"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

giovedì 2 aprile 2009

GRIGNE, PIANURA PADANA, LARIO E IL CLIMA

La pianura Padana vista dalle Prealpi lecchesi
Meno di una quindicina di chilometri separa le sommità rocciose delle Grigne (2410 mslm) e le acque del Lario dalla pianura Padana, fatto che le rende a tutti gli effetti un dominio del più schietto clima prealpino. Questo significa soprattutto una elevata umidità, dovuta sia all’alimentazione della pianura, dove la circolazione dei venti è sempre un po’ oziosa e si forma una massa d’aria piuttosto stagnante, sia all’attiva condensazione favorita dal sollevamento repentino delle correnti a quote attorno ai 2000 metri. In inverno, durante le situazioni di alta pressione, l’umidità è di frequente confinata alle quote più basse: non è raro lasciare Milano sotto un denso e freddo nebbione ed emergere al sole appena si oltrepassano i 500-700 metri. Allora le vette calcaree delle Grigne diventano un superbo balcone tiepido e luminoso, affacciato sul mare di strati (le nebbie) che ricopre la pianura Padana. D’estate, con il calore che anima l’atmosfera di movimenti verticali, l’umidità risale i pendii e genera cumuli, foschie e nebbie anche alle quote più alte, rovina i panorami e genera temporali pomeridiani, talora anche violenti.
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Grignetta vista dal lago di Garlate

Che le Prealpi Lombarde siano esposte a precipitazioni abbondanti lo confermano i dati del pluviometro di Lecco, che totalizza circa 1400 mm annui con i valori massimi dell’anno relativi ai mesi primaverili ed estivi: quasi 200 mm in maggio (in tredici giorni) e valori sempre superiori ai 100 mm da aprile a novembre, con almeno sette giorni di pioggia al mese. E piogge più abbondanti rispetto al fondovalle lecchese, anche prossime ai 2000 mm, interessano i versanti delle Grigne direttamente esposti a i venti umidi meridionali. Motivo per cui prati e boschi conservano un verde brillante per tutta l’estate, stagione che tuttavia non manca di giornate perfettamente serene, soprattutto quando spirano deboli venti asciutti da nord. Il maggior soleggiamento relativo si ha invece in inverno, periodo che mostra le precipitazioni più contenute, con minimo di 50 mm in gennaio e febbraio.

Grigne viste dal Triangolo Lariano

La neve sulle Grigne è una presenza importante nei mesi invernali, da novembre ad aprile, ma sebbene non manchino nevicate abbondanti, anche superiori a un metro di spessore in ventiquattrore, la durata del manto nevoso sui versanti ben esposti al sole è modesta, anche a causa delle quote non molto elevate, Pure la temperatura risente dell’influenza padana, con valori non estremi: a 200 metri il valore medio annuale si aggira sui 2 gradi, una notte d’inverno può far scendere il termometro a meno 20 ma se la giornata è serena, i versanti sud si intiepidiscono rapidamente. D’estate, l’ombreggiamento causato dai cumuli può spesso mantenere temperature moderate anche quando la pianura ribolle. Ancora un accenno al vento, presenza perlopiù discreta e limitata alle brezze giornaliere lacustri (il mattutino Tivano da Nord, la pomeridiana Breva da Sud) durante il semestre estivo, ma che in qualche giorno dell’anno, specie in inverno, si sfoga in robuste tempeste di Foehn. In quei giorni le Grigne sono spesso fuori dal muro di nubi che avvolge le Alpi interne, e, anche se sferzate da raffiche oltre i 100 km/h, offrono panorami grandiosi fino agli Appennini.

Grignetta vista dal Lago di Garlate

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