Cristalli diafano - azzurri, freddo intenso, latrati e sottili crepitii rappresentano il suono-colore della Groenlandia in primavera. La sinergia tra immagini e testo di questo diario fotografico di viaggio evoca una “geografia psichica”, frutto diretto del modo con il quale immancabilmente interpretiamo il paesaggio naturale ed umano che ci circonda. Mentre i freddi refoli insediano incessantemente le barriere termiche dell’equipaggiamento tecnico, viene immancabilmente da pensare che il chiamare questa gigantesca isola Grønland (Terra Verde) sia stata una delle prime spregiudicate operazioni di marketing territoriale che la storia occidentale abbia conosciuto. Puoi girare in lungo ed in largo Kalaallit Nunaat – questo l’originale nome inuit, che significa pressappoco Terra dei Popoli – e ti sarà difficile trovare un solo albero (anche se vi è chi vocifera dell’esistenza di alcune specie “nane”, di cui però neppure molti tra gli abitanti sembrano essere a conoscenza). Nei pochi mesi di disgelo la stretta fascia costiera si riempie – è vero – di erba, fiori ed arbusti, ma anche di migliaia e migliaia di zanzare. Forse solo il sogno di una energica spinta alla colonizzazione ha spinto Erik il Rosso, condottiero e navigatore normanno, a coniare il nome vichingo che ha reso nota universalmente l’isola a partire dalla fine del X secolo. Si potrebbe ipotizzare che l’estro del navigatore fosse supportato anche dal fatto che si trovò costretto a fuggire dall’Islanda in seguito all’accusa di omicidio, non a caso ritirata per benevolenza dei giudici quando, poco dopo il suo rientro, Erik organizza una flotta di venticinque navi che ospitano circa 1500 persone invaghite dal grande sogno di costruire fattorie sulla nuova “verde landa”.
Ma forse è proprio tutto quel bianco che stimola la fantasia, di cui danno prova anche numerosi tra i nomi e gli epiteti che gli inuit hanno scelto per descrivere il loro territorio: è come se circoscrivendolo e nominandolo in qualche misura dominassimo il senso di smarrimento che esso genera almeno in chi ne viene a contatto la prima volta.
Con la sua reflex digitale l’autore ha tentato una operazione analoga: incorniciare e circoscrivere nell’esiguo spazio dell’obiettivo un territorio vasto ma non poi così uniforme, quasi si trattasse di un rito sciamanico per allontanare il senso di candida alterità od il disagio del freddo intenso.
I risultati di questo sforzo di appropriazione, intriso di scoperta, conoscenza e ricerca introspettiva, e di questa naturale e istintiva rappresentazione, compongono questo libro, testimone del fascino e dell’emozione esercitati sul viaggiatore che incontra la natura forte e ancora primitiva di questa terra.
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TITOLO: Groenlandia - in slitta, per mare, per aria.
AUTORE: Fabrizio Pecori
EDITORE Cartman Edizioni
27, 50 EUR - Pagg. 120 – anno 2005
Ma forse è proprio tutto quel bianco che stimola la fantasia, di cui danno prova anche numerosi tra i nomi e gli epiteti che gli inuit hanno scelto per descrivere il loro territorio: è come se circoscrivendolo e nominandolo in qualche misura dominassimo il senso di smarrimento che esso genera almeno in chi ne viene a contatto la prima volta.
Con la sua reflex digitale l’autore ha tentato una operazione analoga: incorniciare e circoscrivere nell’esiguo spazio dell’obiettivo un territorio vasto ma non poi così uniforme, quasi si trattasse di un rito sciamanico per allontanare il senso di candida alterità od il disagio del freddo intenso.
I risultati di questo sforzo di appropriazione, intriso di scoperta, conoscenza e ricerca introspettiva, e di questa naturale e istintiva rappresentazione, compongono questo libro, testimone del fascino e dell’emozione esercitati sul viaggiatore che incontra la natura forte e ancora primitiva di questa terra.
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TITOLO: Groenlandia - in slitta, per mare, per aria.
AUTORE: Fabrizio Pecori
EDITORE Cartman Edizioni
27, 50 EUR - Pagg. 120 – anno 2005
Cartman Edizioni partecipa al progetto Impatto Zero® di LifeGate. Le emissioni di anidride carbonica prodotte per la realizzazione di questo volume sono state compensate con la riforestazione di un’area boschiva in crescita in Costa Rica.
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