di tutta la tecnica del kayak, in realtà è molto più semplice di quanto sembri. Saper eseguire un buon eskimo consente di acquisire grande confidenza con l’ambiente acquatico, vivendolo senza timori. Per questo motivo, lo scopo di ogni canoista dovrebbe essere quello impararlo e perfezionarlo nel più breve tempo possibile. Accostarsi alla manovra con animo disteso e rilassato favorisce senza alcun dubbio l’apprendimento.




Negli ultimi anni la tecnica dell’eskimo ha subito una notevole evoluzione, a causa delle continue modifiche apportate alla forma del kayak e al modo stesso di andare in kayak. Ne esistono dunque numerose varianti e, se si vuole interiorizzare la manovra al punto da renderla quasi infallibile, è bene esercitarsi in tutte.




La prima regola per una buona riuscita dell’eskimo è rimanere rilassati, cosa non sempre facile perché la posizione capovolta e subacquea è del tutto innaturale. In primo luogo, quindi, è importante risolvere eventuali timori e difficoltà di orientamento. Per fare ciò è sufficiente esercitarsi in piscina o in acqua calma utilizzando una buona protezione termica e una maschera da sub. Provate a prolungare il tempo di apnea il più possibile, cercate di nuotare in posizione rovesciata utilizzando solo le braccia, portate le mani fuori dall’acqua da un lato all’altro, flettete il torace verso la prua e verso la poppa del kayak: con l’aiuto di questi esercizi di ambientamento inizierete a sentirvi a vostro agio anche sott’acqua e vi risulterà più semplice imparare l’eskimo.





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lunedì 5 marzo 2012

IL GUFO DI PALUDE, CACCIATORE ALLA LUCE DEL GIORNO



Appartiene all’ordine Strigiformes, famiglia Strigidae, uccelli predatori notturni di varia taglia. Il suo nome scientifico è Asio flammeus. Di dimensioni ragguardevoli (37-38 cm di lunghezza), ha un aspetto simile al Gufo comune, soprattutto in volo. Si riconosce per il margine superiore delle ali più chiaro e la barratura più fitta della coda. I sessi sono simili, con il dorso bruno macchiettato, il ventre chiaro poco barrato, e il disco facciale castano chiaro o crema, con un’area nera attorno agli occhi gialli. Presenta “ciuffi auricolari” castani striati di scuro, poco sviluppati e visibili solo quando sono eretti. Il volo è basso e tremolante, con frequenti planate ad ali leggermente rialzate.




Si distingue dalle specie consimili perché è attivo durante il giorno, quando è in caccia di micro-mammiferi (arvicole). Occupa habitat aperti quali brughiere, paludi, canneti, ma anche colline e lande; costruisce il nido tra i ciuffi d’erba, le canne e l’erica. In inverno non ha un comportamento territoriale, ma si sposta in base alle disponibilità alimentari aggregandosi ad altri individui; forma posatoi comuni, di 6-12 individui, che può condividere con il Gufo comune. A differenza delle specie affini, il Gufo di palude staziona spesso sul terreno, in posizione semi-orizzontale.




Nelle regioni nord orientali d’Europa gli areali di riproduzione e di svernamento sono per lo più coincidenti, mentre nelle parti meridionali la specie è presente solo come migratrice e svernante. In Italia e in Lombardia è soprattutto migratore e raramente svernante; nella nostra regione i gufi di palude si osservano in inverno.




Le popolazioni europee sono state stimante intorno alle 20.000 coppie, a cui è da aggiungere un numero probabilmente superiore, ma difficile da quantificare, in Russia. E’ in declino numerico, soprattutto nelle regioni dell’Est europeo, a causa della rarefazione delle zone umide e degli habitat idonei alle sue prede. Gli individui svernanti in Lombardia, certamente pochi, non sono facilmente quantificabili poiché la specie viene spesso confusa con il Gufo comune.



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