"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

giovedì 29 aprile 2010

MALGRATE, UNA PICCOLA PERLA DEL LARIO



Patrono dei barcaioli, San Nicolò con la sua statua dorata sembra vegliare dalle acque lacustri sull’ovattata serenità del paesaggio lariano. Siamo a Lecco, in uno dei punti più suggestivi del lago, poco oltre la punta, in località Malpensata, lungo una delle passeggiate più frequentate dai turisti. Di fronte lo stupendo paese di Malgrate con la fascia di morene terrazzate alle falde del Monte Barro e l’aspro promontorio della Rocca, ai piedi dei monti di Valmadrera. La zona è una vera perla del lago che rammenta molto la punta di Bellagio. Centro turistico fra i più conosciuti, il borgo di Malgrate si presenta con gustosi scorci di logge, portali, archi, viuzze e scalette che si intersecano.



Nella parte alta del cordone morenico si staglia la parrocchiale di San Leonardo, alla quale si arriva dopo essere transitati accanto alla cappella barocca della Crocetta. La chiesa ha un bellissimo e caratteristico campanile e una facciata palladiana del Bovara; all’interno si possono ammirare intagli del Seicento nel battistero e quadri del Cherubino Cornienti. Nomi illustri hanno soggiornato e si sono ispirati all’ovattata atmosfera di questa piccola perla del Lario. Nel settecentesco palazzo che fu del canonico Giuseppe Augudio, che vi radunava l’Accademia milanese dei Trasformati, di cui facevano parte Imbonati, Giusti e Verri, trovò soggiorno il Parini che lì scrisse una buona parte del “Mattino”. Una passeggiata è d’obbligo sul lungolago sotto i cipressi secolari e sulla nuova piazza “sospesa” sul lago, con vista sulla Grigna e sul Resegone.



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lunedì 26 aprile 2010

LA SACCA DI SOPRAVVIVENZA (SURVIVAL BAG)



E’ un accessorio che non dovrebbe mancare nelle dotazioni di sicurezza del kayak. E’ una busta in polietilene (in genere di colore arancione), utilizzabile in vari modi come barriera contro il freddo. Ci si può infilare dentro per ripararsi dal vento su di una spiaggia esposta, durante una pausa di navigazione. Preziosa in caso di ipotermia da immersione per limitare la perdita di calore corporeo. In caso di naufragio, se si è immersi in acqua e ci si infila dentro, è possibile ridurre notevolmente la dispersione di calore, poiché le pareti della sacca trattengono l’acqua parzialmente riscaldata dal corpo e impediscono che altra più fredda giunga a contatto con le membra. La sacca, infine, costituisce un ottimo segnale di posizione se lasciata gonfiare la vento, tenendola innalzata con l’aiuto della pagaia.


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giovedì 22 aprile 2010

LIBRI - POPOLI ARTICI E SUBARTICI






E’ disponibile l’interessante studio di Luciana Vagge Saccorotti su popoli artici e subartici, dalla penisola di Kola in Russia europea alla Cukotka in Siberia orientale. Uno studio unico, forse il primo a livello europeo, completo e ricco d’informazioni su ben 28 popoli nativi! Popoli che hanno sempre vissuto di caccia, pesca e di allevamento ma che negli ultimi decenni sta subendo una forte trasformazione che mette in serio pericolo il delicato rapporto tra i nativi e l’ambiente dove vivono, cacciano, pescano ed allevano le renne.
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Luciana Vagge Saccorotti ha predisposto una completa scheda di ogni popolo che comprende la lingua, la geografia, la storia, l’assetto sociale, le forme di habitat, l’alimentazione, le attività produttive, la tecnologia, la religione, le tradizioni, i miti ed i riti. Naturalmente è affrontato lo sciamanesimo e il culto dell’orso.
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Il 1581 è l’anno a cui si fa risalire l’inizio della conquista della Siberia e non è stata solo terra in cui erano trasferiti condannati per delitti comuni o per reati politici; vi sono stati esiliati migliaia di servi della gleba che sono riusciti ad adattarsi nei nuovi territori e a creare economie di sopravvivenza, intrecciandosi con le popolazioni native.
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L’autrice dedica la ricerca alle giovani generazioni, al fine “di contribuire a formare generazioni di uomini in grado di comprendere l’importanza e la bellezza di culture diverse dalla propria e saper lottare per il diritto alla loro sopravvivenza”. Luciana pone sempre una grande attenzione alle leggende e a riti popolari, in effetti occorre riconoscere che ha ragione, in quanto le popolazioni native non avendo sviluppato una loro scrittura debbano essere studiate attraverso l’utilizzo del folclore quale fonte storica per lo studio dell’etnogenesi dei popoli.
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Il libro rientra nella storica attività dell’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”. Contiene una presentazione di Renato Zavatti in qualità di Direttore della rivista Il Polo ed una interessante prefazione del prof. Romano Mastromattei, già ordinario di antropologia culturale all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
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TITOLO: Popoli Artici e Subartici, dalla penisola di Kola alla Cukotka.
AUTORE: Luciana Vagge Saccarotti
EDITORE: Arctos Edizioni, Fermo
pubblicazione 2009, 210 pagine
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giovedì 15 aprile 2010

I DOLGANI, I NOMADI DELLA TUNDRA



I Dolgani sono fra gli ultimi allevatori nomadi che guidano tutto l’anno le loro mandrie di renne attraverso le pianure del Taymyr, in Russia. In inverno le renne riescono ancora a scovare muschi e licheni sotto la neve, ma ogni quindici giorni i Dolgani si rimettono in marcia, alla ricerca di nuovi pascoli. Ad ogni migrazione, percorrono nel freddo siberiano 10 o 15 km in un’unica tappa, prima di montare un nuovo accampamento.




Le loro tende, che sono in realtà piccole abitazioni denominate balok , sono trainate ciascuna da 8 renne, vengono montate su pattini e scivolano come una slitta. Il balok è costituito da un’armatura in legno ricoperta di pelli di renne, misura circa 6 metri quadri e può talvolta ospitare un’intera famiglia di 5 o 7 persone. Per riscaldarlo – ma anche per cucinare – i Dolgani utilizzano una stufa a legna, dotata di un tubo metallico per convogliare il fumo all’esterno. In estate viene utilizzata una tenda più leggera.




Queste abitudini di vita perdurano da molto tempo, eppure i Dolgani che continuano oggi a praticare queste transumanze ancestrali sono rimasti in pochi. La globalizzazione ha colpito e modificato per sempre, come per gli Inuit, il loro stile di vita.



Foto prese dal sito www.ousland.com


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lunedì 12 aprile 2010

IN KAYAK DA MARE DAL SANTO (terza parte)



L’intera area e l’attiguo bacino fanno parte della riserva naturale di Pian di Spagna e del lago di Novate di Mezzola. La forma dell’invaso ricorda vagamente un quadrato i cui lati hanno però caratteristiche e consistenze nettamente differenti tra loro, delineando un caso abbastanza raro per questa regione. L’orografia ha influito in modo diverso sullo sfruttamento dell’uomo per abitarvi o per costruire vie di transito: la sponda più popolata e frequentata dal turismo è la orientale, percorsa dalla statale dello Spluga e occupata dall’antichissima Verceia e da Novate Mezzola, presso la foce del Mera. Più isolati e selvaggi, i litorali meridionale e occidentale che non possono essere raggiunti via terra.




Ed ecco allora la bellezza di un’escursione in kayak da mare: a sud, canneti finissimi delimitano lo specchio d’acqua, permettendo solo alle colonie di uccelli palustri di addentrarvisi. L’ambiente umido, praticamente integro, favorisce la presenza di avifauna stanziale ed è anche punto importante di sosta per quella migratoria.




Dove le sponde sono rocciose l’avifauna palustre e gli uccelli di ripa trovano la loro pastura ideale; tra le presenze abituali, folaghe, aironi cenerini e orchi marini, specie che si nutrono della microfauna abbondante tra le sabbie. Il lago di Novate, tra l’altro, è anche il luogo di riproduzione per quasi tutti i pesci del vicino Lario.



La costa più caratteristica per la spettacolarità dei dislivelli, è la ovest, dove i contrafforti del Berlinghera si tuffano a precipizio nelle acque, profonde e limpidissime. Il divieto alla navigazione a motore sul lago e l’assenza della strada, che si interrompe a Dascio, permettono all’area di San Fedele l’assoluto isolamento; un bosco fitto, i roccioni, qualche radura dove si incontrano poche baite in legno e casolari di pietra, unica traccia di esistenza umana; il resto è tutto natura, alberi abbarbicati alle pareti strapiombanti, cascate in una miriade di spruzzi prima di tuffarsi nel lago: la più spettacolare è quella del Gaggione, dove il ruscello forma due salti d’acqua inframmezzati da un laghetto.





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giovedì 8 aprile 2010

EQUIPAGGIAMENTO DEL KAYAK DA MARE (quarta parte)




LA CIMA DI TRAINO


La cima di traino va applicata sul ponte posteriore del kayak e deve avere una lunghezza di circa 10 metri ed essere perfettamente galleggiante. Per assorbire gli strappi che si verificano mentre si traina un altro kayak, occorre accoppiarla ad uno spezzone di circa 50 cm di elastico da 1 cm di diametro. Esistono in commercio delle cime di traino, molto comode, da legare alla vita come un marsupio.





LA SACCA DA LANCIO

Custodita nel pozzetto, nel terzo gavone o sul ponte, deve avere una portata utile di almeno 15 metri.





IL PADDLE FLOAT

E’ un dispositivo gonfiabile o rigido che si infila sulla pala della pagaia e che serve da galleggiante di fortuna per risalire a bordo del kayak in caso di rovesciamento.

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lunedì 5 aprile 2010

LIBRI – IN EQUILIBRIO SULL’ACQUA





Qualcuno sicuramente si domanderà perché gli Inuit del Lario, pagaiatori marini, consigliano l’acquisto di un manuale di tecnica di kayak fluviale. La risposta è semplice: la parte di tecnica di base del kayak (i principi fondamentali e l’esecuzione dei colpi) che è comune sia al kayak da mare che a quello di fiume, è magistralmente descritta e illustrata dal mitico Francesco Salvato. Inoltre ci sono alcune pagine in cui si parla anche della nostra disciplina: il kayak da mare.
“In equilibrio sull’acqua” si propone di fornire strumenti utili a comprendere appieno la tecnica del kayak. E’ un libro per tutti, all’interno del quale il principiante trova le indicazioni di base per muovere i primi colpi di pagaia e il kayaker esperto può approfondire la tecnica e trovare suggerimenti utili. A completare il manuale c’è una parte dedicata alla sicurezza in acqua e una breve carrellata sulle varie specialità che compongono il mondo della canoa e del kayak.
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TITOLO: In equilibrio sull’acqua – manuale di tecnica del kayak
AUTORE: Francesco Salvato
EDITORE: Free Flow
Anno 2003, pagine 214
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giovedì 1 aprile 2010

IL GABBIANELLO, IL PIU’ PICCOLO DEI GABBIANI



Appartiene all’ordine Charadriiformes, famiglia Laridae, il suo nome scientifico è Larus minutus. E’ il più piccolo tra i gabbiani paleartici, con 25-27 cm di lunghezza, ed ali in proporzione piuttosto ampie, la cui parte inferiore appare, negli adulti, nera bordata di bianco, con la punta arrotondata; la parte superiore del corpo è invece grigio chiaro, le zampe rosse e il becco nero. Completamente nero è anche il capo degli adulti in estate; in inverno e nei giovani, compaiono solo tracce grigio scuro. Nel piumaggio giovanile le parti superiori presentano un motivo a zig-zag in cui si combinano bianco e nero, con parti inferiori bianche e punta delle ali nera.





Si raduna in piccole colonie, in prossimità di acque interne basse con fondali fangosi, più raramente sulle coste, ma sempre in zone ricche di vegetazione ripariale e acquatica tra la quale costruire i nidi. Al di fuori della stagione riproduttiva, quando in presenza di habitat favorevole può formare vasti stormi, assume abitudini più costiere; in inverno la sua dieta si basa infatti su pesci e invertebrati marini, in sostituzione agli insetti che sono invece alla base dell’alimentazione estiva.





Il suo areale riproduttivo si estende dal Baltico ad est fino all’Asia centrale. Siti di svernamento sono distribuiti sulle coste europee dal Mare del Nord al Mediterraneo, oltre che sul Mar Nero, Mar Caspio e sulle coste nord africane. Sverna e migra regolarmente sulle coste italiane; in Lombardia è segnalato come svernante parziale e estivante irregolare sui grandi Laghi e, in migrazione, anche sui principali fiumi. Nei siti di riproduzione gli individui in sovrannumero, rimasti singoli dopo la formazione delle coppie, vi si possono associare in una convivenza generalmente armonica.


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