"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 31 marzo 2014

PAGAIARE DI NOTTE


Può capitare di dover pagaiare di notte magari perché si rientra tardi da un’escursione oppure perché è comunque un piacere organizzare una “notturna” con la luna piena in periodo estivo. Pagaiare al buio richiede tempo stabile e dichiarato; richiede una perfetta conoscenza del tragitto che si sta percorrendo. Se si è in gruppo, prima di partire si deve decidere che starà per primo e chi starà per ultimo; ogni tanto conviene fermarsi e contarsi per controllare che nessuno sia rimasto indietro oppure si sia perso. E’ sicuramente scontata la navigazione sottocosta per evitare la collisione con motoscafi, traghetti, barche di pescatori e qualsiasi altro tipo di natante. Ricordatevi che di notte fa più freddo e quindi vestitevi adeguatamente e tenete nei gavoni un indumento da indossare (una giacca d’acqua per esempio) in caso avrete freddo. 



Di notte, in navigazione, i natanti superiori a una certa lunghezza mostrano sempre una luce verde a dritta e una rossa a sinistra. In base alla lunghezza, possono avere una o due luci bianche visibili da prua, quella posteriore più in alto. Se vedete una luce verde, vuol dire che l’imbarcazione sta procedendo dalla vostra sinistra alla vostra dritta, viceversa se la luce è rossa. Se vedete entrambi le luci, e magari anche una o due luci bianche, toglietevi subito di torno: vi sta venendo addosso. 



Per legge, un kayak che naviga di notte deve essere dotato di una luce bianca, visibile a 360°, da utilizzare soltanto quando occorra segnalare la propria posizione. Si possono quindi applicare al kayak sia a poppa che a prua le luci stroboscopiche stagne che usano i subacquei: sono visibili da molto lontano e hanno una lunga durata. Esistono alcune torce stagne, anche di piccole dimensioni, che possono essere legate al giubbotto salvagente (queste hanno luce fissa o lampeggiante). Infine una torcia frontale applicata sulla testa è molto utile per essere visti e per poter scorgere gli altri compagni e illuminare la bussola e il ponte anteriore. Infine per fare in modo che il vostro equipaggiamento sia ben visibile di notte, acquistate un salvagente con strisce di materiale riflettente; applicate del nastro catarifrangente sulle pale della pagaia e sui fianchi del kayak. 


lunedì 10 marzo 2014

IL REGNO DEL QAJAQ (5)



L’energia di un’aurora boreale abbastanza ampia supera la produzione di energia elettrica di tutti i paesi del mondo sommati insieme; un bilione di volt con una corrente di un milione di ampère. La cortina luminosa che osserviamo lungo un arco est-ovest è la forma più comune di aurora boreale; quando l’intensità del fenomeno aumenta, il fronte comincia a ondulare e si ripiega su se stesso in enormi curve a “S”, per poi dispiegarsi di nuovo. Più le particelle provenienti dal sole sono cariche di energia, più penetrano in profondità nella ionosfera e più diventa alta la parete di luce, che può raggiungere un’altezza di 500 chilometri. 



Per mezzo di fotometri sensibili a un solo tipo di colore, si è riusciti a capire meglio il meccanismo delle aurore boreali: i colori verde pallido e rosa sono prodotti al centro della cortina dell’azoto molecolare e alle estremità dall’ossigeno molecolare; il colore rosso è prodotto dall’ossigeno atomico. Scendendo gradualmente di latitudine, scompaiono le luci verde pallido e orsa e rimane visibile solo il rosso. Svaniscono anche i delicati disegni delle cortine ondeggianti e l’aurora boreale si riduce a un esteso bagliore di colore rossastro, comunque ben visibile nell’oscurità della notte. 



Solitamente siamo abituati a riconoscere la materia in tre strati: solido, liquido e gassoso; il plasma è il quarto strato della materia, in cui questa si trova in forma di gas altamente ionizzato. L’aurora boreale è l’evento più vicino a noi in cui il plasma si manifesta naturalmente. Tale fenomeno è pertanto di grande interesse, non soltanto spettacolare, ma anche scientifico e rappresenta, insieme al buco dell’ozono, uno dei casi planetari attualmente sotto l’attenta osservazione degli scienziati. 



Fonte: Il meraviglioso universo del grande Nord.

lunedì 3 marzo 2014

L’ESCURSIONE DI GRUPPO (parte seconda)


Se si intende guidare un gruppo di kayakers durante un’escursione breve, bisogna prendere in considerazione i punti che di seguito esamineremo. Spendere un po’ di tempo in più ad organizzare un’escursione può risparmiarci tanti problemi in mezzo al mare o lago che sia. Comunicate a qualcuno che resta a terra dove farete rotta, a che ora partirete, se eventualmente farete una sosta e per che ora sarete di ritorno; infine informatelo sul numero di componenti del gruppo. Converrà sempre portarsi un cellulare riposto ovviamente in una custodia stagna. Assicuratevi che tutti i kayak siano in ottime condizioni e che i paraspruzzi siano indossati da tutti e perfettamente integri. Obbligatorio indossare il giubbotto salvagente. Bisognerà portare una pagaia di riserva e una cima di traino. L’equipaggiamento sui ponti deve essere sistemato in modo sicuro. Assicuratevi che tutti dispongano di una abbigliamento adeguato alla stagione e alle condizioni atmosferiche.




Verificate chi sia l’elemento più debole del gruppo. Premuratevi che la distanza da coprire non sia eccessiva. Valutate anticipatamente se potrete contare su di una valida assistenza per eseguire dei salvataggi, qualora fosse necessario. Controllate il bollettino meteo e valutate se durante il percorso ci sono delle approdi facili e sicuri dove fermarsi per riposare o per far passare un temporale. Prima di partire fate un breve briefing spiegando al gruppo tutto quello che riguarda l’escursione che andrete a fare.



Quando entrate in acqua, coinvolgete i compagni nell’esame dei gruppi di onde in arrivo, in modo che acquistino familiarità con metodo più asciutto e sicuro per superare la zone del surf. Insistete sull’importanza di rimanere quanto più possibile asciutti, soprattutto quando si tratta di coprire distanze notevoli o se intendete fare del campeggio nautico. Con mare o lago mosso dovete sempre salpare per ultimi. Fate entrare in acqua un compagno alla volta. Tenetegli fermo il kayak, mentre si trova ancora a riva, aiutatelo a fissare il paraspruzzi. Appena arrivano onde più basse, spingete il kayak in acqua.



lunedì 17 febbraio 2014

IL COMBATTENTE, GIOSTRANDO NELL’ARENA



Appartiene all’ordine Charadriiformes, famiglia Scolopacidae. Il suo nome scientifico è Philomachus pugnax. Presenta un marcato dimorfismo sessuale, con una lunghezza corporea di 23-30 cm nel maschio e di 20-24 nella femmina. Le femmine, come i maschi in inverno e i giovani, mostrano un colore grigio scuro, con penne bordate di chiaro che danno al dorso un aspetto a scaglie. Posato è ben distinguibile dagli altri limicoli di taglia simile per il colore giallastro delle zampe. La livrea estiva del maschio è di colore molto variabile, con le parti inferiori scure e il piumaggio del dorso che va dal nero e marrone scuro all’ocra e bianco, sempre con evidenti barre e chiazze variamente sfumate; inconfondibile è il grosso collare, le cui penne sono solitamente di colore castano barrate di nero. 




Nidifica, in zone costiere, delta, paludi o piccoli laghi con acque basse, in presenza di climi non troppo rigidi e ventosi; in prossimità di terreni umidi, dove ricerca gli insetti e le larve di cui principalmente si nutre, necessita sempre di terrapieni asciutti con bassi cespugli in cui costruire il nido. Al di fuori della stagione di nidificazione, quando entrano a far parte della sua dieta i vegetali, lo si può ritrovare anche in praterie asciutte. E’ una specie altamente gregaria, con stormi che raggiungono le centinaia di migliaia di individui; entrambi i sessi sono poligami. Il rito dell’accoppiamento prevede l’esibizione delle abilità dei maschi nel conquistare e difendere il proprio territorio all’interno di un’area detta “arena”, dove le femmine effettuano le loro scelte. 





Nidifica nella fascia paleartica, dalla Gran Bretagna fino allo stretto di Bering; i quartieri di svernamento più importanti si trovano in Africa occidentale, mentre in Italia compare come migratore e raramente come svernante. In Lombardia è possibile avvistarlo in ambienti agricoli caratterizzati da abbondante presenza di acqua. La popolazione nidificante, sebbene in calo, a causa del drenaggio delle zone umide, conta fino a 10 milioni di coppie, principalmente concentrate in Russia. In Italia, passano alcune centinaia di individui, che sostano soprattutto nelle zone umide costiere dell’alto Adriatico. 



Foto di Gennaro Manna www.fotografiaenatura.net .

lunedì 10 febbraio 2014

IL REGNO DEL QAJAQ (4)



L’evento che più di ogni altro cattura l’attenzione del visitatore nei territori nordici è indubbiamente l’aurora boreale, la cui analoga manifestazione nell’altro emisfero si chiama aurora australe. Una cortina di linee fluttuanti, delicatissima nei suoi colori verde, rosa e rosso, occupa gran parte del cielo e illumina la distesa di bianche terre con una luce diafana e irreale. Il fenomeno si manifesta nell’alta atmosfera, a circa 150 chilometri dalla superficie terrestre; si presenta con forme diverse: bande, corone, archi e luci diffuse e si estende in cielo con un’ampiezza pari a quella dell’orizzonte. 




La visibilità delle aurore boreali è possibile all’interno di una circonferenza quasi perfetta del diametro di 2.500 chilometri, il cui centro coincide con Polo geo-magnetico. Da alcuni millenni il Polo magnetico Nord è ubicato nelle regione più settentrionale della Terra, esattamente nell’arcipelago canadese; poiché si sposta annualmente di 5-6 chilometri, attualmente si trova nella zona dell’isola di Bathurst. E’ da osservare come le aurore boreali si manifestano assai raramente alle latitudini 80°-90° Nord, e più frequentemente nel settore 60°-70° Nord; tali manifestazioni avvengono nelle ventiquattro ore ma ovviamente in presenza della luce solare non sono visibili. 





l fenomeno è dovuto all’interazione del cosiddetto “vento solare”, particolarmente intenso in certi periodi dell’anno, il quale attraversa lo spazio con una velocità di 500-600 chilometri al secondo; il “vento” è composto da una nube di particelle ionizzate (quasi tutti nuclei di elio e di idrogeno) che, interferendo con le molecole di gas rarefatti presenti nella stratosfera, sviluppa una formidabile energia, essendo i gas vincolati dal campo magnetico terrestre. Solo una piccola parte di questa energia, il 3-4%, si manifesta come luce visibile; il resto è formato da radiazioni invisibili, emessi sia nel campo dell’ultravioletto fino a raggiungere la frequenza dei raggi X, sia nel campo dell’infrarosso, invadendo anche le frequenze radio e disturbando non solo le trasmissioni radiotelevisive, ma anche il trasporto di energia elettrica lungo le vie aeree. Sono stati notati anche fenomeni di corrosione delle strutture metalliche e la produzione di correnti indotte sia nelle linee elettriche, sia nell’oleodotto transalaskiano da Prudhoe Bay a Valdez. 



lunedì 3 febbraio 2014

LIBRI - DOVE IL VENTO GRIDA PIU' FORTE




Quando Robert Peroni, trent'anni fa, arriva in Groenlandia per battere l'ennesimo record, si sente sperduto: una famiglia in Italia, e una professione, quella di esploratore, di cui non capisce più il senso. A ridare una direzione alla sua vita sono gli inuit, vero nome degli "eschimesi": nonostante i bianchi da anni impongano divieti che impediscono loro di vivere dignitosamente, lo accolgono come un amico, perché ogni uomo è solo se stesso e la solidarietà è un dovere. Affascinato da questa cultura, Robert si trasferisce nel centro più grosso della costa orientale, un paese di duemila abitanti, isolato nove mesi l'anno, e ne abbraccia la lingua, gli usi, le regole non scritte. Come il rifiuto di lamentarsi: la fame, il freddo, le privazioni sono accettate con il sorriso sulle labbra, perché soffrire è parte dell'esistenza. Da loro impara ad ascoltare le storie che porta il vento, la bellezza di vivere nel presente e la poesia nascosta nello sciamanesimo. “Dove il vento grida più forte" racconta l'incontro con un popolo straordinario, che ha come unica arma la dolcezza, e con una terra ostile e meravigliosa, in cui la natura è madre e matrigna, dispensatrice di vita e di morte. In mezzo a questo popolo che dà un nome ai venti e alle ombre ma non ha una parola per dire "futuro", ha scoperto il valore della solidarietà, dell'armonia con la natura, della condivisione, perché si vive e si muore tutti insieme. Ora ha finalmente accettato di raccontare la sua storia e soprattutto la ricchezza di gente poverissima che è sopravvissuta per secoli nella terra più aspra, ma rischia di scomparire di fronte all'uomo bianco. Eppure, "in quattromila anni non c'è mai stata una guerra. Siamo noi che dovremmo imparare da loro". 



TITOLO: Dove il vento grida più forte. La mia seconda vita con il popolo dei ghiacci.
AUTORE: Robert Peroni
EDITORE: Sperling & Kupfer
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