Perché un lago si formi è sufficiente che l’acqua, nel suo naturale fluire verso il basso, incontri un ostacolo. Fino a quando l’ostacolo non è superato, la corsa non può riprendere; ecco allora che l’acqua si raccoglie, aumenta di volume, cerca una nuova via di fuga. A volte la scappatoia non c’è, o non si vede, come per il lago di Biandronno vicino a Varese, ma è lago lo stesso. La gran parte dei laghi di Lombardia nasce dall’azione dei ghiacciai quaternari. Nel loro lento ma inesorabile movimento, le immense lingue di ghiaccio hanno modellato il profilo delle montagne, delle valli, della alte pianure. E ovunque, al loro ritiro, hanno lasciato depressioni, conche, ondulazioni, che si sono riempite d’acqua. Buche grandi e piccole, a volte solitarie, a volte talmente numerose da sembrare famiglie: padri, figli e nipoti legati da esili, tortuosi, saltellanti fili d’acqua, emissari dell’uno e immissari dell’altro. La nascita dei laghi per l’azione dei ghiacciai non è però solo una cosa di epoche lontane: negli anni Venti il Nangeroni descrisse, sulle Orobie, la presenza di un lago subglaciale, ai piedi del Pizzo del Diavolo di Malgina. La scomparsa del piccolo ghiacciaio, vent’anni più tardi, portò alla luce il laghetto, una macchia d’acqua scura tra pietre e rocce arrotondate. Analogamente, il recente arretramento frontale dei ghiacciai di Avio Centrale, nel Gruppo dell’Adamello, e dei Castelli Ovest, nell’Ortles-Cevedale, ha determinato la nascita di due laghi in corrispondenza di piccole depressioni moreniche. Ma l’esempio più clamoroso tra i laghi di nuova formazione è quello della val Pola, in alta Valtellina, tristemente famoso perché generato dall’immensa frana che, nel Luglio 1987, ostruì il corso dell’Adda e seppellì gli abitati di Morignone, S. Antonio, S. Martino e Aquilone. Un lago che l’uomo cancellò quasi subito, formando delle vie di uscita artificiali, per evitare che il crollo della diga, createsi naturalmente, potesse causare una nuova e disastrosa alluvione. L’evoluzione naturale avrebbe portato a esisti analoghi, ma con tempi molto più lunghi.
I laghi vivono, mutando il livello dell’acqua, cambiando nel corso delle stagioni o degli anni il colore, la forma, ornandosi di piante, ospitando animali. Da giovani sono spesso limpidi, fatti di acque trasparenti: poi man mano nascondono le parti più profonde, subiscono le offese del clima, si colmano di materiali, si racchiudono nel loro involucro, finché si spengono pian piano. L’ostacolo viene annullato, l’anomalia del fitto reticolo d’acqua cancellata. Ma sempre, la loro presenza, breve o lunga che sia, il lago costituisce un importante elemento di riferimento sul territorio. Placida oasi tra i ripidi profili delle montagne, preziosa scorta d’acqua, antica culla delle civiltà, ornamento del paesaggio, fonte d’energia, casa e rifugio di piante e animali: ogni lago racchiude tante ricchezze e tante valenze.
Interessante e nello stesso tempo poetico quest'articolo sulla formazione e l'evoluzione dei laghi.
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Antonia