"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 4 febbraio 2008

NERRAJAQ E PITERAQ, VENTI DI GROENLANDIA


"Il grande svantaggio di questo nostro paese è che il tempo è pessimo durante l’inverno. E quando i due venti dominanti, il NERRAJAQ e il PITERAQ soffiano incessantemente, la situazione si fa molto difficile. Sono venti fortissimi. Quando il NERRAJAQ porta la neve si rimane bloccati e quando porta la pioggia ci si inzuppa. Il PITERAQ invece è gelido e con la sua forza immensa trascina tutto con sé. Da quando hanno inizio i miei ricordi, molte persone che conoscevo sono perite per il PITERAQ. Anche a me è capitato di ritrovarmi in mezzo al PITERAQ, ma allora ero già bravo a governare il Qajaq.
Sai che abbiamo delle espressioni particolari per questi venti? Del NERRAJAQ diciamo che è un uomo, perché porta la pioggia, e che arriva perché ha abbandonato il suo giaciglio. E quando dura a lungo diciamo: “Ascolta, calmati e tornatene indietro, altrimenti arriverà una volpe e si impossesserà del tuo giaciglio!” Anche del vento dell’est diciamo che è un uomo, perché porta la nebbia e la foschia. Del vento dell’Est diciamo che è figlio del PITERAQ, e che il PITERAQ è una donna. Quando il vento di Levante perdura diciamo: “Sta andando incontro alla madre”."

Tratto dal libro “IL MIO PASSATO ESCHIMESE” di Georg Qupersiman.

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