Nelle vicinanze rinveniamo la Valeriana rossa, una specie esotica termofila sfuggita alle coltivazioni. Purtroppo non c’è traccia invece del Leccio, la quercia più rappresentativa dell’ambiente mediterraneo, che in provincia di Lecco sopravvive allo stato selvatico in una sola stazione, a San Martino di Valmadrera. Ancora presente e coltivato è invece l’Ulivo, introdotto sul Lario dai Romani, ma la sua diffusione è oggi ridotta, così come quella della Vite e dei gelsi. Le condizioni climatiche della riviera orientale lariana, assimilabili a quelle submediterranee, permettono anche tra i Vertebrati lo stabilirsi di specie caratteristiche dell’ambiente mediteranno, come la Sterpazzola e il raro Passero solitario.
"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)
lunedì 25 maggio 2009
UN ANGOLO DI MEDITERRANEO FRA LE ALPI
Il sole è alto mentre stiamo pagaiando sul ramo lecchese del Lario, l’acqua è cristallina, un vento teso da sud (che noi lacustri chiamiamo Breva) intiepidisce l’aria e spinge il nostro kayak, le alte montagne sono ricoperte di verde. Sembra quasi di essere al mare: il grande mare d’Insubria. Ad alimentare l’illusione sensoriale contribuisce la presenza di diverse piante di chiara impronta mediterranea, che fanno capolino fra le rocce della costa. Riconosciamo fra esse il Semprevivo ragnateloso e la Serapide maggiore, specie protette, l’Erica arborea, l’Alloro, il Cisto femmina, il raro Lilioasfodelo maggiore, il Bosso, il Polipolio australe, l’Aristolochia clematide e persino un cespo di Mirto.
Le rupi silicee a sbalzo sul lago lasciano gradualmente il posto a quelle carboniche quando lo sguardo sale verso la montagna. Anche quest’ultime forniscono alloggio a diverse entità xero-termofile, tra cui il Semprevivo maggiore, l’Ofride di Bertoloni e l’Orchidea Gialla, specie protette, oltre alla Borracina rupestre. Ad esse di aggiungono numerose graminacee di derivazione steppica, come il Lino delle fate, la Trebbia contorta, il Paleo steppico e il Paleo tardivo.
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Bell'articolo! ciao.
RispondiEliminaComplimenti per il blog....
RispondiEliminaVeramente ben fatto e molto curato.
Io pagaio la sponda occidentale,in prevalenza Tremezzina,ma qualche volta passo la punta spartivento di Bellagio e cambio ramo.
Spero,un giorno o l'altro d'incontrarti...
Ciao...