Il primo Coregone a comparire nelle acque del lago fu senza dubbio un Lavarello. Già nel 1861 il De Filippi sperimentò infatti l’immissione di avannotti di Blaufelchen (Coregonus wartmanni coeruleus), originari del lago di Costanza. Nonostante il risultato del tutto negativo che fece seguito a questo primo tentativo, all’inizio del 1885 circa 500.000 uova fecondate di Coregonus wartmanni coeruleus vennero inviate dal lago di Costanza all’incubatoio di Fiumelatte, sul Lario lecchese. La schiusa delle uova ebbe luogo e gli avannotti vennero tutti immessi nel lago nel tratto di costa di Bellano. Il 19 ottobre di quell’anno venne catturato il primo Coregone del Lario, lungo 11 cm. Prima della fine del 1885 furono catturati altri quarantadue giovani coregoni, a conferma che l’introduzione della nuova specie stava dando i frutti sperati. Nel quinquennio successivo il Pavesi effettuò altre tre immissioni di avannotti, sempre provenienti da uova del lago di Costanza. Con ogni probabilità furono allora importate, oltre a uova di Blaufelchen, anche uova di un altro Coregone presente nel lago svizzero, denominato Weissfelchen (Coregonus schinzi helveticus). Nel lario le due forme finirono per ibridarsi e negli anni successivi la possibilità di distinzione fra le due specie di Coregone venne a mancare. Già nel 1933 R. Monti affermava infatti che i “coregoni italiani appartengono a una specie naturale unica” non avendo rilevato alcuna differenza a livello cromosomico. L’attuale Lavarello (Coregonus “forma hybrida”) è pertanto considerato un ibrido fra le due specie originarie. Il successo delle introduzioni di Lavarello fu notevole: già nel 1897 il pescato raggiunse le 12 tonnellate e si mantenne in seguito elevato sino agli anni ’60, quando le catture subirono un forte calo, in relazione al peggioramento delle condizioni ambientali del lago.
Si decise allora l’immissione di una seconda specie di Coregone, più resistente agli elevati valori di trofia che si stavano instaurando nel bacino lariano. Nel 1970 furono così immessi 500.000 avannotti di Coregunus macrophtalmus, denominato comunemente Bondella, provenienti dal lago di Neuchatel. L’immissione fu coronata da immediato successo, al punto che nel Lario la Bondella è ora la specie predominante, rappresentando circa il 70% dei coregoni nell’asse Colico-Lecco e il 95% nel ramo di Como. Le differenze morfologiche tra le due specie di Coregone sono molto limitate e a un esame superficiale la distinzione tra Bondella e Lavarello è un’impresa difficile anche per gli addetti ai lavori, come gli ittiologi e i pescatori di professione. Più nettamente differenziate risultano invece essere altre caratteristiche biologiche, come l’accrescimento e l’habitat riproduttivo. Il Lavarello cresce più velocemente e raggiunge taglie più elevate; non è infrequente infatti riscontrare catture di lavarelli superiori al mezzo chilo di peso, mentre la Bondella ha una crescita più lenta e, nella ristorazione locale, costituisce il classico pesce “da porzione”. Il Lavarello inoltre depone le uova nel mese di Dicembre, sui dolci fondali sassosi e ghiaiosi che si trovano in prossimità delle sponde, mentre la Bondella si riproduce in Gennaio a profondità (40-100 metri) ben maggiori.
Tra le specie introdotte allo scopo di accrescere il pregio dell’ittiofauna lariana, non possiamo dimenticare il Salmerino alpino (Salvelinus alpinus), proveniente dal lago di Zug (Svizzera). Immesso dapprima con successo nel lago di Lugano (1895), è stato da qui introdotto a partire dal 1910 nel lago Maggiore e nel Lario. La colonizzazione del Lario da parte del Salmerino fu probabilmente più lenta, a causa della limitata fecondità della specie. Basti dire che una femmina di Salmerino pesante un chilogrammo è in grado di deporre circa duemila uova, contro le quarantamila deposte da una femmina di Lavarello di uguali dimensioni. Le modificazioni ambientali intercorse dall’uomo a partire dagli anni settanta hanno purtroppo rallentato l’espansione del Salmerino; lo scadimento della qualità dell’acqua e la competizione spaziale e alimentare con la Bondella ha infatti causato una drastica riduzione di questo salmonide, al punto che attualmente è considerabile come specie rara.
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