"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

sabato 28 febbraio 2009

ARTIC 1: LO “SKIN ON FRAME” DI AVATAK!

Gli Inuit del Lario sono lieti presentare in anteprima al mondo italiano del kayak da mare l’ARTIC 1, lo “skin on frame” della AVATAK!
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Ecco quello che commenta Niko sull’ARTIC 1:
“Per me è un prototipo che mi serve per elaborare alcune informazioni e tecniche per la messa in cantiere di un kayak Inuit tradizionale prodotto con tecniche di costruzione innovative, come già fatto per le pagaie. E' mia intenzione produrre un kayak "SKIN ON FRAME" da vendere ad un prezzo accessibile a chiunque voglia sentirsi un VERO INUIT! Spero di portare a termine il mio progetto in tempo per presentare il risultato al secondo Kayak Symposium di BIBIONEKAYAK. Questo sarà comunque coperto di tessuto in cotone trattato, rinforzato e verniciato. Niente chiodi, niente viti, niente colla... solo spinotti di legno e spago di nylon! A parte lo spago di nylon, esattamente come lo facevano gli Inuit! Sorprende la struttura così eccezionalmente solida!”

Alcune caratteristiche tecniche:
- è lungo m. 5,50
- è largo cm. 55
- pesa circa kg. 20
- la struttura è tutta in abete e douglas
- le centine sono di mm.8 x 25 curvate al vapore
- non vi sono chiodi, viti e colle, ma solo pioli in legno e spago di nylon
- il tessuto è di cotone 100% del peso di circa 450 gr. al mq.
- l'impermeabilizzazione è costituita da vernice sintetica monocomponente elastica di colore marrone scuro con rinforzi sulla chiglia in resina epossidica e VTR

Niko invita tutti a partecipare al varo e alla prova in acqua dell'ARTIC 1 Sabato 7 marzo a Sesto Calende (VA) con ritrovo al parcheggio sotto il Ponte di ferro alle 9:30 circa.
Per ulteriori informazioni: Nicola “NIKO” De Florio
– cell. 333 4924557
– E-mail: avatak@libero.it
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giovedì 26 febbraio 2009

“MALATTIA” DEI LAGHI, MALATTIE DEI PESCI

Non esistono soltanto mortalità ittiche riconducibili direttamente alle alterazioni provocate dal processo di eutrofizzazione lacustre. Accanto a queste – insorgenti di norma assai rapidamente allorquando uno o più fattori ambientali assumano valori incompatibili con la vita dei pesci – ne esistono altre riferibili soltanto indirettamente all’eutrofizzazione, in quanto provocate invece da vere e proprie malattie sostenute da batteri, funghi, protozoi e altri agenti patogeni. In genere il loro decorso tende a essere meno acuto e più prolungato nel tempo rispetto alle morie di cui si diceva in precedenza; e la mortalità che ne consegue può presentare un carattere di spiccata selettività fino anche a interessare una sola specie ittica fra le tanti presenti nel lago. La relazione esistente fra la comparsa di questa malattia e il progressivo diffondersi e aggravarsi del fenomeno dell’eutrofizzazione è tanto evidente da non poter essere messa in discussione.


A titolo di esempio potranno essere qui citate le imponenti mortalità che hanno ripetutamente interessato le popolazioni di alborella dei laghi del Nord Italia in coincidenza con il progressivo aggravarsi delle condizioni ambientali. Provocate da un fungo del genere Branchiomyces che si sviluppa nei vasi sanguigni delle branchie, esse hanno colpito con particolare violenza anche le acque lacustri delle province di Como e Lecco: quelle del Ceresio, del Lario stesso e soprattutto quelle del Lago di Annone. In quest’ultimo corpo d’acqua, infatti, durante l’estate del 1975 si verificò una mortalità di alborelle – dovuta appunto a “branchiomicosi” – la cui entità fu stimata in oltre 50 tonnellate per una superficie di 3,8 km2, pari quindi a 131 kg/ha.


Ma in che modo il processo di eutrofizzazione favorisce il diffondersi delle malattie fra i pesci? Si deve ritenere in primo luogo che l’accresciuta disponibilità di sostanza organica tipica del processo di eutrofizzazione possa determinare una più rapida moltiplicazione dei batteri, che vanno annoverati fra i più comuni agenti patogeni dei pesci. Inoltre appare assai probabile che, in tali condizioni, si determini un’accresciuta aggressività (“virulenza” nel linguaggio della medicina) dei potenziali agenti patogeni già abbondantemente presenti in tutti gli ambienti acquatici. Ma soprattutto e anzitutto si determinerà una progressiva riduzione della resistenza dell’organismo dei pesci nei confronti dell’aggressione portata dai vari microrganismi. Non facile individuare esattamente le specifiche cause di questa diminuita resistenza alla malattia. Vi è da dire al riguardo che, nel loro complesso, le condizioni di vita proprie di un lago in avanzato stato di eutrofizzazione sono lungi dall’essere ottimali per la maggior parti delle specie ittiche presenti; e che lo stress derivante da una tale situazione, deprimendo le capacità di difesa del pesce, può aprire le porte all’aggressione di agenti patogeni altrimenti incapaci di recare danno a un organismo non previamente debilitato.

Per quanto riguarda l’individuazione di singoli fattori ambientali cui riferire più in particolare la compromissione delle difese organiche del pesce, si deve pensare anzitutto all’ossigeno, elemento vitale spesso scarseggiante nei laghi eutrofizzati. Inoltre, proprio nel caso delle morie di alborella verificatesi nei laghi lombardi, è stata constatata una loro esatta coincidenza con le massime concentrazioni di ammoniaca cosiddetta “indissociata” che si verificano nel cuore dell’estate. Sarebbe dunque questo composto dalla ben nota azione irritante a danneggiare la delicatissima superficie delle branchie predisponendo all’impianto e alla successiva germinazione di spore del fungo responsabile dei questa mortale malattia.


lunedì 23 febbraio 2009

LA SCELTA DEL KAYAK DA MARE

Per incontrare il favore degli esperti, il kayak da mare deve possedere alcuni requisiti che ne assicurino manovrabilità, praticità e affidabilità. Ecco i più importanti:

- Leggerezza, per poter caricare il kayak senza fatica sul tetto dell’automobile
- Robustezza e peso, per consentire allo scafo di resistere in condizioni d’uso esasperate.
- Capacità di tenere la rotta, cioè di mantenerla rettilinea in qualsiasi condizione di mare, garantendo al tempo stesso la possibilità di virare facilmente e rapidamente in ogni momento.
- Larghezza, quanto basta per garantire lo scafo, ma non tanto da rendere difficile e faticosa l’esecuzione di un eskimo.
- Voluminosità e capienza, per trasportare una grande quantità di equipaggiamento, a condizione che l’opera morta, cioè la parte emersa dello scafo, resti comunque molto bassa, più bassa che si può.
- Comodità, il che significa, principalmente, disporre di un sedile confortevole, che assicuri un comodo assetto al kayaker per molte ore di navigazione.

La maggiore preoccupazione dei progettisti di kayak da mare è quella di realizzare scafi in cui si sommino tutte le caratteristiche esaminate. Le soluzioni adottate sono le più svariate, ma i risultati sono sempre il frutto di compromessi. La verità – diciamolo pure – è che non esiste il kayak perfetto. Per decidere il tipo e il modello da comprare, non resta che provare il maggior numero possibile di barche, fuori e dentro l’acqua. E naturalmente occorre anche prestare attenzione ai preziosi (e inevitabili!) consigli dei compagni più esperti.

giovedì 19 febbraio 2009

LIBRI – IL KAYAK DA MARE, NAVIGARE COME GLI ESQUIMESI


Il kayak da mare è una barca divertente, facile da usare, semplice da trasportare, economica ed ecologica, con cui si possono compiere acrobazie fra le onde, ma che trova il suo impiego ideale nell’escursionismo e nel camping nautico. Inventato dagli Inuit, e progenitore del più noto kayak da fiume, il kayak da mare è popolarissimo negli Stati Uniti, in Germania, in Gran Bretagna e in Francia, mentre in Italia ha cominciato a diffondersi soltanto negli ultimi anni, grazie soprattutto all’attività dell’AIKM (Associazione Italiana Kayak Da Mare), che ha curato la realizzazione di questo manuale. La maggior parte degli italiani è convinta che il kayak moderno sia essenzialmente un’imbarcazione fluviale, con cui si compiono discese mozzafiato fra le rapide impetuose dei fiumi montani. Pochi sanno che di questa imbarcazione esiste anche – e soprattutto – una versione marina, e che andar per mare in kayak non significa semplicemente pagaiare su e giù per la costa, bensì mettere in pratica una disciplina complessa, articolata, di elevatissimo profilo tecnico. Come dimostra questo libro, che in 176 pagine spiega tutto, ma proprio tutto, quel che occorre sapere per navigare come gli Inuit.

Il kayak da mare, navigare come gli Esquimesi.
Autore: Associazione Italiana Kayak Da Mare
Editore: Planetario
176 Pagine, 1994.
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lunedì 16 febbraio 2009

LA BALLERINA BIANCA, TREMACODA DELLA SPIAGGIA

Nonostante le temperature basse invernali, le coste del lago sono altrettanto animate. Dal nostro kayak, sulla spiaggia possiamo vedere la Ballerina bianca che corricchia vivace qua e là agitando velocemente la lunga coda. Appartiene all’ordine Passeriformes, famiglia Motacillidae, uccelli generalmente legati ad ambienti prevalentemente aperti, temperati, talvolta umidi. Il suo nome scientifico è Motacilla alba.

La Ballerina bianca è una specie di piccola taglia, lunga circa 18 cm. Piumaggio nero-grigiastro e bianco. Sottogola, petto, vertice e nuca neri, mascherina bianca. Groppone bianco e ventre bianco. Coda nera, lunga, con timoniere esterne bianche. Corpo affusolato e volo tipicamente leggero e ondulato. I giovani da poco involati hanno un aspetto grigio sporco.



Specie di zone aperte, molto comune nei coltivi, vive anche ai bordi delle città e nei parchi urbani; più comune in prossimità dei corsi d’acqua e laghi. In Italia nidifica dal piano sino a circa 2500 m di quota. Il nido è costituito in anfratti della roccia, nicchie e buchi di sottotetti e muri a secco. Si nutre di insetti che cattura a terra oppure in volo. Riesce a correre molto velocemente, ma di solito si muove con fare indeciso, agitando la lunga coda su e giù.




La Ballerina bianca nidifica in tutto il continente europeo (inclusa l’Islanda e la Groenlandia sud orientale). Le popolazioni dell’Europa meridionale e centro occidentale sono residenti, mentre le popolazioni più settentrionali e quelle dell’Europa orientale sono migratrici e svernano nell’Europa mediterranea, in nord Africa e Medio Oriente. In Italia è presente su tutto il territorio; meno comune in Sicilia, assente in Sardegna. Le popolazioni alpine scendono la piano durante l’inverno. Una sottospecie che nidifica in Europa occidentale e settentrionale è denominata Ballerina nera per il groppone nero anziché grigio.



giovedì 12 febbraio 2009

FICT - Federazione Italiana Canoa Turistica



La FICT - Federazione Italiana Canoa Turistica nasce nel 1978 come Federazione Italiana Canoa Fluviale e si trasforma, nel 2001, in Federazione Italiana Canoa Turistica. Indipendente, apolitica e aconfessionale, opera a livello nazionale senza fini di lucro per promuovere la pratica del kayak e della canoa turistica e amatoriale di fiume, di lago e di mare, perseguendo un uso del tempo libero frugale e in armonia con l'ambiente.
Le finalità della FICT sono le seguenti:
- Organizza e patrocina iniziative.
- Promuove la costituzione di nuovi Club.
- Seleziona tecnici in grado di istruire e accompagnare gruppi di canoisti meno esperti, garantendo un adeguato livello tecnico e di sicurezza.
- Pubblica per gli associati il periodico Pagaiando.
Il sito ufficiale della FICT è http://www.canoa.org/
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lunedì 9 febbraio 2009

IL LAGO DEL SEGRINO

Il lago del Segrino, diversamente dagli altri laghi della Brianza, ha una forma stretta e allungata ed occupa gran parte di un solco vallivo delimitato a est dal Monte Cornizzolo ed a ovest dal Monte Scioscia, al limite meridionale del cosiddetto Triangolo Lariano. La sua origine risale all’ultima glaciazione Pleistocenica: la conca, dal caratteristico profilo trasversale a U, è stata infatti scavata da una lingua glaciale, che scendeva dalla Valassina e si immetteva nella piana di Erba, e, successivamente, sbarrata alle sua estremità meridionale da depositi morenici abbandonati al suo ritiro. Il lago non ha immissari veri e propri – se si esclude una piccola roggia che proviene da Canzo – ma è alimentato principalmente da sorgenti sublacustri e perilacustri. Un modesto emissario esce dalla parte meridionale e si getta nel lago di Pusiano.

Anche qui l’ambiente è caratterizzato dalla tipica vegetazione acquatico-palustre, che forma attorno al lago delle fasce a composizione floristica variabili con la profondità. Soprattutto nella parte meridionale del bacino, i fondali sono interessati da una vera e propria prateria sommersa da millefoglie d’acqua, molto fitta, a cui si aggiunge il cosiddetto Nufareto con la nifea bianca e il nannufaro giallo, e avanzando ancora verso la riva, il classico Canneto a canna di palude. Lungo le sponde del lago la vegetazione arborea è formata da ontani neri, salici e pioppi. La copertura dei versanti montani che racchiudono la conca lacustre è costituita da boschi cedui in cui, a basse quote, sono prevalenti i castagni, il cui impianto è dovuto all’uomo. er quanto riguarda il popolamento animale, interessante è la fauna ittica del Segrino che annovera il pesce persico, il persico trota, il luccio e l’alborella. Le ampie fasce di canneto che cingono il lago offrono rifugio a numerosi uccelli stanziali e migratori. Tra gli anfibi, oltre alla presenza del rospo comune nel periodo riproduttivo, è stata accertata anche la presenza della rana di Lataste, una interessante specie endemica della pianura padano-veneta, cioè presente esclusivamente in questa area.

Alcune curiosità sul lago del Segrino:
- Due sono le ipotesi “letterarie” sull’origine del nome di questo lago. La prima collega il nome al francese “chagrin”, dolore, malinconia, e sarebbe convalidata anche dalla celebre definizione di Stendhal “lac du chagrin”, appunto “lago della malinconia”. La seconda invece, suggerita da Carlo Emilio Gadda, fa derivare il toponimo dal tedesco “ See gruen”, ovvero lago verde.
- Un’antica leggenda narra che in riva al solitario lago del Segrino, tra i canneti, dimorava un terrificante drago, ucciso da San Giorgio per liberare le popolazioni locali dalla sua minaccia.
- Nel 1984, la regione Lombardia, istituiva il “Parco di interesse sovraccomunale Lago del Segrino”.

Il lago del Segrino in cifre

Altitudine media: 374 m slm
Superficie: 0,378 kmq
Perimetro: 3,84 km
Profondità media: 3,17 m
Profondità massima: 8,6 m
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Foto del caro amico Riccardo Agretti.
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giovedì 5 febbraio 2009

IL SITO DI RICCARDO AGRETTI

lago di Annone
E con grande piacere che vi segnalo la nascita del nuovo sito web del nostro amico fotografo Riccardo Agretti, gentile fornitore di numerose splendide immagini pubblicate su questo blog, che questo mese è anche presente con un bell'articolo sulla prestigiosa rivista Fotografia Reflex.
L'acqua, in particolare quella dei laghi briantei, la fa da padrona nelle sue immagini, e lui la sa ritrarre con grande originalità artistica e sensibilità, riuscendo ad immortalare e cogliere ciò che la maggior parte delle persone, spesso, non riesce nemmeno a scorgere.
Un invito quindi ad andare a visitare il suo sito all' indirizzo www.riccardoagretti.com
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EQUIPAGGIAMENTO: IL KAYAK DA MARE E I SUOI ACCESSORI

Kayak da mare sulla spiaggia dell'isola di San Biagio - Lago di Garda
FORMA
È la caratteristica principale del kayak da mare. Risulta affusolata e filante con estremità simmetriche e più o meno rialzate. Le estremità vengono chiamate usando termini tecnici nautici: prua quella anteriore e poppa quella posteriore, mentre la parte superiore è detta ponte. La lunghezza dello scafo varia dai 4 metri per il turismo sottocosta fino agli oltre 5 metri dei kayak per i raid marini.


Pompa di sentina portatile
POMPA DI SENTINA
Fissa o portatile, rappresenta uno strumento importantissimo nei salvataggi in mare aperto, in quanto efficace sistema di svuotamento del pozzetto. L’ultima generazione di pompe è rappresentata da quelle elettriche, che anche durante il funzionamento consento di pagaiare o di concentrarsi sulle varie manovre da eseguire. Qualsiasi sia il modello di pompa di sentina di cui si è forniti, una grossa spugna completa la dotazione di svuotamento.

Bussola del VALLEY Q-BOATBUSSOLA
Insieme alla carta nautica della zona, è diventato uno strumento indispensabile per chi si avventura in lunghe esplorazioni marine, soprattutto se sono previste traversate. In commercio se ne trovano di diversi modelli pensati appositamente per il seakayaking, cioè fissabili con elastici al ponte di prua, in questo modo si evita di forare l’imbarcazione. L’utilizzo di un GPS cartografico aumenta notevolmente il livello di sicurezza complessiva.


Elastici del QAJAQ ISLAND OF SARDINIAELASTICI
Vengono tesi sui ponti di pura e di poppa per fissarvi coltelli, paddle float, bussola, eventuali cartine, GPS, pagaia di riserva, moffole, guanti, bottiglie e altro materiale che deve essere a portata di mano.

Paddle float rigido
PADDLE FLOAT
E’ un galleggiante che si può fissare all’estremità della pagaia, per permettere la risalita sullo scafo al kayaker caduto in acqua. Può essere rigido o gonfiabile e sempre in abbinamento con la pagaia, può essere utilizzato anche come stabilizzatore per l’imbarcazione.



skeg di QAJAQTIMONE E DERIVA
Sono considerati un optional, e spesso si discute a proposito delle loro reali utilità. La tecnica pura del kayak da mare non ne prevede l’utilizzo, ciononostante possono essere molto utili in scafi che presentano poppa o prua sollevate, o in condizioni di forte vento al traverso o da poppa. I timoni possono essere forniti anche in kit che permettono d’installarli facilmente anche su scafi non predisposti.


Tientibene del Q-BOATCIRCUITO DI CIME
È presente ormai lungo i ponti di prua e di poppa di quasi tutti i modelli delle maggiori case costruttrici. Questi “tienti bene”, oltre a essere utili in caso di sbarchi complicati o assistiti da terra, sono fondamentali per mantenere il contatto con lo scafo in caso di bagno.
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lunedì 2 febbraio 2009

LIBRI - DANCING NORD

"... poi ci sono loro, gli Inuit. Così lontani dagli stereotipi a cui siamo abituati. Soprattutto fisicamente. Sfuggono a ogni classificazione e sembrano senza età. Ci guardano e sorridono, senza sprecare troppe parole, ed è come se facessero parte anche loro del silenzio."
L'esperienza che l’autore di questo libro trasmette al lettore è la gioia di scoprire il mondo e di raccontarlo senza pose letterarie: è come sentire parlare un amico di ritorno da un luogo che prima o poi vorremmo visitare, o semplicemente sognare. L’autore, Antonio Rinaldis, è nato a La Thuile, in Valle d’Aosta, nel marzo 1960. Appassionato di cinema, ha collaborato a programmi radiofonici e televisivi. Tra gli Inuit è arrivato per seguire nel Québec settentrionale le riprese del film Dancing North, diretto dall’amico regista Paolo Quaregna per la Dream Film.

Dancing Nord - Viaggio in Canada tra gli Inuit. Autore: Antonio Rinaldis. Editrice: Edt. Anno: 1999. Pagine: 152.
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