"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 22 dicembre 2008

IL KAYAK DA MARE: DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI

Il kayak ha visto i suoi natali nel mare. Le popolazioni indigene dell’Artico, costrette a vivere per millenni in un ambiente talmente ostile da essere immaginabile per l’uomo moderno, riuscirono a inventare e perfezionare una barca tanto agile e silenziosa che permise loro di procacciarsi il cibo e di sopravvivere nel tempo fino ai giorni nostri. L’unicità di questa imbarcazione era e rimane il fatto di essere il solo natante che, una volta capovolto, permette al suo equipaggio, il kayaker, di recuperare la posizione con una manovra che non ne prevede l’uscita dallo scafo. Quest’ultima peculiarità assume un’importanza fondamentale là dove la temperatura dell’acqua e dell’aria sono estremamente rigide.

Gino WatkinsLa diffusione del kayak in Europa è da attribuirsi ai primi esploratori che agli inizi del Novecento s’inoltrarono nel Grande Nord. La prima descrizione degli skin on frame, i telai rivestiti di pelle, e di una dozzina di diverse manovre di tecnica risale al lontano 1700 e si trova in uno scritto di David Crantz. Alla fine dell’Ottocento Fridtjof Nansen, durante una delle sue memorabili esplorazioni, fu il primo europeo ad entrare in un kayak, dopo che la sua imbarcazione era rimasta intrappolata nei ghiacci. Ma il capostipite del kayak da mare moderno può essere senz’altro considerato Gino Watkins, l’esploratore inglese che nei primi anni trenta del secolo scorso entrò in contatto con la popolazione del fiordo di Ammassalik, dalla quale imparò l’arte di pagaiare. I suoi filmati in bianco e nero rappresentato il punto di partenza della storia del kayak da mare moderno, non più legato indissolubilmente alle genti nordiche, ma utilizzato anche da individui di altre popolazioni.


moderni kayak da mare pronti per un escursioneArrivando ai nostri giorni, l’evoluzione dei materiali, e in particolare l’uso delle fibre composite, ha rivoluzionato tutto il settore, permettendo la produzione dei kayak da mare anche su larga scala. Questa evoluzione ha riguardato i materiali e i criteri costruttivi (con gli innegabili benefici conseguiti nell’ambito della sicurezza e dell’affidabilità dei mezzi), ma non i disegni e le linee, che sono rimasti pressoché inalterati nel tempo.


Eppiluk e Feduk sul Lario

Il kayak da mare ha alle spalle migliaia di anni di storia, e i suoi utilizzatori hanno avuto il tempo per migliorarlo. Questo è dimostrato dalla tendenza, sempre più diffusa nel mondo marino, di riscoprire le pagaie groenlandesi, le remote tecniche legate al loro uso, e di ricostruire i kayak a bassissimo volume in tela e legno. Il kayak da mare può essere considerato una delle imbarcazioni più intelligenti che esistano: è facilmente trasportabile via terra, ha una capienza tale da consentire esplorazioni a largo raggio in completa autonomia, è la barca ecologica per eccellenza e, aspetto non trascurabile, non è soggetta ad alcun tipo di tassazione.

Matilde all'ElbaLa lunghezza di scafo, i ponti rinforzati, le cime passanti sulla coperta, i pozzetti facilmente svuotabili in alto mare, la presenza di gavoni stagni (che significa inaffondabilità del kayak) e le pompe di sentina, sono le caratteristiche principali che al, al momento, differenziano i kayak da mare dagli altri più agili modelli, usati soprattutto in acqua dolce (kayak da velocità o da torrente). Queste caratteristiche lo rendono una vera e propria barca che, con la conoscenza delle giuste tecniche di pagaiata e salvataggio, ci consente di fruire dell’ambiente acquatico (mare e lago) con alti livelli di sicurezza e in piena libertà.


Nerrajaq all'Elba

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