
I grandi laghi prealpini esprimono pienamente il senso dell’opposizione tra “mare” e monte, perché accomunano acqua e roccia, orizzontale e verticale, blu di “terra” e blu di cielo in spazi ristretti. Pur assomigliando a piccoli mari, balenabili e navigabili, fanno parte a tutti gli effetti dell’universo alpino.

Alla fine aveva ragione il Manzoni nei Promessi Sposi: “Monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente…” E’ questa la prima caratteristica dei grandi laghi prealpini e della gente che li abita: la dipendenza dalla roccia e non dall’acqua, il radicamento ai pendii e non alle coste. Anche il mito delle palafitte, è in buona parte da buttare via, perché, come nota Francesco Fedele, “non è vero che nei laghi delle Alpi e delle Prealpi l’abitazione avesse luogo sull’acqua. Così come non è vero che i “palafitticoli” o lacustres fossero una civiltà a sé. Il miracolo delle palafitte si riduce al fatto che acqua e torba hanno conservato i pali e il legno, mentre i villaggi su terra sono scomparsi”.

Eppure i laghi prealpini offrono realtà tipiche delle terre d’acqua, per esempio la vicenda secolare della navigazione lacustre, la storia dei pesci e dei pescatori di lago, la biodiversità sotto il pelo dell’acqua. Il fatto è che, barche a parte, pesci e pescatori sono presenze quasi “clandestine” e io li accomunerei a noi “
kayakers di lago” che come i pescatori che ancora lavorano sui nostri laghi, possono essere definiti con un po’ di enfasi “
uomini invisibili”, che pescano (o pagaiano) lontani dai luoghi più frequentati, in un ambiente che solo loro (e noi pagaiatori) conosciamo in tutti i suoi diversi aspetti: fondali, coste, correnti e venti, pesci e uccelli.

Infine i laghi prealpini sono terra di gente, autoctone e non. Alcune delle città più densamente abitate sorgono sui laghi (Lecco per esempio), alcune coste sono costruite fino all’ultimo centimetro, ville e alberghi segnano le villeggiature. Perché intorno ai laghi schiacciati dalle montagne lo spazio è avaro, e l’acqua, sulle carte geografiche, è solo un’isola blu.

Testo di Enrico Camanni – editoriale della pubblicazione n. 18 “’Mari’ delle Alpi” del periodico Alpe e modificato da Nerrajaq.
Foto di KAYATREK (Inuit del Lario).
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