"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

giovedì 16 aprile 2009

LO SCAFO DEL KAYAK DA MARE


Forma, dimensioni e proporzioni dello scafo sono di importanza vitale ai fini della stabilità, della manovrabilità e della velocità dell’imbarcazione. Un buono scafo deve essere lungo almeno 5 metri fuori tutto e largo 50-60 cm., inoltre deve essere progettato in modo tale da garantire al kayak un’ottima direzionabilità col mare al giardinetto, cioè a tre quarti di poppa.


il Baidarka di Alessandro

Un fattore determinante ai fini della velocità con acqua agitata è la forma della prua, che può essere di due tipi: voluminosa e ad elevata galleggiabilità, tale da non affondare nelle onde di normali dimensioni; stretta e affilata, per tagliare i marosi senza però affondarvi. Il primo tipo funziona molto bene, basta che le onde non siano troppo alte, perché in tal caso la prua è costretta a impattare violentemente sulla superficie dell’acqua, che viene così proiettata con forza ai lati dello scafo, sottoponendo il kayaker a una doccia continua. Il secondo tipo produce un minimo spostamento d’acqua e ha una conformazione del ponte anteriore studiata in modo da permettere un’uscita molto asciutta dall’onda. L’efficacia di una prua di questo tipo non sta quindi nella sua galleggiabilità, bensì nelle sue qualità dinamiche. Qualunque tipo di prua si scelga, questa deve essere possibilmente slanciata, così da minimizzare qualsiasi “effetto draga” dovuto alla separazione dell’acqua al passaggio dello scafo.

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