La storia recente delle acque del Lario è dominata dalla comparsa del fenomeno dell’eutrofizzazione, dalla sua rapida esplosione e dal suo successivo ridimensionamento a opera degli interventi depurativi adottati. Le notevoli modificazioni della qualità dell’acqua hanno ovviamente avuto pesanti ricadute sulla composizione e la struttura della fauna ittica presente nel lago.
Negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso lo scadimento della qualità dell’acqua determinò un consistente aumento delle specie appartenenti alla famiglia dei ciprinidi, più resistenti, e il parallelo decremento dei salmonidi, famiglia a cui appartengono le specie ittiche più esigenti in termini di qualità ambientale, come il Lavarello, la Trota e il Salmerino alpino. Il popolamento ittico del Lario ha pertanto ripercorso la classica evoluzione degli ambienti eutrofizzati, cioè l’aumento delle specie più resistenti ai bassi valori di ossigeno e in grado meglio di utilizzare le maggiori disponibilità alimentari. Risale a quel periodo la notevole diminuzione del Lavarello, che ha portato all’introduzione di un secondo Coregone dotato di una maggiore resistenza ambientale, la Bondella. Sempre in quegli anni si verificò una crescita consistente delle popolazioni di Pigo e di Scardola che ampliarono il proprio habitat elettivo, il litorale, spingendosi ben all’interno della zona pelagica.
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A partire dagli anni ’80 il graduale miglioramento delle condizioni ambientali ha fortunatamente determinato un graduale recupero delle specie più pregiate ed esigenti, compensato da una contrazione della popolazione dei ciprinidi. Attualmente i coregoni rappresentano la principale risorsa della pesca professionale, costituendo circa il 70% del pescato totale. La Bondella prevale ancora nettamente sul Lavarello, che rappresenta solo il 30% della popolazione di coregoni, ma, proseguendo il processo di risanamento del Lario, è lecito attendersi una prossima inversione dei rapporti di forza tra le due specie. Le caratteristiche di maggiore resistenza ambientale della Bondella sono confermate dalla situazione in atto nel ramo di Como, dove, in virtù della cattiva qualità delle acque, il Lavarello è praticamente assente mentre la Bondella vi viene abbondantemente catturata. In analogia con l’evoluzione dei coregoni, anche la popolazione di trote dopo un lungo periodo di crisi profonda, dà confortanti segnali di ripresa. Non si tratta più di un popolamento “naturale”, ma del frutto di immissioni di novellame che vengono periodicamente effettuate; ciò nonostante il crescente successo della specie è senza dubbio da consideransi un segnale positivo circa la qualità raggiunta dalle acque del lago. Resta invece tuttora critica la situazione del Salmerino alpino, le cui catture mostrano soltanto negli ultimissimi anni qualche timido accenno di ripresa. E’ presumibile che, non sorretto da specifici ripopolamenti, il Salmerino presenti un recupero piuttosto lento a causa della limitata fecondità della specie e la competizione alimentare esercitata nei suoi confronti dalla Bondella. Così dopo aver raggiunto nel dopoguerra densità accettabili, rappresentando una componente minoritaria ma non trascurabile del pescato professionale, la sua cattura può oggi essere ritenuta quasi occasionale.
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