"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 30 settembre 2013

PONTINE MARE MARATHON 2013: STORIA E NATURA


L’appuntamento annuale alle isole Pontine (Ponziane) viene organizzato dall’associazione “Sottocosta” nel cosiddetto ‘mare di Ulisse’ che è posto di fronte al promontorio del Circeo tra le province di Latina e Caserta. Le isole Pontine si dividono in isole del Nord-Est : Ponza, Palmarola, Zannone, Gavi e isole del Sud-Est: Ventotene e Santo Stefano. La popolazione di 4.000 abitanti è concentrata in gran parte a Ponza. Il tour in kayak si è limitato alle isole di Ponza e Ventotene che sono le più facilmente raggiungibili. 




Le Pontine furono abitate prima dai Fenici e poi dai Romani, questi ultimi dotarono l’isola di Ponza di quel minimo di infrastrutture per renderla abitabile, come l’acquedotto e la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Sempre i Romani costruirono nei punti migliori delle splendide ville con approdi privati a mare scavati nella roccia. 




Finita l’epoca Romana le isole divennero facile preda delle incursioni dei pirati arabi e in gran parte rimasero disabitate ad eccezione di alcuni villaggi di pescatori e dei frati Benedettini che costruirono l’Abbazia di Santa Maria. Le isole passarono in possesso del regno di Napoli e quindi dei Borboni ed infine nel 1861 nel Regno d’Italia. Furono per anni luogo di confino e di prigionia, rimangono infatti tracce di galere e carceri utilizzate fino al ventennio fascista. 





Le isole sono facilmente raggiungibili in traghetto o in aliscafo da Formia, Terracina e Anzio; il viaggio dura dall’ora e mezza alle tre ore. Di origine vulcanica le isole hanno una costa rocciosa e frastagliata e caratterizzata da numerose grotte e spaccature che rendono le isole particolarmente frequentate dai subacquei. Non sono dotate di moltissime ed estese spiagge ma la più nota è ‘Chiaia di Luna’ a Ponza. 




L’isola di Ponza mantiene nella sua popolazione, in gran parte di origine napoletana la caratteristica di essere un ambiente sereno e tranquillo e alla facile portata di tutte le tasche con camere attorno alle 25,00 € a notte già dopo il ferragosto. A cena si mangia con cifre anche inferiori sul lungomare del porto. Da tornarci sicuramente! 


Report fotografico nella Galleria foto di Luis.
Testo del Luis (Inuit del Lario)
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lunedì 23 settembre 2013

RECUPERI E SALVATAGGI


Si parla di salvataggi quando il kayaker è caduto in acqua, quindi al di fuori del pozzetto. I salvataggi si possono distinguere in: autosalvataggi e salvataggi assistiti. Gli autosalvataggi si possono effettuare grazie al paddle float, un galleggiante (rigido o gonfiabile) che può essere fissato ad un’estremità della pagaia. Appoggiando il manico della pagaia fornita di paddle float a poppa del pozzetto del kayak, si ottiene un bilanciere che facilita notevolmente la manovra di risalita sulla barca. Un’altra tecnica di auto salvataggio è rappresentata dal rientro a eskimo. Una volta usciti dal kayak, per rientrare nel pozzetto si effettua una mezza capriola sotto il kayak e, attraverso una spazzata, magari a pala lunga, si ristabilisce l’equilibrio. Con un valido sistema di svuotamento, questa manovra permette di risolvere situazioni critiche in tempi molto rapidi. 




I salvataggi assistiti sono quelli che prevedono l’aiuto di uno o più kayaker del gruppo. Una volta in acqua, l’intervento di un compagno può facilitare le cose, sia per quanto riguarda al risalita in kayak sia per lo svuotamento. I moderni kayak da mare, grazie alla presenza delle paratie stagne ed al fatto che il ponte anteriore è di solito più alto di quello posteriore, quando sono ruotati e leggermente sollevati, possono essere facilmente svuotati anche in acqua, non costringendo così a sbarcare. 


Le tecniche di recupero, così come i salvataggi devono essere provate e riprovate, coinvolgendo gli amici con cui si pagaia più spesso. E’ preferibile frequentare un corso ed apprendere le diverse tecniche per arrivare ad un completo controllo del mezzo. Dopo il corso, è fondamentale praticare assiduamente, magari partecipando alle manifestazioni che sempre più spesso vengono organizzate in Italia e all’estero. La partecipazione ad un corso non deve essere intesa come un punto di arrivo, ma come punto di partenza che apre gli orizzonti della favolosa attività del kayak da mare. 



lunedì 16 settembre 2013

INVERNO IN ALTO LARIO visto con gli occhi di un cigno


L’associazione Pro Plesio organizza, presso il Palazzetto Polifunzionale di PLESIO – Val Menaggio – Lago di Como - Sabato 21 settembre 2013 – ore 21.00 una Proiezione di immagini a ingresso libero dal titolo

INVERNO IN ALTO LARIO visto con gli occhi di un cigno


DA PUNTA LA GAETA

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E DA PUNTA MORCATE

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NAVIGANDO VERSO NORD LUNGO LE SPONDE DELL’ALTO LARIO
 … E ANCORA PIU A NORD, VERSO IL SUMMO LACU

Summo Lacu - Fiume Mera (nord) piccola

 … ALLA RICERCA DELLE ANTICHE ORIGINI DEL GRANDE LARIO


PERCORSO FOTOGRAFICO a cura di
Marco Ferrario (ekokayak)
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ispirato ai testi di Davide Van De Sfroos

Palazzetto Polifunzionale di Plesio

“A TAVOLA TRA LARIO E VALTELLINA”

Nel Palazzetto Polifunzionale di Plesio sarà possibile cenare prima della proiezione. Per la cena l’appuntamento è alle ore 19 e il costo è di 15 euro (escluse bevande e dolci). La prenotazione alla cena deve pervenire entro giovedì 19 chiamando telefonicamente al numero 3487654218 oppure inviando una e-mail a elymolteni@alice.it

Menù: polenta e missoltino, pescato di lago in carpione, sciatt e pizzoccheri fatti a mano, polenta uncia, formaggi locali.

lunedì 9 settembre 2013

IL PIOVANNELLO, UN OSPITE DI PASSAGGIO


Appartiene all’ordine Charadriifomes, famiglia Scolopacidae. Il suo nome scientifico è Calidris ferruginea. Taglia simile al Piovanello pancianera (18-19 cm), ma con collo, becco e zampe più lunghi. In volo è riconoscibile dall’ampia banda bianca sopra la coda. Il piumaggio giovanile e invernale appare grigio sul dorso e bianco sul ventre, nel periodo riproduttivo prende un caratteristico rosso (a cui deve il nome scientifico) sia sul dorso che sulle parti inferiori, le ali sono grigie.



Nidifica nella fascia costiera artica, sfruttando i margini delle paludi temporanee create dallo scioglimento estivo della neve e dello strato superficiale del terreno; quando i giovani sono in grado di volare si spostano sulle rive dei fiumi o sulle coste. In migrazione sosta nelle zone umide costiere, quali spiagge e estuari, o interne, come paludi e lagune. La sua dieta è principalmente a base di invertebrati, che cerca immergendo il becco nelle acque basse e paludose, camminando e corricchiando. E’ in grado di accumulare rapidamente una grande quantità di grasso prima di compiere la migrazione (quasi raddoppiando il peso), così da percorrere più di 3800 km in volo continuo. 




Specie artica, nidificante in Siberia; al di fuori della stagione riproduttiva frequenta un’ampia zona che va dalle coste atlantiche in Europa e Africa, fino all’Oceano Indiano e alla Nuova Zelanda, le zone più settentrionali di svernamento sono rappresentate da Iraq e Israele, con pochi individui in Europa sud occidentale. In Italia è migratore regolare e raramente lo si trova come svernante. In Lombardia, benché raro, è possibile avvistarlo in migrazione nelle zone umide e nelle risaie. Le stime invernali indicano una popolazione principale svernante in Africa nord occidentale, composta da circa 150.000 individui. Le popolazioni di passo in Europa mostrano ampie oscillazioni numeriche, con picchi di abbondanza ogni 3-4 anni. In Italia durante le migrazioni passano diverse centinaia di individui, soprattutto nelle zone costiere dell’alto Adriatico. 



lunedì 2 settembre 2013

GEOGRAFICA DELL’ARTICO (3)


Negli scorsi decenni sono state proposte molte altre definizioni per stabilire i confini della regione artica, ma tutte si sono dimostrate per la presenza di numerose eccezioni. Attualmente si accetta una suddivisione tra Artico e Subartico che essenzialmente si rifà ai parametri fissati in precedenza, ponendo soltanto agli stessi limitazioni più strette a seguito di rilievi scientifici compiuti dopo la Seconda Guerra Mondiale. 




Detta suddivisione è valida per la tundra, con l’esclusione della calotta polare e dell’inlandsis della Groenlandia: la temperatura media del mese più caldo dev’essere compresa tra + 10 e 0°C, gli inverni devono essere lunghi e freddi le estati brevi (con possibilità di gelate in qualsiasi mese), il sottosuolo deve essere permanentemente gelato, le precipitazioni devono essere inferiori a 250 millimetri annui e la vegetazione deve essere composta da bassi cespugli, larici, muschi e licheni. 





La delimitazione delle regioni artiche non è completa senza un breve cenno riguardo ai confini marini. Mentre in passato si indentificava quale limite dell’Artico la linea della massima estensione della banchisa durante la stagione invernale, attualmente tale indicazione è stata abbandonata e si preferisce parlare di acque polari in base alle loro proprietà fisiche, ovvero temperatura e concentrazione salina.