"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 4 aprile 2016

LA DIGA DI OLGINATE




La diga, che divide i laghi di Garlate e di Olginate, fu costruita tra il 1939 e il 1946. Il Consorzio dell’Adda, che si occupò in quegli anni anche della sua edificazione , provvede da sempre alla sua manutenzione e al suo esercizio. L’infrastruttura riveste un ruolo fondamentale, poiché opera per regolare il livello del lago di Como e per la ripartizione dei deflussi fra le utenze irrigue e idroelettriche poste a valle. Il business che ne deriva dalla regolazione delle acque del Lario, effettuata con un sistema di idrometri e di misuratori di portata posti sia a monte sia a valle della diga, è pari a diversi milioni di euro, ripartiti tra centrali elettriche e aziende agricole. I comuni rivieraschi del Lario fanno presente che la continua oscillazione del livello idrico provoca un aumento della moria delle uova, danneggiando le popolazioni ittiche. Ai danni ecologici si affiancano poi i danni infrastrutturali, dai quali consegue anche un danno di immagine per il turismo lariano.




La diga è provvista per un passaggio per i pesci; inoltre, da quando è stata costruita, il deflusso delle acque, in caso di piena nella città di Como, è aumentato notevolmente. Per dovere di cronaca menzioniamo le paurose esondazioni avvenute proprio a Como negli anni 1987, 1993 e 2002, durante le quali il lago raggiunse i 263 cm sopra lo zero idrometrico. Nel 1868, senza la diga, la città rimase sommersa per due mesi da un’esondazione di 397 cm.



lunedì 28 marzo 2016

IL VARO DEL KAYAK DA MARE

in dueUsando un termine propriamente nautico, ogni volta che facciamo un’operazione di trasferimento in acqua di un kayak a secco, effettuiamo un varo. Esistono diversi modi per eseguire un varo, ma visto il peso (sempre sopra i 20 kg.) e la lunghezza (5 metri e più) di un kayak da mare, è sempre meglio farlo in due o con l’aiuto dell’apposito carrellino per il trasporto: questo per evitare una forte sollecitazione alla schiena. Quando siamo in due il kayak va impugnato con le apposite maniglie presenti a prua e a poppa, la pagaia va invece infilata nel pozzetto o fissata con gli elastici portatutto presenti sulla coperta. Un accorgimento importante per salvaguardare la schiena: quando sollevate il kayak da terra, non flettete la schiena in avanti, ma piegate le gambe in questo modo ridurrete il peso gravante sulla zona lombare. Il carrellino per il trasporto di un kayak è facilmente smontabile in più parti in modo da essere stivato nei gavoni durante la navigazione.
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carrellino AVATAKSe invece siamo da soli e non possediamo un carrellino, esistono alcuni modi per trasportare un kayak da mare. Vediamo quali sono.
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a valigiaPer brevi distanze si usa il sistema a Valigia: impugnando un bordo del pozzetto e facendo in modo che sia bilanciato, si solleva il kayak rivolto verso l’esterno e con la prua in avanti. Avendo una mano libera, possiamo tenere la pagaia in mano.
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a spallaSe la distanza è più lunga, conviene utilizzare il sistema a Spalla: una volta sollevato il kayak, afferrandolo per il bordo del pozzetto o infilando tutto il braccio dentro il pozzetto, lo si appoggia sulla spalla cercando un punto di equilibrio. Il pozzetto sarà rivolto verso il corpo e la prua in avanti. Con questo sistema si è costretti a tenere la schiena leggermente flessa lateralmente: per evitare che si verifichino contratture, conviene fermarsi e cambiare lato appena si comincia a sentire dolore alla spalla. Anche in questo caso teniamo la pagaia nella mano libera.

lunedì 14 marzo 2016

LA NUTRIA, UNO STRANIERO IN ACQUA


Appartiene all’ordine Rodentia, famiglia Myocastoridae, mammiferi di grande taglia che in Europa comprende quest’unica specie. Il suo nome scientifico è Myocastor coypus. Massiccia, di dimensioni considerevoli (lunghezza corporea 70-150 cm.; peso 6-9 kg.). Pelo di colore variabile tra tonalità di bruno e di grigio; più chiara sul ventre. Zampe piuttosto corte, coda cilindrica, lunga (30-45 cm.) e poco pelosa, muso grigio chiaro con vibrisse ben sviluppate. Facilmente individuabile a terra, in acqua la si può confondere con la Lontra, ma nuota con assetto differente (testa, dorso e coda quasi completamente emersi).



Occupa canali e fiumi con basso regime di corrente, laghi, stagni e paludi con fitta vegetazione ripariale. Si può riprodurre anche più volta all’anno, con vere e proprie esplosioni demografiche. Principalmente crepuscolare, vive in coppie o piccoli gruppi famigliari, scavano tane lungo rive e argini, con ingressi subacquei. Vegetariana, si nutre però anche di uova, insetti e piccoli molluschi; in inverno raccoglie ghiande nei boschi ripariali. E’ ritenuta dannosa per l’economia agraria (mais, frumento, prato), per le associazioni vegetali palustri e per alcune specie di uccelli che nidificano tra la vegetazione ripariale; l’escavazione degli argini è inoltre pericolosa per l’uomo in caso di esondazione dei grandi corsi d’acqua.




In Europa è presente in tutte le aree a clima temperato ad eccezione di Spagna e Inghilterra, dove è stata recentemente eradicata. In Italia è ancora in espansione, distribuita in modo continuo soprattutto nelle aree padane e nelle regioni centrali. Originaria del Sud America e allevata per la pelliccia come “Castorino”, in Europa si è rapidamente diffusa. Nel nostro Paese e in Lombardia è in continuo incremento; la popolazione regionale è stimata in 35-40.000 individui. Attualmente è sottoposta a regime di controllo numerico.



lunedì 7 marzo 2016

LA CERTIFICAZIONE NAZIONALE PAGAIA AZZURRA


Cos’è Pagaia Azzurra? 
Pagaia Azzurra è il sistema di certificazione nazionale della FICK che codifica in più livelli la tecnica individuale dello sportivo, la sua capacità di procedere in sicurezza ed eseguire salvataggi in acqua rispettando l’ambiente naturale in cui si muove. Il sistema di certificazione Pagaia Azzurra introduce alla pratica dello sport e accompagna il pagaiatore fino al conseguimento delle certificazioni corrispondenti alla sua preparazione. La certificazione Pagaia Azzurra, già operativa nella disciplina Sea Kayak per i livelli 1, 2, 3 e 4  arriverà a contemplare in futuro sempre più discipline (White Water, Open Canoe, ecc.) fino al livello 5. 

Perché conseguire una certificazione Pagaia Azzurra?
Pochi sport consentono una versatilità paragonabile a quella degli sport di pagaia. Dalla competizione al turismo, dal mare al torrente e alla piscina, dall’attività di squadra a quella individuale, da uno sport di aggregazione a un modo per scoprire la pace, la tranquillità, il patrimonio naturalistico e paesaggistico dei litorali e delle vie d’acqua italiane. Ce n’è veramente per tutti i gusti. 

 La certificazione Pagaia Azzurra è riconosciuta dall’EPP (Euro Paddle Pass) e consente di: 
- esibire una certificazione secondo uno standard comune e riconosciuto presso i paesi aderenti all’EPP (Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Italia, Norvegia, Slovenia, Svezia);
- completare la propria formazione, nella propria disciplina, in uno qualsiasi dei paesi aderenti all’EPP; 
- proseguire la propria formazione iniziata all’estero in Italia; 
- affittare canoe o kayak presso centri italiani ed europei che sempre più spesso vengono affittati esclusivamente a fronte di una certificazione nazionale riconosciuta. 
- iniziare un percorso formativo con una crescita progressiva, necessario per accedere al programma di formazione per Tecnici FICK. 

Altri vantaggi per la persona?
Pagaiare è un esercizio fantastico: è divertente, contribuisce al miglioramento delle capacità cardiovascolari, del tono muscolare, della scioltezza e si pratica a contatto con la natura. Iniziare un percorso per conseguire una certificazione nazionale Pagaia Azzurra spinge a praticare un regolare esercizio aerobico che riduce tensioni e stress, contribuisce ad accrescere la fiducia in se stessi oltre a dare l’opportunità di condividere con altri la gioia dei propri progressi e della propria preparazione nell’eseguire dei salvataggi in acqua nell’ambito di un gruppo. 

Va bene anche per me?
La certificazione Pagaia Azzurra è un’avventura alla portata di tutte le età e abilità. Anche la pagaiata più rilassata costituisce un ottimo esercizio fisico ma va affrontata con la tecnica individuale appropriata, la competenza per procedere in sicurezza ed eseguire salvataggi agendo sempre nel rispetto dell’ambiente naturale. 

Cosa potrò esibire? 
Dopo aver superato positivamente la prova di esame il candidato riceve un certificato firmato dal Presidente FICK, dal Segretario Generale FICK e da entrambi i Tecnici Esaminatori. Il certificato è conforme allo standard europeo EPP ed è valido presso tutti i paesi aderenti EPP. Al candidato viene anche rilasciata la tessera che certifica la disciplina e il livello conseguito. La tessera dovrà essere esibita qualora richiesta per il noleggio di attrezzatura o nell’ambito di attività organizzate presso centri affiliati alle Federazioni Nazionali aderenti EPP (Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Italia, Norvegia, Slovenia, Svezia).

I sistemi di certificazione degli altri paesi europei.
Le Federazioni di ciascun paese, (BC (UK), FFCK (F), SKCF (S), DKKF (DK), ecc.) applicano il proprio sistema di certificazione nazionale che ha un nome proprio (Star Award - UK, Pagaies Couleurs - F, Paddelpasset - S, Wet Card - N, ecc.) e che segue delle linee guida indipendenti per rilasciare certificati distinti in 5 livelli (1,2,3 personal skills, 4,5 personal skills + leadership) che si chiamano, ad esempio, 3 Star Award (UK), Pagaie Rouge (F), ecc. Come avviene per le università, presso le quali si seguono piani di studio differenti, per poi ottenere una laurea riconosciuta nei paesi all’interno della CE favorendo scambi di esperienze, workshop, symposium, ecc. così le Federazioni di 10 nazioni europee hanno allineato i propri sistemi di certificazione nelle varie discipline e ai livelli previsti secondo uno standard comune, chiamato EPP (Euro Paddle Pass), e destinato a comprendere sempre più nazioni aderenti. 

Cos’è EPP? 
EPP (EURO PADDLE PASS) è uno standard (framework), creato per allineare i sistemi di certificazione nazionale dei paesi aderenti (Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Italia, Norvegia, Slovenia, Svezia) garantendone la propria autonomia ma secondo criteri comuni. EPP non è un sistema di certificazione. 

Il sistema di certificazione Pagaia Azzurra
Grazie al sistema di certificazione nazionale Pagaia Azzurra la FICK risulta allineata agli altri paesi aderenti all’EPP e può migliorare e controllare il livello di preparazione non solo dei tecnici ma anche dei pagaiatori italiani con evidenti vantaggi in termini di sviluppo e sicurezza nella pratica dello sport. Ecco perché è necessario che anche l’Italia possa contare su un sistema di certificazione.




 


lunedì 29 febbraio 2016

LIBRI – VIAGGIARE IN KAYAK DA MARE



Danilo e Silvio presentano un racconto fotografico della loro esperienza per stuzzicare la voglia di chi vuole provare il trekking nautico col kayak. Ripercorrere le tappe del loro viaggio può essere il punto di partenza per organizzare un viaggio per mare a bordo di un kayak. Basta cambiare il luogo di partenza o spostare la partenza di mezza giornata per percorrere lo stesso circuito ma su tappe diverse. Dopo il racconto c’è un prontuario con i consigli essenziali per affrontare in sicurezza e tranquillità un viaggio in mare dal mattino al tramonto oppure di un mese.
 
Viaggiando per mare in kayak si può godere di una posizione privilegiata per osservare la costa e visitare la terraferma. Più in alto di quando a nuoto ci si allontana dalla costa, più vicino di quanto si possa fare a bordo di una barca. Il kayak marino permette un rapporto intimo con il mare e ha un impatto molto basso sull’ambiente. Silvio Costa e Danilo Tulone hanno pagaiato per giorni interi percorrendo centinaia di chilometri. Hanno esplorato la costa della Sicilia, della Calabria, della Basilicata e della Puglia, qualche volta in modo avventuroso affrontando il mare grosso o degli imprevisti, dormendo la notte in tenda. Con la determinazione di raggiungere obiettivi sempre più impegnativi e rimanendo uniti nello spirito anche in momenti di difficoltà. Il trekking nautico, però, è alla portata di tutti. Si può fare con molto spirito sportivo, oppure più lentamente godendo dei posti mozzafiato che si incontrano. Il turismo col kayak offre la possibilità di provare la cucina locale e lasciarsi andare ai piaceri del cibo e del vino, di conoscere le località marine, di incontrare nuove persone.

TITOLO: Viaggiare in kayak da mare.
AUTORI: Silvio Maria Costa e Danilo Turone.
EDITORE: Edizioni Momenti.

lunedì 22 febbraio 2016

IL REGNO DEL QAJAQ (12)



Due sono i grandi itinerari che l’Artico propone: il Passaggio a Nord-Ovest, attraverso l’arcipelago canadese e il Passaggio a Nord-Est, lungo le coste siberiane: entrambi congiungono l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico e costituiscono un’alternativa alle rotte tropicali.




Il Passaggio a Nord-Ovest non solo ha riservato le maggiori complicazioni ai navigatori durante i secoli scorsi (l’intero percorso è stato completato soltanto all'inizio del nostro secolo dal grande esploratore Amundsen, tra gli anni 1903 e 1906), ma richiede tuttora l’impiego di navi speciali, con prua e chiglia rinforzate, precedute preferibilmente da una nave rompighiaccio. L’economicità di tale navigazione è molto dubbia, anche a causa del forte premio assicurativo richiesto, per cui il traffico lungo questa rotta è assai limitato.




Il Passaggio a Nord-Est fu invece percorso interamente per la prima volta dall'esploratore svedese Nordenskjold, nel biennio 1878-1879; da allora fu ripetuto più volte, tanto che all'inizio di questo secolo il viaggio veniva effettuato nell'arco di un solo anno. Per i Russi la via d’acqua si dimostrò indispensabile, poiché per raggiungere i lontani distretti della Siberia settentrionale non esistevano né strade né ferrovie. Dopo l’avvento del comunismo fu dato inizio a un piano gigantesco, che privilegiava l’armamento di un intera flotta di rompighiaccio; oggi la Russia è all’avanguardia nel settore della navigazione artica con oltre sessanta navi di questo tipo, alcune delle quali con oltre 15.000 tonnellate di stazza e un potenza di 45.000 HP, propulse da energia nucleare.




Fonte: Il meraviglioso universo del grande Nord.

lunedì 1 febbraio 2016

CIMENTO INVERNALE 2016 SULL'ALTO LARIO - 30/31 GENNAIO

Anche quest’anno e come del resto per tutte le edizioni precedenti, questo tipo di incontro nei giorni più freddi dell’anno, quelli "della merla" per intenderci, è sempre condizionato dal meteo e in tal senso chi scrive, vive i giorni che precedono l’evento, con una certa apprensione. L’occhio quotidiano, e più che quotidiano sui siti meteo alla ricerca di quello più ottimista, è motivo assillante. Ma perché poi tanto allarmismo? Potrebbe sembrare esagerato, ma la spinta, sotto sotto, è quella di avere maggiori certezze sul poter rivedere tanti amici e quella di conoscerne altri.



Le adesioni hanno un avvio molto lento e solo quando è diffusa percezione che le condizioni meteo siano discrete, ovvero che non ci siano perturbazioni meteo in arrivo, tutti, sentendosi meno turbati, danno loro conferma. Quest’anno come l’anno scorso, tutto è filato liscio non come l’olio, perché così sono stati il Lario e il Lago di Novate Mezzola che hanno amorevolmente accolto il gruppo. Alcuni Amici hanno riscontrato che le indicazioni sulla logistica erano “corrette” quindi nessuno è stato all’origine di ritardi ai punti di incontro, sia quello del Sabato mattina a Dervio che quello della Domenica a Gera Lario.



Al Sabato le ultime previsioni parlavano di nebbia fitta, ma di primo mattino, una fresca brezza da Nord simile al Tivano, accoglie i 14 partecipanti, del resto a Dervio, il punto più stretto del lago, quando le brezze o il vento si insinuano, le onde del Lago corrono veloci formando bianche creste spumeggianti, ma in passato ben peggio furono le situazioni meteo, sia di vento che di moto ondoso.


Il bar dell’imbarcadero si riempie all’inverosimile, sia per la nostra invasiva presenza, ben in 16, che per le piccole dimensioni del locale. Con entusiasmo ci si veste, non perché fossimo nudi, ma per indossare la “divisa” più idonea all’escursione e poi per la tradizionale foto di gruppo. Viste le condizioni del lago, si decide di traversare con rotta ovest-sud-ovest, ovvero puntando sul Castello di Rezzonico che si nasconde nel grigiore del monte retrostante. Su in quota, i monti sono imbiancati di neve fresca caduta nella notte. Stare uniti, malgrado le solite raccomandazioni è fatto sempre arduo, ma invece, uniti e vicini si è stati a colei che nutriva qualche preoccupazione con le onde di traverso. Qualche richiamo e qualche incoraggiamento aiutano e così si raggiunge la sponda ai piedi del Castello di Rezzonico.


Anche l’onda favorevole, con il passare dei minuti, tende a indebolirsi sino alla calma piatta tanto che l’amica di cui sopra torna a sorridere e pure a chiacchierare come suo solito. L’abitato di Rezzonico è praticamente deserto e il traffico lacustre? nullo, infatti non è stagione, eccezion fatta per i 14 del “Cimento”. Prima di raggiungere la Punta di Villa La Gaeta, si lasciano sulla destra alcuni centri rivieraschi come Santa Maria di Rezzonico, Molvedo, Sant’Abbondio e Acquaseria, oggi riuniti in un unico Comune quello di San Siro.



Raggiunta la Punta sopracitata, si sosta per qualche foto sotto la turrita e merlata Villa prima di riprendere la navigazione verso Menaggio. Le risorse energetiche del primo mattino si vanno esaurendo, per cui con l’attrazione psicologica della sosta pranzo, si raggiunge Varenna in men che non si dica, e il traghetto senza passeggeri, sulla tratta Varenna-Menaggio, modifica leggermente la sua rotta per non recare a noi danno, senza sapere che la sua scia è per il gruppo solo motivo di divertimento.


I bar in riva al lago e lungo la “passeggiata dell’amore” sono desolatamente chiusi, e dopo una più o meno frugale colazione al sacco, arricchita comunque da lambrusco, da dolci e liquori, si sale in “piazza” per un caffè e si ringrazia chi lo ha offerto, per cui … a buon rendere! Si riprende costeggiando la riva orientale con il lago tirato … a specchio e senza un alito di vento. Si supera l’ampia insenature di Olivedo che per la cronaca costituisce il punto più largo del Lario tra Olivedo appunto, e Menaggio.



Prima di raggiungere Bellano si supera Punta Morcate sulle cui pareti si esercitano arrampicatori. Nulla da segnalare sulla passeggiata a lago di Bellano e le piccole frazioni appaiono deserte mentre una fresca brezza contraria, accompagna sino allo sbarco. Le abituali operazioni di carico dei kayak sulle auto e quindi in carovana a raggiungere Dascio per la birra abituale, per la cena e il pernottamento.



Ancor prima della cena, l’atmosfera si è riscaldata e quindi “caldi”, per affrontare il menù con giusto e aggressivo appetito. Notte stellata ma non gelida, così al mattino il “freddo dei giorni della merla” non si fa sentire, un bene o un male? Il numeroso gruppo giunto al piazzale di Gera Lario, invade pacificamente il bar e poi si dà inizio alle operazioni che caratterizzano chi pratica il kayak da mare. Atmosfera gaia, serena e sorrisi e affettuosità tra i tanti Amici che da tempo e da “un anno” non si incontrano, ma il “Cimento Invernale” è il primo vero raduno dell’anno che, sempre per la cronaca, è alla sua diciottesima edizione. Sempre per la cronaca, ben DIECI le “ragazze” (?) presenti a sostenere il movimento delle quote rosa!




Al briefing si presentano in 37, una bella compagnia e numericamente inaspettata, ma il tempo è stato favorevole. Un imprevisto ritardo all’imbarco c’è stato, ma non si poteva non srotolare “lungo augurio” ad un Amico che per festeggiare il suo compleanno, ha scelto bene di partecipare al Cimento. La giornata soleggiata e in assoluta mancanza di vento, in un contesto di lago, canneti e monti innevati in quota, ha consentito a tutti di apprezzare la natura e i panorami dell’Alto Lario. Altra nota di cronaca a sottolineare la punta storica di basso livello delle acque, ma le previsioni indicano che presto arriveranno le auspicate piogge. L’atmosfera del Piano di Spagna, Riserva Naturale e il fiume Mera che ne limita i confini, le pareti rocciose a picco sul lago e la ampia distesa di canneti, rifugio naturale di una ricca avifauna migratoria, consente di apprezzare la natura in un silenzio assoluto.


In questo contesto, il gruppo procede in un chiacchierio costante che ben si inserisce, senza creare disturbo, nella quiete della Riserva Naturale stessa. Si supera la località di Dascio e pagaiando a distanza di sicurezza dai canneti, si costeggia il lago di Novate, i borghi di Verceia e di Novate, sino a raggiungere la spiaggia per accedere lungo un breve sentiero al tempio romanico di San Fedelino. La foto di gruppo è d’obbligo e poi tutti ad aprire i gavoni, custodi di abbondanti provviste per la giornata. Gli assaggi e la reciproca generosità rendono la sosta piacevole così il sole tiepido che tiene lontano i ricordi dei veri “giorni della merla”. Pur con la temperatura mite, solo gli astemi si sono astenuti dalle bevande a varia gradazione alcoolica, per cui dopo tutto ciò, si prende la via del ritorno. Si costeggiano le imponenti pareti rocciose del Monte Berlinghera e il panorama dell’Alto Lario si presenta in una nuova ottica, da Nord a Sud, con il Monte Legnone a far da maestoso sfondo al servizio fotografico.



Il Mera scorre lento e debole il beneficio della corrente e in gruppo sgranato si giunge al porto di Gera Lario per lo sbarco e qui si conclude il Cimento Invernale 2016. Vista la numerica partecipazione, visto l’alto indice di gradimento sarà difficile non pensare alla diciannovesima edizione, ma nel frattempo, tra tanti calorosi saluti di commiato, non resta che salutarci con il classico e ricorrente saluto … arrivederci alla prossima! 


Il testo è dell'infaticabile amico di pagaia Luciano Belloni.
Le foto (che si riferiscono alla sola escursione di Domenica) sono del Luis (Inuit del Lario)
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