"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 21 settembre 2009

L’EUTROFIZZAZIONE E I PESCI DEL LARIO – PARTE 2

Alborelle
Il ridimensionamento subito dai ciprinidi in questi ultimi anni deve essere valutato positivamente, come un chiaro segnale del miglioramento della qualità delle acque. C’è però un caso che desta più di una preoccupazione: il notevolissimo calo subito dalla popolazione di alborelle. Dei grandi branchi, che stazionavano fino a poco tempo fa in prossimità dei centri abitati, è rimasta solo qualche debole traccia. Il fenomeno, almeno in parte, si inserisce all’interno del generale declino subito dai ciprinidi ed è infatti comune a un altro lago che, in anticipo rispetto al Lario, ha recentemente subito un forte calo di trofia: il Lago Maggiore. Non si può escludere però che siano intervenuti anche fattori negativi verificatisi durante il periodo riproduttivo (ad esempio l’abbassamento del livello del lago e la conseguente messa in asciutta delle uova). In tal caso è necessario intervenire adeguatamente a sostegno della specie, perché l’Alborella rappresenta un perno fondamentale dell’ecosistema lacustre, essendo un punto di collegamento tra lo zooplancton e le specie ittiofaghe come il Persico reale, il Luccio e il Cavedano, la cui abbondanza è in stretta relazione con quella delle loro prede abituali.

Uova di alborella deposte sui ciottoli

Tra gli effetti collaterali che il processo di eutrofizzazione ha esercitato sulla fauna ittica del Lario, vale la pena di ricordare quello molto particolare riguardante le aree di riproduzione. Va premesso che il Lavarello e alcuni ciprinidi (Alborella e Cavedano in particolare) depongono a poca profondità uova adesive che si “impiantano” sulla ghiaia e sui ciottoli puliti, non ricoperti cioè da melma o altro materiale viscido. E’ noto che l’eutrofizzazione favorisce lo sviluppo degli organismi vegetali di un lago attraverso l’aumento della concentrazione di nutrienti, in particolare del fosforo. Questo fenomeno riguarda anche la copertura cosiddetta “perifitica”, cioè quello strato “melmoso” che ricopre i sassi della zona litorale e che li rende inidonei all’accoglimento delle uova. I lavarelli, le alborelle e i cavedani, nei periodi precedenti la riproduzione faticano quindi a trovare gli ambienti adatti per la deposizione delle uova e accolgono come manna dal cielo le eventuali piogge che innalzano il livello del lago e causano l’immersione di zone litorali precedentemente in asciutta, dove i ciottoli sono totalmente privi di copertura vegetale. Depongono quindi in massa nella fascia (generalmente molto esigua) di recente immersione. Tale fascia è però estremamente vulnerabile alle oscillazioni del lago, che la possono rapidamente riportare in asciutta, causano l’essicamento di tutte le uova presenti. Alcune marcate oscillazioni dell’abbondanza di lavarelli e delle alborelle del Lario possono, con ragionevole approssimazione, essere ricondotte a episodi di questo tipo, sui quali ha un incidenza determinante la regolazione artificiale delle acque a opera del Consorzio dell’Adda tramite la diga di Olginate (Lago di Garlate).

Diga di Olginate .

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