Forse non tutti sanno che il primo aprile 1999 è nato formalmente il territorio autonomo di Nunavut, "la nostra terra" in Inuktitut, ceppo linguistico delle popolazioni native del Grande Nord. Una nuova e immensa unità amministrativa del Canada Artico Orientale e Centrale che ospita 27.000 persone sparse su quasi due milioni di chilometri quadrati, con capitale Iqaluit (Baia dei pesci), dove si parlano le tre lingue ufficiali, Inuktitut, inglese e francese. L'emblema del nuovo stato, orgoglio dei nativi, ha i colori oro, bianco e blu, a simboleggiare le ricchezze della terra, del mare e del cielo, al centro un Inukshuk, simulacro di pietra che rappresenta la figura umana, simbolo di amicizia e solidarietà. In alto verso il battente Nitirqsuituq, la mitica stella polare, infallibile guida dei popoli nomadi, la cui fissità nella volta celeste rappresenta la saggezza degli anziani, dunque un richiamo ai valori tradizionali su cui è fondata l'identità del popolo del Grande Freddo. Già dagli anni settanta gli Inuit avevano accarezzato l'idea di una nazione che avesse un proprio governo, si erano organizzati in diversi movimenti indigeni iniziando una lunga serie di rivendicazioni territoriali. Hanno atteso oltre trent'anni per vedere realizzato l'antico sogno, tornare a essere uomini (Inuit) liberi, soprattutto di scegliersi la propria vita, non sentirsi più apostrofati con il nome di eschimesi (mangiatori di carne cruda), una denominazione dispregiativa coniata dalle tribù algonchine dell'America settentrionale e poi recuperata dai primi esploratori europei. Questi ultimi diedero l'avvio ad una colonizzazione durissima che ha cancellato, per molto tempo, una storia e una cultura ricca e complessa di oltre cinquemila anni, erodendone i sistemi politici, economici, sociali e religiosi. Come ogni altro Stato anche quello del Nunavut deve affrontare sfide enormi, ma ad esso già guardano con interesse molti popoli autoctoni del pianeta che rivendicano l'autonomia dalle nazioni in cui essi vivono, assoggettati o incorporati con la forza in Stati alieni che li trattano come intrusi. "Pensando alla mia infanzia e alle cose che sono accadute da allora ad oggi, mi sento come se stessi guardando una rivoluzione al rallentatore" racconta John Amagoalik, figura centrale del movimento Inuit per l'autonomia, in una preziosa testimonianza raccolta in "Congratulazioni Nunavut! Sortite antropologiche nella terra degli Inuit", un libro straordinario di Cesare Pitto, docente di Antropologia culturale all'Università della Calabria. Grande studioso e amico del popolo artico, l'autore ha assistito al battesimo del Nunavut, e nel suo libro, un work in progress che promette ulteriori sviluppi, propone numerosi contributi storici, antropologici, culturali e politici, che ripercorrono il viaggio degli Inuit verso l'autonomia e la propria identità.
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In allegato al libro i video-documentari di Cesare Pitto:
Nunatsiaq (La Terra meravigliosa) 1997 - Quviassutighivassi Nunavut! (Congratulazioni Nunavut) 2000
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Titolo: Congratulazioni Nunavut! Sortite antropologhiche nella terra degli Inuit.
Autore: Cesare Pitto - Università della Calabria
Editore: Centro Editoriale e Libraio
2003, pagine 190.
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